SINIBALDO
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Per consentire un rientro morbido all'economia Usa, la Fed non esiterà a ricorrere alla carta del dollaro debole.
C'è una contraddizione molto forte a proposito di quello che succederà (o che sta per succedere) nell'economia americana.
Gli economisti di professione (salvo rarissime eccezioni) sono in genere portati a dire che le cose vanno abbastanza bene. Di recente molti di loro hanno addirittura rialzato le previsioni di crescita per il 2004.
E, in sostanza, viene fornito uno scenario più che accettabile. La crescita americana dovrebbe essere pari al 4 per cento quest'anno e pari al 3 per cento l'anno prossimo.
Contro queste opinioni si levano però voci contrarie, molto contrarie.
La più nota, è quella di Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley, il quale non esita a dire che esiste addirittura il pericolo di una recessione.
E, di recente, la maggioranza dei capi delle 125 maggiori imprese americane ha detto di aspettarsi nel 2005 un vero e proprio crollo in America, con una crescita economica appena del 2 per cento.
Perché queste idee così divergenti? Gli economisti di professione, probabilmente, sottovalutano (perché non si sono ancora manifestati in maniera esplicita e concreta) tutti i rischi che ci sono in giro (di natura geo-politica, come attentati e terrorismo).
Ma, sopratutto, hanno molta fiducia nelle capacità del capo della Federal Reserve, Greenspan, di governare l'impossibile "miracolo americano". Un miracolo, costruito ricorrendo a tutte le droghe conosciute.
Prima fra tutte un disavanzo del bilancio federale da incubo (dovremmo essere arrivati ormai al 6 per cento del Pil).
Ma nel conto bisogna anche mettere un disavanzo con l'estero altrettanto da incubo e un indebitamento complessivo delle famiglie che non è da meno. Al punto che i consumi cominciano a rallentare proprio perché anche l'eroismo del cittadino americano ha dei limiti.
Di fronte a questa situazione (sulla quale c'è poco da discutere, perchè le cose stanno proprio così) si sgranano tre giudizi degli osservatori professionali.
Stephen Roach pensa che è alto il rischio che alla fine il mago Greenspan e il suo allievo Bush (se sarà rieletto) non riescano più a tenere in piedi un boom inventato solo per far rivincere le elezioni all'attuale inquilino della Casa Bianca.
E che quindi lo lascino cadere, consentendo così all'economia di aggiustarsi per vie "naturali" (anche se molto dolorose). Tanto a quel punto Bush non sarà più rieleggibile e Greenspan ha ormai un'età che può anche ritirarsi.
Gli economisti di professione (più ottimisti) ritengono invece che la situazione sia ancora pilotabile, e anche con una certa facilità. A meno che il petrolio non impazzisca davvero e i prezzi salgano a livelli intollerabili.
Per il resto, dicono, l'economia americana è ormai partita e è in grado di auto-sostenersi, anche se dovrà marciare a una velocità ridotta.
Esiste, però, una terza posizione (probabilmente la più corretta). Con ogni probabilità Greenspan e Bush, che tutto sommato di finire nel libro dei cattivi dell'economia forse non hanno tanta voglia, tenteranno di fare quello che si chiama un soft-landing.
In questo ultimo anno, cioè, hanno spinto l'economia americana verso performance un po' da manicomio (4,4 per cento di crescita, quasi roba da tigri asiatiche), per le ragioni che si è detto (la rielezione di Bush) e con i mezzi che sono stati indicati prima (un cocktail di droghe assolutamente straordinario).
Ma, passate le elezioni, dovranno cercare di tornare indietro e di fare in modo che il malato cammini per conto suo. E quindi toglieranno poco a poco le droghe. I tassi di interesse, ad esempio, diventeranno neutrali, cioè pari all'inflazione.
E quindi non spingeranno più l'economia in avanti (ma nemmeno indietro). Il disavanzo del bilancio federale comincerà a rientrare.
Tutto a posto?
No no, in realtà sarebbe troppo bello se tutto questo potesse funzionare.
Nello stesso momento in cui si toglieranno all'economia americana le droghe note, bisognerà rifilargli un po' di ossigeno perché non faccia crack (dando ragione a Roach). E l'ossigeno è già stato trovato:
il dollaro.
Si tratta di lasciar scivolare lentamente la moneta americana fin verso quota 1,35-1,40 contro l'euro, in modo da ridare competitività all'industria americana.
In questo modo le imprese Usa potranno esportare con più facilità, la congiuntura resterà abbastanza alta, e i conti con l'estero poco a poco andranno verso un riequilibrio.
Anche così non è detto che tutto funzioni: magari il dollaro a 1,40 non sarà sufficiente come ossigeno, e bisognerà portarlo a 1,50. Ma, insomma, questa è la strada che si cercherà di percorrere.
Potrà funzionare? Non si sa, anche perché non sappiamo che cosa succederà intanto con il petrolio e tutto il resto. Una cosa però è certa.
Se alla fine, Greenspan e Bush (in caso di rielezione) sceglieranno davvero questa strada (e cioè l'opzione di scaricare sul dollaro tutti i loro guai) per l'Europa sarà una specie di.......... funerale.
La ripresa del 2 per cento (già modesta) prevista per il 2005, potrebbe ridursi di colpo all'1 per cento o anche meno. Insomma, forse Greenspan e Bush riusciranno a evitare il crack della loro economia , ma a patto di ammazzare l' economia europea, che già ha l'aria di un
paziente con.......... l'ossigeno. Vedremo.............
