tontolina
Forumer storico
L’ITALIA NON HA E NON AVRA’ UNA CRISI DEL DEBITO!
Scritto il 6 giugno 2018 alle 10:21 da icebergfinanza
Probabilmente molti di Voi lo ricorderanno, Icebergfinanza è stato uno dei pochissimi che nel 2011/2012 suggeriva di non lasciarsi prendere dal panico durante la crisi italiana.
Oltre ad un’intervista su Rai3, usci anche un mio articolo sul giornale locale…
«Ma l’Italia non può fallire» – Trento
Centinaia di articoli ed analisi per spiegare ai lettori per quale motivo l’Italia rischiava poco o nulla in quella crisi, per quale motivo molte leggende metropolitane veicolate per creare panico erano fake news, erano false.
Una sintesi eccola qui, ma gli articoli e le analisi erano centinaia davvero, in molti di voi, lettori di vecchia data se li ricorderanno.
Nel fine settimana insieme a Machiavelli, abbiamo condiviso un atteggiamento prudente da tenere a seguito delle nuove normative sul debito pubblico europeo, nessun suggerimento ora la crisi è solo all’inizio.
ITALIA: MAI RISCHIATO IL FALLIMENTO!
Oggi ci risiamo, è bastato eleggere un governo che è inviso a tutta la stampa italiana, ai poteri forti, alla finanza internazionale e subito scene di disperazione ovunque, racconti di peste e carestia che verranno, la fine del mondo dietro l’angolo, più o meno la stessa fine che dovevamo fare nel 2012!
Non tornerò sull’argomento in questa sede, ma non mancherò di seguire tutti gli sviluppi nei prossimi mesi, soprattutto quelli estivi, i più caldi, dove la liquidità evapora e la speculazione gongola. Sarà interessante osservare cosa farà la Banca Centrale Europea, nel caso qualcuno forzi oltre il dovuto la mano, se avrà il coraggio di far finta di nulla o interverrà al momento opportuno.
Sul Il Sole 24 Ore, spesso e volentieri schierato a senso unico a favore dell’euro, di cui torno a ripetere, non tutti i giornalisti sono tendenzialmente faziosi e dei quali in alcuni casi ho conoscenza personale e stima, dicevo sul Sole è apparso un articolo di Ken Fisher che condivido totalmente!
Ecco alcuni passaggi…
All’estero, ma anche in Italia, si sbagliano. Il debito italiano è più che gestibile. Che vi piaccia o meno per il nuovo governo che si è appena formato, non sarà certo la gestione del debito la sfida più grande. (…)
Ascoltate bene ora questo è quello che ripeto da tempo, ciò che conta sono i rendimenti!
Il differenziale rispetto ai Bund tedeschi non ha più importanza.
Il porto sicuro in tempi di crisi mondiale è il dollaro, non l’euro. Durante qualsiasi crisi, il dollaro aumenta e questo vale anche nei confronti dell’euro, a partire dalla sua entrata in vigore.
Comparare i BTp allo strumento finanziario di un altro paese dell’eurozona significa ignorare i flussi globali delle valute.
Il mercato statunitense dei titoli di stato vale 15,8 mila miliardi di euro mentre quello dei Bund tedeschi vale solamente 1,1 mila miliardi di euro.
Il debito statunitense è l’unico abbastanza grande da poter assorbire la domanda extra generata dalla crisi globale, ecco perché in situazioni di panico i capitali confluiscono verso gli Stati Uniti – come accaduto nel 2008 e durante la crisi del debito europeo tra il 2010 e il 2012.
Noi lo stiamo facendo dal 2013, noi siamo gli unici che in Italia lo hanno suggerito pubblicamente, ci sono migliaia e migliaia di lettori testimoni, la verità è figlia del tempo!
Di conseguenza, l’indicatore di riferimento «privo di rischio» appropriato per l’Italia è quello dei titoli di stato statunitensi. In modo sorprendente, i titoli di stato statunitensi decennali hanno un rendimento pressoché identico ai BTp decennali.
Se i titoli italiani fossero davvero rischiosi, i tassi dei BTp sarebbero molto più elevati rispetto a quelli statunitensi, come è quasi sempre stato. I mercati efficienti hanno già stabilito il prezzo della paura diffusa dei mini-BoT, dei tagli fiscali e dell’aumento della spesa pubblica e hanno deciso che i BTp non necessitano di alcun premio per il rischio. Fidatevi di loro.
In termini storici, il debito italiano è altissimo, ma il fatto che il tanto discusso rapporto tra debito pubblico e Pil ammonti al 133% (valore elevato secondo i parametri globali) ha poca importanza. Non ha infatti niente a che vedere con la capacità dell’Italia di sostenere l’onere degli interessi ricorrenti sul debito. Il Tesoro ha intelligentemente prolungato le scadenze medie dei suoi 2,3 mila miliardi di euro di debito dai tre anni del 1994 agli attuali 7 anni.
Ciò che importa è capire se il pagamento del debito paralizzerà l’Italia. Ciò non avverrà.
La versione online di questo articolo è corredata da grafici, con un arco temporale dal 1982 a oggi, che dimostrano quanto finora detto e che sono verificabili tramite i dati del Fmi, della Banca mondiale, dell’Ocse o dell’Istat. Vi invito ad andare a leggerveli e tenerli a mente, questa è informazione, complimenti per una volta tanto al Sole 24 Ore.
