FORTEBRACCIO
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[center:003d55a092]CRONACHE DAL SENATO[/center:003d55a092]
Chi urla, chi fa le corna, chi ride, chi applaude, chi insulta e chi sviene. Lo diciamo con rispetto, sia chiaro. Ma i forzati del Senato, da giorni nell’occhio del ciclone, da ore chiusi a Palazzo Madama per decidere le sorti di Prodi (e del Paese), starebbero cominciando a dare i numeri.
Qui i VIDEO da YouTube di una giornata di bagarre in Senato:
http://www.youtube.com/watch?v=G58n...ato-voto-di-fiducia-tra-battute-e-svenimenti/
http://www.youtube.com/watch?v=ABtg...ato-voto-di-fiducia-tra-battute-e-svenimenti/
Già: si vede e si sente di tutto, aggirandosi in queste ore nelle stanze del Palazzo. Voci, spesso surreali e inconsapevolmente comiche, ovviamente anonime, che bene riassumono il quadro (umano, prima ancora che politico e istituzionale) che si sta via via formando intorno alla crisi del governo Prodi.
Prendete per esempio i due senatori siciliani che alla buvette si punzecchiano in rigoroso dialetto siculo: “Hai mangiato troppo e ora come farai a non addormentarti, con Prodi che parla?”.
Risposta: “Farò come fai sempre tu: cercherò di tenermi sveglio leggendo i giornali”.
A proposito di pranzi e portate.
Chi ha assistito a quello dell’ex ministro Mastella (l’origine di tutti i mali prodiani) lo descrive come molto abbacchiato.
Quasi ci stesse ripensando. Cioè?
Vuol dire che entra in Aula, chiede scusa a tutti, abbraccia il premier, ridà il suo voto e riprende la sua poltrona in Via Arenula?
No, non esageriamo… Ma lo descrivono come veramente e umanamente dispiaciuto per la sorte di Romano. E i diniani? “Aho, se so’ spaccati pure quelli”, dice uno fuori bevendo il caffè. “Allora non è vero che è impossibile spaccare l’atomo”, risponde un altro.
Non mancano poi ipotesi tra le più strampalate. Come quella che vorrebbe un Prodi pronto a dimettersi per varare poi un governo composto da soli dieci ministri con i “nemici” Mastella e Di Pietro come vicepremier.
Quando poi il premier entra in Aula, si soffia il naso, si schiarisce la voce e inizia il suo discorso, tra i banchi cala il silenzio, ma non è che lo spettacolo cessi. Anzi.
Per esempio, si scopre l’esistenza di uno che ci ha ripensato per davvero.
Si tratta del senatore Stefano (per gli amici Nuccio) Cusumano che, dissociandosi dall’Udeur, sta per dire che darà il suo contributo alla fiducia.
Ma non riesce nemmeno a finire il suo intervento, visto che il collega Tommaso Barbato (anche lui del Campanile) lo apostrofa così:
“Pezzo di m… traditore, cornuto…”.
E ad ampie falcate sale i gradini verso l’ormai ex amico per avventarcisi addosso, causando lo svenimento del malcapitato.
Al che il Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga commenta: “Mastella e Barbato, per carità: salvate il soldato Ryan, e cioè il povero Cusumano, che rischia di morire nella trincea, avendo equivocato gli ordini del capo”.
Seduta sospesa e con essa la diretta televisiva che ormai ha mostrato a tutto il Paese la gazzarra.
E poi la scena di Fisichella. L’ex di An (ed ex Margherita), ricevuta la parola dal presidente Marini (per dire il suo no alla fiducia) perde i fogli del discorso.
Con il microfono aperto, resta seduto al suo posto e continua a frugare nella borsa.
In un crescendo di concitazione e imbarazzo.
Fino a quando lo stesso Marini lo tranquillizza: “Cerchi, cerchi con calma, noi aspettiamo”.
Perché la crisi dura da otto giorni, ormai. E qualche minuto in più non cambia molto.
Nemmeno per Prodi, che (ma questa è realtà, non fantascienza) nel suo discorso dice letteralmente: “Vi chiedo la fiducia assicurandovi che sono ben consapevole che il governo stesso dovrà rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione”.
Tradotto: un rimpasto. Ci mancava questa ulteriore ipotesi, nella ridda di interpretazioni, a alimentare una giornata di puro delirio parlamentare.
da Panorama.it