SINIBALDO
C'è una contraddizione molto forte a proposito di quello che succederà (o che sta per succedere) nell'economia americana.
Gli economisti di professione (salvo rarissime eccezioni) sono in genere portati a dire che le cose vanno abbastanza bene. Di recente molti di loro hanno addirittura rialzato le previsioni di crescita per il 2004.
E, in sostanza, viene fornito uno scenario più che accettabile. La crescita americana dovrebbe essere pari al 4 per cento quest'anno e pari al 3 per cento l'anno prossimo.
Contro queste opinioni si levano però voci contrarie, molto contrarie.
La più nota, è quella di Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley, il quale non esita a dire che esiste addirittura il pericolo di una recessione.
E, di recente, la maggioranza dei capi delle 125 maggiori imprese americane ha detto di aspettarsi nel 2005 un vero e proprio crollo in America, con una crescita economica appena del 2 per cento.
Perché queste idee così divergenti? Gli economisti di professione, probabilmente, sottovalutano (perché non si sono ancora manifestati in maniera esplicita e concreta) tutti i rischi che ci sono in giro (di natura geo-politica, come attentati e terrorismo).
Ma, sopratutto, hanno molta fiducia nelle capacità del capo della Federal Reserve, Greenspan, di governare l'impossibile "miracolo americano". Un miracolo, costruito ricorrendo a tutte le droghe conosciute.
Prima fra tutte un disavanzo del bilancio federale da incubo (dovremmo essere arrivati ormai al 6 per cento del Pil).
Ma nel conto bisogna anche mettere un disavanzo con l'estero altrettanto da incubo e un indebitamento complessivo delle famiglie che non è da meno. Al punto che i consumi cominciano a rallentare proprio perché anche l'eroismo del cittadino americano ha dei limiti.
Di fronte a questa situazione (sulla quale c'è poco da discutere, perchè le cose stanno proprio così) si sgranano tre giudizi degli osservatori professionali.
Stephen Roach pensa che è alto il rischio che alla fine il mago Greenspan e il suo allievo Bush (se sarà rieletto) non riescano più a tenere in piedi un boom inventato solo per far rivincere le elezioni all'attuale inquilino della Casa Bianca.
E che quindi lo lascino cadere, consentendo così all'economia di aggiustarsi per vie "naturali" (anche se molto dolorose). Tanto a quel punto Bush non sarà più rieleggibile e Greenspan ha ormai un'età che può anche ritirarsi.
Gli economisti di professione (più ottimisti) ritengono invece che la situazione sia ancora pilotabile, e anche con una certa facilità. A meno che il petrolio non impazzisca davvero e i prezzi salgano a livelli intollerabili.
Per il resto, dicono, l'economia americana è ormai partita e è in grado di auto-sostenersi, anche se dovrà marciare a una velocità ridotta.
Esiste, però, una terza posizione (probabilmente la più corretta). Con ogni probabilità Greenspan e Bush, che tutto sommato di finire nel libro dei cattivi dell'economia forse non hanno tanta voglia, tenteranno di fare quello che si chiama un soft-landing.
In questo ultimo anno, cioè, hanno spinto l'economia americana verso performance un po' da manicomio (4,4 per cento di crescita, quasi roba da tigri asiatiche), per le ragioni che si è detto (la rielezione di Bush) e con i mezzi che sono stati indicati prima (un cocktail di droghe assolutamente straordinario).
Ma, passate le elezioni, dovranno cercare di tornare indietro e di fare in modo che il malato cammini per conto suo. E quindi toglieranno poco a poco le droghe. I tassi di interesse, ad esempio, diventeranno neutrali, cioè pari all'inflazione.
E quindi non spingeranno più l'economia in avanti (ma nemmeno indietro). Il disavanzo del bilancio federale comincerà a rientrare.
Tutto a posto?
No no, in realtà sarebbe troppo bello se tutto questo potesse funzionare.
Nello stesso momento in cui si toglieranno all'economia americana le droghe note, bisognerà rifilargli un po' di ossigeno perché non faccia crack (dando ragione a Roach). E l'ossigeno è già stato trovato:
il dollaro.
Si tratta di lasciar scivolare lentamente la moneta americana fin verso quota 1,35-1,40 contro l'euro, in modo da ridare competitività all'industria americana.
In questo modo le imprese Usa potranno esportare con più facilità, la congiuntura resterà abbastanza alta, e i conti con l'estero poco a poco andranno verso un riequilibrio.
Anche così non è detto che tutto funzioni: magari il dollaro a 1,40 non sarà sufficiente come ossigeno, e bisognerà portarlo a 1,50. Ma, insomma, questa è la strada che si cercherà di percorrere.
Potrà funzionare? Non si sa, anche perché non sappiamo che cosa succederà intanto con il petrolio e tutto il resto. Una cosa però è certa.
Se alla fine, Greenspan e Bush (in caso di rielezione) sceglieranno davvero questa strada (e cioè l'opzione di scaricare sul dollaro tutti i loro guai) per l'Europa sarà una specie di.......... funerale.
La ripresa del 2 per cento (già modesta) prevista per il 2005, potrebbe ridursi di colpo all'1 per cento o anche meno. Insomma, forse Greenspan e Bush riusciranno a evitare il crack della loro economia , ma a patto di ammazzare l' economia europea, che già ha l'aria di un
paziente con.......... l'ossigeno. Vedremo.............
SINIBALDO