Non ho mai conosciuto personalmente artisti. Sembra che camminino a un metro da terra, irragiungibili, e se scrivi agli indirizzi che trovi in rete al massimo ti risponde qualche segretaria. Però quando mi sono avvicinato a questo mondo sono entrato in molte gallerie e in molte fiere di arte contemporanea allo scopo di capire come funziona questo mondo. Loro invece di informazioni ne forniscono tante dato che il loro scopo è vendere. Devo dire che salvo casi che si contano su una sola mano ho sempre trovato persone che trattavano le opere d'arte solo come merce da cui trarre un profitto. Purtroppo devo anche dire che spesso più che essere preparati in materia avevano una certa conoscenza del mercato (valori commerciali con riferimento alle correnti). Al momento ricordo una sola galleria di Milano, specializzata nella grafica antica, la cui proprietaria aveva un grande e sincero amore per l'arte, e io la ritenni doppiamente grande dato che se vendi poi ti devi liberare di ciò che ami. Naturalmente non dico che fosse la sola, ce ne saranno sicuramente altre, ma per la gran parte ebbi questa impressione e non fu certo errata. Oggi visito molto meno fiere e gallerie ma non credo che sia cambiato molto.
Queste tue osservazioni mi riportano agli inizi della mia avventura parigina. Arrotondavo la paghetta familiare con certi servizi presso le gallerie di grafica, e fu proprio il mio committente ad informarmi a proposito di una prima parte della realtà locale. Mi indicò come ottima fonte due gallerie che come comportamento erano agli antipodi. Una era l'ancor oggi famoso P.Proutè, forse la più importante galleria d'Europa, che aveva davvero di tutto e vendeva con la stessa disinvoltura un Picasso come un Quaquaraquà, quasi sempre comunque a prezzi abbastanza "pieni". Al "grande" Proutè, come detto tuttora sulla cresta dell'onda (oggi vi sono i discendenti), si contrapponeva sul lungo Senna, presso Notre Dame, la piccola galleria R & G Michel, due fratelli figli del fondatore, che fin da piccoli avevano avuto ospiti in casa i vari Matisse Vuillard ecc., in quanto la galleria aveva anche operatività editoriale, ed aveva altresì rilevato l'attività di altri notevoli editori non più attivi.
Vengo al punto: come il mio informatore aveva correttamente anticipato, i due fratelli soffrivano le pene dell'inferno quando dovevano vendere qualche pezzo importante, e preferivano senz'altro guidare il cliente verso opere di media o minima importanza (criteri tutti relativi, visto che da loro comprai per 2/3 mila lire - come oggi sarebbe 15/20 euro - ottime piccole grafiche di Félicien Rops, per esempio.)
Questa loro "fobia" andava rispettata, e, comprando da loro, era opportuno avere la delicatezza di non privarli, se non eccezionalmente, di pezzi aventi gran peso. Peraltro, si difendevano anche spazialmente, visto che i grossi calibri li tenevano in una oscura stanza posteriore, dove, per avere in visione qualcosa, occorreva farne esplicita richiesta - invece nella zona anteriore le cartelle erano tenute a vista.
Certo, il braccino corto aveva in loro origini commerciali (la difficoltà a procurarsi pezzi storici con l'abbondanza di un tempo), però chi può escludere anche una forma di gelosia amorosa verso questi capolavori, che io stesso vidi solo in minima parte, non essendo pronto per acquisti così sostanziosi?
Per chi fosse interessato, avendo i due fratelli lasciato questo povero mondo da mo', ed essendo subentrata la loro pignolissima figlia col suo flemmatico marito, cui di tutto questo sembra non importi proprio nulla ( se sono ancora lì) la galleria Michel è tuttora attiva, e vende rari pezzi miracolosi insieme a miserevoli economicissime riproduzioni, che però i turisti acquistano col sorriso sulle labbra convinti di aver strappato l'affarone. Non ne faccio loro una colpa, se convinti che per comprare una cosa bbbuona occorre meritarsela ...
Una volta a Parigi, vanno comunque visitati.