Glass-Steagall

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Seicentomila americani firmano una petizione al Senato a favore della legge Glass-Steagall



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18 luglio 2014 (MoviSol) - Continua a registrare consensi la campagna per la netta separazione tra banche commerciali e banche d'affari, lanciata dal movimento di LaRouche nel 2008. Ricordiamo che lo scorso giugno 162 organizzazioni, inclusi tutti i tre principali sindacati, hanno firmato una lettera al Senato USA in cui chiedono ai senatori di sottoscrivere il 21st Century Glass-Steagall Act.
Poi, il 9 luglio, quasi seicentomila firme di cittadini americani in sostegno sono state consegnate alla prima firmataria del disegno di legge, la Sen. Elizabeth Warren, e a tutti gli altri senatori, invitandoli a sostenere la legge.
Il 21st Century Glass-Steagall Act è stato presentato nel luglio 2013 dalla democratica Warren insieme al repubblicano John McCain, la democratica Maria Cantwell e l'indipendente Angus King.
Stando al comunicato emesso dagli Americans for Financial Reform, le firme sono state raccolte da Credo, dal Progressive Change Campaign Committee, da Public Citizen, Americans for Financial Reform, il dott. Mitchell Gershten (un privato cittadino), e MoveOn.org.
"Nemmeno un banchiere di Wall Street è andato in galera per i reati che hanno provocato la crisi finanziaria; il minimo che può fare il Congresso è assicurarsi che questi banchieri la smettano di giocare d'azzardo coi nostri soldi", ha dichiarato Becky Bond, direttore politico di Credo. "È ora di ripristinare la legge Glass-Steagall."
Anche Pam Martens ha avvertito il 7 luglio sul suo gettonatissimo blog "Wall Street on Parade: the citizen's guide to Wall Street", che le principali banche di Wall Street si sono lanciate in una nuova abbuffata di titoli tossici pescando nei "dark pools", ovvero azioni offerte non pubblicamente. La Martens nota che questa fu esattamente la pratica che provocò la crisi degli anni Trenta, che poi condusse all'approvazione della legge Glass-Steagall originale nel 1933.
 
Osservatorio Glass-Steagall: Italia, Francia e Germania



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29 agosto 2014 (MoviSol) - Mentre la BCE e l'Unione Europea continuano a premere per la loro politica di salvataggio delle megabanche, e ad impedire un serio dibattito sulla netta separazione tra banche commerciali e banche d'affari, il tema resta d'urgente attualità.
In Italia, dove in settembre potrebbe cominciare la discussione al Senato sui vari disegni di legge per la separazione bancaria, è stata presentata e registrata un giorno prima della chiusura delle camere un nuovo disegno di legge ad opera dell'on. altoatesino Manfred Schullian. Il ddl è sulla falsariga di quello stilato dal consigliere regionale toscano Gabriele Chiurli e inviato alle Camere il 2 luglio dall'assemblea toscana, ed è stato presentato con l'esplicita intenzione di far chiarezza distinguendo tra la separazione netta e quella soft suggerita, ad esempio, dal ddl presentato al Senato dal Partito Democratico.



Luciano Gallino, professore emerito all'Università di Torino e presidente onorario dell'Associazione Italiana di Sociologia, ha sfidato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a imitare il Presidente americano Franklin Roosevelt attuando la sua migliore riforma: il Banking Act del 1933.
In un articolo del 19 agosto su La Repubblica, dal titolo "Quattro anni sprecati", Gallino dipinge un quadro a tinte fosche dei risultati della politica di austerità dell'UE: perdita di capacità produttive, aumento della disoccupazione e sei milioni di italiani che vivono al di sotto del livello di povertà. Poi cita il discorso inaugurale di Roosevelt nel marzo 1933, spiegando che "nel giro di poche settimane Roosevelt creò tre agenzie per l'occupazione che in pochi mesi diedero un lavoro a quattro milioni di disoccupati, e attuò la più grande ed efficace riforma del sistema bancario che si sia mai vista in Occidente, la legge Glass-Steagall. Ci faccia vedere qualcosa di simile, Matteo Renzi, in tempi analoghi, e cominceremo a pensare che il suo governo potrebbe anche risultare meno disastroso di quanto oggi non sembri". Gallino è autore tra l'altro del libro Il colpo di stato di banche e governi, che denuncia "l'eliminazione della democrazia a puntate" attuata in Europa sotto l'egida dello stato di eccezione.
In Germania Markus C. Kerber, fondatore del gruppo di euroscettici Europolis e querelante presso la Corte Costituzionale contro il sistema di salvataggio dell'Euro, ha ribadito in un'intervista del 13 agosto al settimanale Tedesco Focus che il Meccanismo Singolo di Supervisione (SSM) dell'UE (contro il quale ha sporto un'altra denuncia alla Corte Costituzionale) è illegale, e che la BCE "non potrà mai fungere da organismo indipendente di supervisione per le banche sistemiche perché le banche centrali nazionali, che fanno parte della BCE, aiutano dette banche acquistandone i titoli di stato in loro possesso". "I requisiti per tali acquisti – ha incalzato - sono stati talmente allentati che le banche centrali di Austria e Cipro, per citarne solo due, ormai potrebbero anche chiedere la carta igienica come collaterale". Una vera riforma, aggiunge Kerber, sarebbe "separare le banche d'affari dagli istituti di credito".
In Francia, un articolo in cinque parti pubblicato dal quotidiano economico La Tribune indica che quello su Glass-Steagall resta un importante dibattito nei corridoi del potere finanziario. Anche se quand'era candidato Francois Hollande aveva promesso di muoversi nella direzione della separazione bancaria, l'articolo fa notare che la legge approvata nel luglio 2013 è molto lontana da questo obiettivo. Ma tale separazione bancaria sarebbe necessaria, scrive il quotidiano economico, per proteggere l'economia reale e consentire la crescita.
 
