i democratici sono malvagi? pedofili? Guerrafondai?

tontolina

Forumer storico
Con la scusa del vaccino, Trump mobilita i riservisti?
Maurizio Blondet 14 Settembre 2020
Notizia: “I seguaci di Satana del Black Lives Matter hanno marciato a Charlotte la scorsa settimana cantando:“F ** k your Jesus!”.
Inoltre, u
na serie impressionante di incendi sta devastando gli stati della costa Ovest, nello stato dell’Oregon è stato sfollato mezzo milione di residenti: sono incendi dolosi, in più casi sono stati arrestati sul fatto gli incendiari,e sono Antifa o Black Lives Matter.

Qui alcuni casi:
Arrestata una donna accusata di aver appiccato intenzionalmente incendi sulla Highway 101
[ Woman accused of intentionally starting fires on Highway 101 arrested - KION546
Pregiudicato dimostrante BLM arrestato per incendio doloso a Washington – imponente incendio violento


Man seen starting fires at Oregon state park, fire chief says
https://www.khq.com/news/arson-susp...cle_62df8a40-f223-11ea-8a02-af6f5dca5965.html


Una mappa degli incendi in tempo reale mostra che tutti gli incendi si fermano magicamente al confine tra Stati Uniti e Canada , rivelando come questi non siano naturali ma piuttosto atti dolosi perpetrati come sabotaggio contro gli Stati Uniti d’America”.
In Canada niente incendi (niente antifa)

Ancor più sospetto è il fatto che i democratici abbiano attribuito questi incendi al riscaldamento globale, al punto che Nancy Pelosi ha organizzato in fretta unn vertice virtuale coi membri del G7 (fra cui il PD) per accusare Trump di negazionismo (del global warming).
Secondo l’amico Umberto Pascali da Washington, sono – insieme ai disordini e saccheggi di strada in città gestite da governatori e sindaci democratici che si rifiutano di permettere alla Guardia Nazionale di entrare a riportare l’ordine , e da ultimo, i poliziotti sparati a freddo, senza provocazione – operazioni del Deep state/ Complesso Militare Industriale tentano disperatamente la carta della guerra civile negli USA e scenari di guerra globali, con le provocazioni sempre più esorbitanti contro Mosca.
Disperati perché ormai ritengono certo che gli elettori voteranno Trump, stanno cercando di provocare la guerra civile, o uno scontro sociale senza uscita, permanente. E’ anche la tesi di Paul Craig Roberts.

Del resto, il generale James “Mad Dog” Mattis ha detto pubblicamente a Dan Coats, capo della National Intelligence (il collegamento fra la Casa Bianca e i vari servizi d’intelligence): “ Potrebbe venire un momento in cui dobbiamo intraprendere un’azione collettiva “poiché Trump è” pericoloso. Non è adatto. ” ( leggi di più ): siamo ormai di fronte all’aperta sedizione dei gallonati delle forze armate in combutta con gli apparati di spionaggio (che sono anche quelli specializzati nella sovversione e controllanti la “narrativa mediatica”) pronti a sloggiare manu militari Trump dalal Casa Bianca se vince le elezioni. Non a caso Hillary Cllinton ha copnsigliato Joe Biden di “non concedere” la vittoria. E del complotto fanno parte, senza nemmeno nasconderlo, molti “repubbblicani mai-con-Trump”, per lo più neocon.

Trump è senza difesa? E’ alla mercé dei disordini, perché non può mandare le truppe a restaurare l’ordine se non viene richiesto dai governatori suoi avversari, altrimenti si macchia lui di sedizione contro la Costituzione?
Secondo Mike Adams invece,the Donald ha preparato la mossa, e molto abile. Ha predisposto – con l’operazione Warp Speed – che siano i militari ad eseguire le vaccinazioni anti-Covid a tappeto in tutti gli stati – attenzione – entro il primo di novembre.
Che senso ha tutta questa fretta? Somministrare i vaccini il primo novembre non ha alcun significato terapeutico. Ma le elezioni presidenziali sono il 3 novembre.
Warp Speed non riguarda il vaccino … si tratta di posizionare le truppe militari in tutta l’America per prepararsi all’invocazione dell’Insurrection Act.
La storia del vaccino è solo una storia di copertura. La data del 1 ° novembre è importante solo perché è due giorni prima delle elezioni”
A sostegni della tesi, che sembra folle, c’è un fatto preciso:
Venerdì, con poco clamore, il presidente Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo che attiva un milione di riservisti militari, riportandoli in servizio attivo. Questo ordine esecutivo di “sicurezza e difesa nazionale” è intitolato
EO per ordinare alla riserva selezionata e ad alcuni membri della riserva pronta individuale delle forze armate in servizio attivo “.

