Reddito fisso
TASSI E VALUTE
· Settimana intensa per molte importanti Banche centrali che si sono riunite per decidere la politica monetaria da adottare. Quasi tutte hanno deciso per la stabilità. Solo quella di Inghilterra, come previsto, ha alzato dal 4 al 4,25% i propri tassi ufficiali per frenare l’indebitamento delle famiglie che ha raggiunto livelli preoccupanti. Nulla di fatto invece negli Stati Uniti dove i tassi sono rimasti invariati all’1%. La Banca centrale Usa ha però fatto intendere che è pronta a rialzarli presto e nel momento in cui lo farà l’aumento sarà "misurato". Diversa la situazione nella zona euro. Anche qui i banchieri centrali hanno optato per la stabilità (tassi fermi al 2%), ma la porta per un prossimo rialzo dei tassi è rimasta chiusa. Anche un taglio è fuori discussione visto che l’economia tutto sommato cresce. Inoltre la recente fiammata dei prezzi energetici e delle materie prime potrebbe far ripartire l’inflazione, almeno nel breve periodo – vedi grafico. Nessuna novità anche per i tassi australiani stabili al 5,25%.
L’INFLAZIONE ABBASSA I TASSI
Il rialzo dei prezzi energetici ha spinto verso l’alto l’inflazione europea tornata in aprile al 2% con il risultato di abbassare i tassi reali della zona euro (linea sottile, sinistra) anche se quelli nominali (in grassetto) sono rimasti fissi. Non c’è quindi bisogno che la Bce abbassi i propri tassi… ci ha già pensato l’inflazione.
· Stando così le cose riteniamo che i tassi europei rimarranno sugli attuali livelli ancora per qualche tempo, almeno per tutto il 2004. Così devono pensarla anche i tassi sul mercato che sono rimasti stabili per tutta la scorsa settimana salvo impennarsi sul finale sulla scia di quelli Usa, galvanizzati da dati sul mercato del lavoro migliori del previsto. Alla fine sia i tassi a breve sia quelli a lunga scadenza hanno concluso su valori superiori rispetto a 7 giorni fa.
· L’attuale livello dei tassi e le loro prospettive ci spingono a preferire e a consigliarvi i titoli tra i 4 e i 7 anni. Vi offrono più di quelli a breve senza il rischio che comportano quelli a lunga scadenza. Nonostante gli esigui rendimenti investite una parte dei vostri risparmi nei titoli a breve. I loro prezzi sono i meno volatili e vi aiuteranno a proteggere il vostro portafoglio nelle fasi turbolente di mercato.
· Privilegiate gli investimenti in euro che non vi riserveranno alcuna sorpresa dal punto di vista del cambio. Se siete disposti a correre un pizzico di rischio in più potete puntare sulla rivalutazione di certe monete oggi sottovalutate, ma dalle buone potenzialità di recupero. Per esempio, riteniamo interessanti le prospettive del dollaro Usa che la scorsa settimana ha perso qualcosina nei confronti dell’euro – che ha concluso a quota 1,20 dollari –, ma nel medio periodo (3–5 anni) ha tutte le capacità di recuperare terreno. A penalizzarlo nei giorni scorsi è stata l’impressione che il rialzo dei tassi Usa sarà lento e graduale con il risultato che gli investimenti statunitensi rimarranno ancora per molto tempo meno "attraenti" di quelli europei. In seguito ha però tratto beneficio dai positivi dati sull’occupazione Usa.
· Altre valute su cui potete puntare sono la corona svedese, il dollaro canadese e quello australiano. Nonostante la Banca d’Australia abbia lasciati invariati i propri tassi ufficiali al 5,25%, i tassi australiani continuano a essere di gran lunga superiori a quelli della zona euro. Questo è il motivo per cui i rendimenti offerti dai titoli australiani risultano maggiori di quelli europei. Ricordatevi però che il rendimento finale che a voi interessa (quello in euro) risulterà superiore in caso di apprezzamento del dollaro; inferiore in caso di deprezzamento.