L'ex Premier australiano Fraser dice: l'Australia ha bisogno della legge Glass-Steagall



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27 settembre 2014 (MoviSol) - In Australia, il Financial System Inquiry (FSI), una commissione di esperti che valuta il sistema finanziario del paese, ha chiesto il parere del pubblico sulla questione del ring-fencing, dell'abuso bancario e della politica di bail-in (prelievo forzoso). Tra coloro che hanno risposto c'è l'ex Premier liberale Malcolm Fraser, che ha raccomandato la netta separazione bancaria sancita dalla legge Glass-Steagall.
Nella sua breve dichiarazione, l'ex Premier scrive: "Sono del parere che l'Australia non debba adottare la politica europea di bail-in dei risparmiatori per salvare le banche che falliscono. Invece, l'Australia dovrebbe separare nettamente l'attività bancaria ordinaria dall'attività speculativa delle banche d'affari, come fece con successo la legge Glass-Steagall negli Stati Uniti dal 1933 fino al 1999.
"È giusto che il governo sostenga le banche ordinarie che servono la comunità, ma dovrebbe mettere in chiaro alle banche d'affari che non sono più troppo grosse per fallire, e dunque responsabili delle loro perdite".
Come ha scritto sul sito l'Australian Citizens' Electoral Council, il movimento di LaRouche in Australia (vedi), "Il consiglio di Malcolm Fraser su Glass-Steagall dovrebbe essere seguito, perché é uno dei pochi leader politici australiani degli ultimi decenni che abbia ancora una credibilità dopo il crac finanziario globale del 2008".
Infatti, quando era Premier (1975-1983), Fraser si oppose ai primi tentativi di deregolamentare il sistema finanziario australiano, in un periodo in cui il suo Partito Liberale veniva infiltrato da liberisti radicali provenienti dalla Società Mont Pelerin. Quando egli fu estromesso, subentrò il Partito Laburista che adottò la deregulation bancaria, le privatizzazioni e le politiche liberiste che distrussero il potenziale industriale dell'Australia.
Su altre questioni, Fraser ha sempre ammonito che il fatto che gli Stati Uniti prendano di mira Cina e Russia coi loro sistemi di difesa antimissile, e la politica di "contenimento" della Cina con l'Asia Pivot, ci stanno portando verso la guerra termonucleare. Coerentemente con questo punto di vista, ha denunciato con forza il sostegno dell'Occidente alle bande neonaziste in Ucraina che hanno rovesciato il governo eletto.
 
Americani ed europei litigano su come salvare le banche



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14 novembre 2014 (MoviSol) - Mentre avanza la depressione in Europa e si avvicina un nuovo crac finanziario, i regolatori europei e americani non discutono come evitare il crac, ma su chi debba pagarne il conto.
Ciò è emerso chiaramente ad una conferenza tenutasi il 5 novembre alla George Washington University, intitolata "Abbiamo risolto il Too Big To Fail?". Le autorità bancarie EU e britanniche sostengono il "bail-in" (prelievo forzoso) per le megabanche insolventi, cosa che i funzionari americani della Fed e della FDIC sanno che non funzionerà. Questi, a loro volta, sono pronti a usare le procedure di insolvenza come dal Titolo 1, basate su piani di liquidazione, o "living wills", da esse preparati in anticipo. Ma nemmeno questo funzionerà, e gli europei lo sanno.
La soluzione funzionante – una separazione bancaria alla Glass-Steagall tra le banche commerciali e quelle d'investimento – è stata scartata a priori da entrambe le fazioni.
L'ex governatore della Bank of England Peter Tucker si è incaricato di svolgere l'arringa a favore del bail-in. Provocato dal moderatore Simon Johnson, noto per sostenere sobriamente Glass-Steagall, e da interventi dell'EIR e di altri dal pubblico, Tucker ha ammesso brutalmente come esso funzionerebbe.