Si inizia citando la pandemia di coronavirus e lo stato di emergenza già dichiarato:
Per l’autorità conferitami in qualità di presidente dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d’America, incluso il National Emergencies Act (50 USC 1601 e seguenti), ea sostegno della Proclamazione 9994 del 13 marzo 2020 (Dichiarazione di un cittadino Emergency Concerning the Novel Coronavirus Disease (COVID-19) Outbreak), che ha dichiarato un’emergenza nazionale a causa della minaccia che il nuovo (nuovo) coronavirus noto come SARS-CoV-2 pone ai sistemi sanitari della nostra nazione, ordino quanto segue :
Continua : “l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica Militare, sotto la direzione del Segretario della Difesa, e il Segretario della Sicurezza Interna rispetto alla Guardia Costiera” sono autorizzati ad attivare un milione di riservisti, richiamandoli in servizio attivo”.
R
esta un dubbio fondamentale: se la storia è vera, e non un delirio patriottico indotto dall’alone psichico di Qanon,di cui non si sa se esista nella realtà oltre che nei social; e se davvero sono disponibili e richiamabili un milione di riservisti (è vero che ci sono decine di milioni di disoccupati); e se nel caso i riservisti obbediranno al presidente o ai comandanti apertamente golpisti. Altrimenti, tutto ciò resterà ad attestare il livello parossistico-allucinatorio del contagio psichico in cui vivono le due parti opposte.
Cinquanta giorni alle elezioni.

Umberto Pascali è speranzoso: “Se lo scenario di divisione e scontro sanguinario non riesce e le elezioni del 3 novembre si svolgono con relativa calma sarà la fine del regime al potere dall’assassinio di John Kennedy in poi. Leader di grande intelligenza strategica e di grande coraggio, come Vladimir Putin, stanno cercando (riuscendoci) a bloccare tutti i tentativi di scatenare guerre e di provocare scontri militari apocalittici – praticamente su tutta la scacchiera mondiale”.
Paul Craig Roberts (che non si dimentichi è stato assistente segretario di Stato sotto Reagan, non un complottista qualunque) lo è meno. Giunge ad attribuire a Kennedy i propositi di Donald:Sia Kennedy che Trump volevano normalizzare le relazioni con la Russia e portare a casa le truppe statunitensi coinvolte in operazioni di guerra all’estero che aumentano i profitti degli appaltatori della difesa. Per fermare Kennedy lo hanno assassinato. Il presidente Kennedy disse che stava per “spezzare la CIA in mille pezzi”, ma prima lo uccisero. Sarebbe facile per la CIA uccidere Trump, ma l ‘”assassino solitario” è stato usato troppe volte per essere credibile….”, scrive l’ex assistente segretario di Stato.
Questo è il clima negli Stati Uniti di oggi.



I PIÙ LETTI
 
Ultima modifica:
Oscurato Rand Paul, che smaschera il guerrafondaio Biden
Scritto il 27/8/20 • nella Categoria: idee