Contribuisci anche tu LIBERAMENTE
Scritto il 6 giugno 2018 alle 10:21 da icebergfinanza
Probabilmente molti di Voi lo ricorderanno, Icebergfinanza è stato uno dei pochissimi che nel 2011/2012 suggeriva di non lasciarsi prendere dal panico durante la crisi italiana.
Oltre ad un’intervista su Rai3, usci anche un mio articolo sul giornale locale…
«Ma l’Italia non può fallire» – Trento
Centinaia di articoli ed analisi per spiegare ai lettori per quale motivo l’Italia rischiava poco o nulla in quella crisi, per quale motivo molte leggende metropolitane veicolate per creare panico erano fake news, erano false.
Una sintesi eccola qui, ma gli articoli e le analisi erano centinaia davvero, in molti di voi, lettori di vecchia data se li ricorderanno.
Nel fine settimana insieme a Machiavelli, abbiamo condiviso un atteggiamento prudente da tenere a seguito delle nuove normative sul debito pubblico europeo, nessun suggerimento ora la crisi è solo all’inizio.
ITALIA: MAI RISCHIATO IL FALLIMENTO!
Oggi ci risiamo, è bastato eleggere un governo che è inviso a tutta la stampa italiana, ai poteri forti, alla finanza internazionale e subito scene di disperazione ovunque, racconti di peste e carestia che verranno, la fine del mondo dietro l’angolo, più o meno la stessa fine che dovevamo fare nel 2012!
Non tornerò sull’argomento in questa sede, ma non mancherò di seguire tutti gli sviluppi nei prossimi mesi, soprattutto quelli estivi, i più caldi, dove la liquidità evapora e la speculazione gongola. Sarà interessante osservare cosa farà la Banca Centrale Europea, nel caso qualcuno forzi oltre il dovuto la mano, se avrà il coraggio di far finta di nulla o interverrà al momento opportuno.
Sul Il Sole 24 Ore, spesso e volentieri schierato a senso unico a favore dell’euro, di cui torno a ripetere, non tutti i giornalisti sono tendenzialmente faziosi e dei quali in alcuni casi ho conoscenza personale e stima, dicevo sul Sole è apparso un articolo di Ken Fisher che condivido totalmente!
Ecco alcuni passaggi…
All’estero, ma anche in Italia, si sbagliano. Il debito italiano è più che gestibile. Che vi piaccia o meno per il nuovo governo che si è appena formato, non sarà certo la gestione del debito la sfida più grande. (…)
Ascoltate bene ora questo è quello che ripeto da tempo, ciò che conta sono i rendimenti!
Il differenziale rispetto ai Bund tedeschi non ha più importanza.
Il porto sicuro in tempi di crisi mondiale è il dollaro, non l’euro. Durante qualsiasi crisi, il dollaro aumenta e questo vale anche nei confronti dell’euro, a partire dalla sua entrata in vigore.
Comparare i BTp allo strumento finanziario di un altro paese dell’eurozona significa ignorare i flussi globali delle valute.
Il mercato statunitense dei titoli di stato vale 15,8 mila miliardi di euro mentre quello dei Bund tedeschi vale solamente 1,1 mila miliardi di euro.
Il debito statunitense è l’unico abbastanza grande da poter assorbire la domanda extra generata dalla crisi globale, ecco perché in situazioni di panico i capitali confluiscono verso gli Stati Uniti – come accaduto nel 2008 e durante la crisi del debito europeo tra il 2010 e il 2012.
Noi lo stiamo facendo dal 2013, noi siamo gli unici che in Italia lo hanno suggerito pubblicamente, ci sono migliaia e migliaia di lettori testimoni, la verità è figlia del tempo!
Di conseguenza, l’indicatore di riferimento «privo di rischio» appropriato per l’Italia è quello dei titoli di stato statunitensi. In modo sorprendente, i titoli di stato statunitensi decennali hanno un rendimento pressoché identico ai BTp decennali.
Se i titoli italiani fossero davvero rischiosi, i tassi dei BTp sarebbero molto più elevati rispetto a quelli statunitensi, come è quasi sempre stato. I mercati efficienti hanno già stabilito il prezzo della paura diffusa dei mini-BoT, dei tagli fiscali e dell’aumento della spesa pubblica e hanno deciso che i BTp non necessitano di alcun premio per il rischio. Fidatevi di loro.
In termini storici, il debito italiano è altissimo, ma il fatto che il tanto discusso rapporto tra debito pubblico e Pil ammonti al 133% (valore elevato secondo i parametri globali) ha poca importanza. Non ha infatti niente a che vedere con la capacità dell’Italia di sostenere l’onere degli interessi ricorrenti sul debito. Il Tesoro ha intelligentemente prolungato le scadenze medie dei suoi 2,3 mila miliardi di euro di debito dai tre anni del 1994 agli attuali 7 anni.
Ciò che importa è capire se il pagamento del debito paralizzerà l’Italia. Ciò non avverrà.
La versione online di questo articolo è corredata da grafici, con un arco temporale dal 1982 a oggi, che dimostrano quanto finora detto e che sono verificabili tramite i dati del Fmi, della Banca mondiale, dell’Ocse o dell’Istat. Vi invito ad andare a leggerveli e tenerli a mente, questa è informazione, complimenti per una volta tanto al Sole 24 Ore.
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