Le regole dovrebbero essere "finalizzate" al vertice del G20 di Brisbane il 15-16 novembre e comprenderebbero anche l'innalzamento dei requisiti patrimoniali delle banche al 20-25% dei titoli ponderati al rischio, oltre il doppio di quelli attuali.
Come?

Piazzando titoli chiamati "bail-in-bonds", fatti apposta ad assorbire le perdite in caso di insolvenza, a fondi pensione e assicurazioni, su cui si scaricherebbe parte dell'impatto. "Alla fine ci sono solo e sempre le famiglie", ha detto cinicamente Tucker.
Se il G20 prenderà le decisioni suggerite da Tucker, le banche tradizionali saranno ancora una volta punite mentre quelle speculative saranno favorite.
Come abbiamo già spiegato, i "titoli ponderati al rischio" sono di fatto i prestiti, il cui rischio è – contrariamente ai derivati – trasparente. Un'impresa non può nascondere una situazione di insolvenza e la messa in sofferenza del debito verso le banche. Se trucca il bilancio va in galera, mentre se lo fanno gli hedge fund e le banche, nascondendo le perdite dietro la complessità dei derivati, vengono premiate con i soldi della BCE.
Così la Deutsche Bank, con derivati di "level 3" (cioè titoli che non hanno prezzo perché nessuno li vuole comprare), ammontanti al 99% del patrimonio, ha superato gli stress test, mentre alcune banche italiane con una quota di prestiti in percentuale più alta non ce l'hanno fatta.
 
La senatrice Warren a Obama: "Quando è troppo, è troppo"



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27 novembre 2014 (MoviSol) - Dopo la sconfitta memorabile dei candidati democratici alle elezioni di novembre, alcuni leader di partito trovano il coraggio di esporsi maggiormente e chiedere con più forza un cambiamento nella politica dell'amministrazione Obama che, come abbiamo documentato, è dettata da Wall Street.
E' il caso della senatrice Elizabeth Warren, co-firmataria della proposta di legge per reintrodurre la legge Glass-Steagall, che da tempo denuncia gli abusi finanziari di Wall Street. In un recente discorso al Center for American Progress, la Warren ha passato in rassegna le principali conquiste del New Deal di Roosevelt, tra cui appunto la separazione bancaria.
In un articolo pubblicato sull'Huffington Post il 19 novembre, intitolato "Enough is enough" (quando è troppo è troppo), la Warren si è scagliata contro la preponderante presenza dei banchieri di Wall Street nell'amministrazione Obama, annunciando che voterà contro la nomina di Antonio Weiss a sottosegretario al Tesoro incaricato delle finanze nazionali. Weiss è capo del global investment banking del gigante finanziario Lazard e anche esperto in fusioni e acquisizioni. "Né il suo background, né la sua esperienza professionale lo rendono qualificato per presiedere alla protezione dei consumatori e alle funzioni del regolatore al Tesoro", ha scritto la Warren.
La senatrice Warren ha condito la sua filippica con una esauriente rassegna della presenza dei rappresentanti delle banche di Wall Street nel governo.
Anche l'ex segretario al Lavoro di Bill Clinton, Robert Reich, ha discusso la sconfitta democratica in un editoriale del 19 novembre. Al contrario di quanto afferma Obama, il reddito medio delle famiglie scende e la maggior parte dei nuovi posti di lavoro è a part-time.
La proposta di Reich: un salario minimo più alto, scuole migliori, assenze mediche pagate e assistenza all'infanzia per le famiglie dei lavoratori; ripristinare la legge Glass-Steagall e limitare le dimensioni delle banche di Wall Street; salvare la Social Security innalzando la soglia del reddito soggetto alle trattenute salariali, ricostruire le strade, i ponti, i porti ecc.


Reich ha correttamente messo in evidenza che il Big Money mette in pericolo la democrazia negli Stati Uniti. Questo è stato anche il tema di un recente commento di Dana Milbank sul Washington Post. Milbank ha notato che mentre Elizabeth Warren è molto popolare e i suoi argomenti sono corretti, ella ha poche chance come candidato presidenziale perché non ha i soldi. "Oggi come non mai in America le elezioni si comprano, non si vincono. E i soldi provengono dal mondo degli affari e dai ricchi. Se ti candidi contro quel mondo perdi i soldi e le elezioni".
Alle elezioni di novembre sono stati spesi quasi quattro miliardi di dollari e circa il 70% di quel denaro era "dark money", anche chiamato "interessi collegati al business".
 

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