Il potere della propaganda è ormai fenomeno globale, sia nelle dimensioni che nella pervasività.
Quello che abbiamo notato a casa nostra in questi terribili mesi di verità imbavagliata e proibita, di menzogna strillata e travestita di autorevolezza, non accade ovviamente solo in Italia. A casa nostra abbiamo assistito alla roboante, autoreferenziale propaganda da parte di autonominatisi alfieri della scienza – ormai trasformata in un dogma dalle caratteristiche messianiche – mentre tutte le voci discordanti (peraltro anch’esse sostenute da autorevoli uomini di scienza) sono state, quando non è stato possibile ignorarle per via della fama del ‘dissidente’ di turno, sdegnosamente bollate di negazionismo e antiscientificità.
Poi, naturalmente, come nel caso del recente sdoganamento da parte di Trump e del Fda della cura del plasma iperimmune per il Covid-19, abbiamo visto lo squallido, miserevole voltafaccia di chi fino a ieri lo voleva proibire, mentre oggi si gonfia di orgoglio per la ‘italianità’ della terapia. Uno spettacolo talmente disgustoso che chi sta scrivendo fatica a non correre al bagno a dare di stomaco.
Per noi e per tutti coloro che hanno cercato in questi mesi apocalittici di rettificare le evidenti menzogne ripetute a macchinetta da una stampa ormai ridotta a megafono del sistema è stato come urlare a perdifiato da un chilometro di distanza mentre i ‘custodi della verità’ utilizzavano un impianto di altoparlanti di 10.000 watt. E questo è ormai il loro paradigma, ripetuto globalmente.
Se le verità scomode non sono funzionali all’agenda del potere le si ignora, se non le si può combattere apertamente.
Ultimo episodio di una gravità eccezionale – anche se poco apprezzabile dal lettore italiano che non conosca le dinamiche della politica americana – è stato il ‘silenziamento’ del discorso del senatore Rand Paul (Rep-Kentucky) alla Convention nazionale repubblicana da parte del mainstream media, con la “Cnn” che l’ha tagliato del tutto e la “Fox” che ha sostituito la parte contro la guerra con un’intervista.
Il senatore Rand Paul, invero uno dei pochi politici americani di spessore e intelligenza, non è sempre andato d’amore e d’accordo con il presidente Donald Trump, il cui carattere e le cui improvvide esternazioni non lo rendono invero particolarmente gradevole a molti – anzi, lo ha combattuto duramente quando entrambi erano in lizza per le primarie repubblicane nella corsa alla presidenza del 2016. Paul dunque, nel suo intervento, pur ammettendo di non essere sempre d’accordo con il presidente – e questo non può che andare a suo merito, come espressione di libertà di pensiero e di parola – ha affermato che il desiderio di Trump di porre fine alle “guerre infinite” compensa alla grande le differenze tra loro due: «Sto sostenendo il presidente Trump perché egli crede, come me, che un’America forte non può combattere guerre infinite; non dobbiamo lasciare il nostro sangue e le nostre risorse nel pantano del Medio Oriente», definendo Trump «il primo presidente, in una generazione, a cercare di porre fine alla guerra, piuttosto che iniziarne una».

Paul ha continuato ad attaccare quello che ha definito «il disastroso record di Joe Biden», ricordando come il senatore Biden abbia a suo tempo votato per appoggiare la scelta del presidente George W. Bush di usare la forza in Iraq: «Temo che Biden sceglierebbe di nuovo la guerra. Ha sostenuto la guerra in Serbia, Siria, Libia. Joe Biden continuerà a versare il nostro sangue e sciupare le nostre risorse».
Ma questo messaggio contro la guerra, come si è detto, non è stato reso disponibile ai telespettatori della “Cnn”, mentre “Fox News”, che ha snobbato la maggior parte della prima notte della Convention, ha sostituito parti del discorso di Paul con il presentatore Tucker Carlson che ha intervistato Donald Trump in diretta. La “Msnbc” ha intervallato il discorso di Paul con le considerazioni della conduttrice Rachel Maddow, che ha tentato di contraddire l’affermazione di Paul che Trump stava «riportando a casa i nostri eroi».
Maddow ha affermato che il numero totale di personale dispiegato all’estero è cresciuto sotto la presidenza Trump, mentre Paul si riferiva principalmente agli schieramenti di truppe nei punti caldi nel Medio Oriente in conflitto. Come si vede, dunque, anche in questo caso, il paradigma è perfetto; nessuna voce dissenziente rispetto a quella del Ministero della Verità di orwelliana memoria è ormai consentita e, se colui che la espone è troppo in alto per venir eliminato o aggredito, la sua voce viene semplicemente silenziata. Penso sia dunque evidente a tutti come questa scelta di propaganda e di censura globali non possa che essere considerata appartenente ad una emergenza bellica, in cui ogni garanzia democratica e costituzionale – a livello globale – di espressione del proprio pensiero e parola sia stata sospesa.
(Piero Cammerinesi, “Come ti silenzio il senatore”, da “Libero Pensare” del 26 agosto 2020).

Articoli collegati
 
Gli USA sull’orlo della guerra civile di Thierry Meyssan
Cristina Palma
20 Settembre 2020 - LUD: 20 Settembre 2020
0
150


democrats-3801639_1280-e1600619373785.png

Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali gli Stati Uniti si dividono in due campi che si sospettano reciprocamente di avere in preparazione un colpo di Stato. Da un lato il Partito Democratico e i Repubblicani-fuori partito, dall’altro i jacksoniani, divenuti maggioranza in seno al Partito Repubblicano senza tuttavia condividerne l’ideologia.

È bene rammentare che già a novembre 2016 una società di manipolazione mediatica, diretta dal maestro dell’Agit-Prop, David Brock, raccolse 100 milioni di dollari per distruggere l’immagine del presidente appena eletto, ancor prima della sua investitura. A partire da questa data, ossia da prima che Donald Trump potesse agire, la stampa internazionale l’ha descritto come incapace e nemico del popolo. Alcuni giornali hanno persino incitato al suo assassinio. Nei quattro anni successivi la sua stessa amministrazione l’ha costantemente denunciato quale traditore al soldo della Russia, mentre la stampa internazionale non ha mai smesso di criticarlo violentemente.

Ora un altro gruppo, il Transition Integrity Project (TIP), pianifica scenari per abbattere Trump, sia che vinca o non vinca le elezioni 2020. La questione ha assunto rilievo nazionale dopo che la fondatrice del TIP, la professoressa Rosa Brooks, si è spesa in un lungo articolo sullo Washington Post, di cui è titolata collaboratrice [2].
A giugno scorso il TIP ha organizzato quattro giochi di ruolo. Ha simulato diversi risultati per prevedere le reazioni dei due candidati. I partecipanti erano tutti Democratici e Repubblicani (“Repubblicani” in senso ideologico, non di appartenenza al partito); non c’era un solo jacksoniano. Non stupisce quindi che queste personalità abbiano concordemente ritenuto che «l’amministrazione Trump abbia regolarmente minato le norme fondamentali della democrazia e dello stato di diritto. Ha inoltre spesso adottato prassi corruttive e autoritarie». Da qui la conclusione che, poiché Trump non esiterebbe a tentare un colpo di Stato, il TIP abbia il dovere di prepararsi preventivamente a un colpo di Stato “democratico” [3].

È caratteristica del pensiero politico contemporaneo mostrarsi a favore della democrazia, respingendone però le decisioni contrastanti con gl’interessi della classe dirigente. I membri del TIP ammettono infatti di buon grado che il sistema elettorale USA che difendono è antidemocratico. Ricordiamo che la Costituzione non affida l’elezione del presidente ai cittadini, ma a un collegio elettorale composto da 538 persone designate dai governatori. La partecipazione dei cittadini, non prevista al momento dell’indipendenza, si è progressivamente imposta nella prassi, ma solo con valore indicativo per i governatori. Così nel 2000, quando fu eletto George W. Bush, la Corte suprema della Florida ha ricordato che non doveva tener conto del parere dei cittadini della Florida, ma solamente di quello dei 27 elettori designati dal governatore di quello Stato.
Diversamente da quanto comunemente si crede, la Costituzione degli Stati Uniti non riconosce dunque la sovranità popolare, ma soltanto quella dei governatori. Inoltre, dal 1992 il Collegio elettorale, ideato da Thomas Jefferson, non funziona più in modo corretto: negli Stati suscettibili di ribaltare il risultato delle elezioni, il candidato eletto non è più espressione delle aspettative della maggioranza dei cittadini [4].
Il TIP ha fatto pressappoco emergere tutto quel che potrebbe accadere nei tre mesi che separano il voto dall’investitura.
Ammette che sarà molto difficile accertare i risultati, tenuto conto del ricorso al voto per corrispondenza a causa dell’epidemia. Il TIP non ha intenzionalmente esaminato l’ipotesi che il Partito Democratico annunci, malgrado uno spoglio incompleto, l’elezione di Joe Biden e che la presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, faccia prestare giuramento a Biden prima che Trump possa essere dichiarato sconfitto. Uno scenario che vedrebbe due presidenti, tra loro rivali, e che segnerebbe l’inizio di una Seconda Guerra Civile.

Eventualità che spinge taluni a prendere in considerazione la secessione, ossia la proclamazione unilaterale dell’indipendenza del proprio Stato. Un’ipotesi realistica, in particolare per la costa Occidentale. Per prevenire questo processo di sfaldamento, qualcun auspica la divisione della California, così da attribuire alla popolazione un maggior numero di membri del Collegio elettorale. Una soluzione che è però già una presa di posizione nel conflitto nazionale: privilegia infatti la rappresentanza popolare a scapito del potere dei governatori.
A marzo scorso avevo inoltre già prospettato la possibile tentazione putschista di alcuni militari [5], cui numerosi ufficiali superiori hanno in seguito fatto riferimento [6].

Questi diversi punti di vista attestano la profondità della crisi che gli Stati Uniti attraversano.
L’“impero americano” avrebbe dovuto sciogliersi dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Non fu così.
Avrebbe dovuto reinventarsi con la globalizzazione finanziaria. Non è stato così.
Ogni volta è sopraggiunto un conflitto (la divisione etnica della Jugoslavia, gli attentati dell’11 settembre) a rianimare il morente. Non sarà più possibile rinviare molto a lungo le scadenze.
Thierry Meyssan

Traduzione: Rachele Marmetti, Giornale di bordo
Pubblicato su Rete Voltaire (Gli USA sull’orlo della guerra civile, di Thierry Meyssan)
[1] “Il dispositivo Clinton per screditare Donald Trump”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 4 marzo 2017.
[2] “What’s the worst that could happen? The election will likely spark violence — and a constitutional crisis”, The Washington Post, September 3, 2020.[3] Preventing a disrupted presidential election and transition, Transition Integrity Project, August 3, 2020.
[4] Presidential elections and majority rule, Edward B. Foley, Oxford University Press, 2020.
[5] “Golpisti all’ombra del coronavirus”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 31 marzo 2020.
[6] “Il Pentagono contro il presidente Trump”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 16 giugno 2020. Do we risk a miltary coup?, by Colonel Richard H. Black, August 24, 2020.
[7] “Gli Stati Uniti si riformeranno o si lacereranno?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 26 ottobre 2016.
 
Monsignor Viganò: dietro il confinamento e le manifestazioni odierne agiscono i medesimi personaggi
RETE VOLTAIRE | 8 GIUGNO 2020
arton210174-b4009.jpg
L’ex nunzio apostolico (ambasciatore della Santa Sede) a Washington, monsignor Carlo Maria Viganò, il 7 giugno 2020 ha scritto al presidente Donald Trump per invitarlo a non arrendersi di fronte alle manifestazioni che si proclamano antirazziste.
Monsignor Viganò ritiene che le risposte pubbliche all’epidemia di COVID-10 non avessero fondamento medico e siano state la più grande operazione d’ingegneria sociale della storia. Secondo Viganò, le hanno ordinate i medesimi personaggi che ora organizzano le manifestazioni mondiali per il linciaggio di Minneapolis. Non essendo riusciti a imporre le proprie vedute a Trump, questi personaggi mirano a togliere sostegno popolare al presidente falsificandone le affermazioni.
Monsignor Viganò è diplomatico di altissimo livello che ha svolto funzioni importanti in Vaticano, della cui amministrazione è stato anche segretario generale. È noto al grande pubblico per aver rivelato gli abusi sessuali sui minori commessi dall’arcivescovo di Washington, cardinale Theodore McCarrick, provocando una grave crisi della Chiesa cattolica. Alla fine è stato relegato in un convento.

Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto