Il caos determinato dagli errori del Governo Conte può avere conseguenze istituzionali devastanti

tontolina

Forumer storico
Emergenza Coronavirus e "stato di eccezione"
Il caos determinato dagli errori del Governo può avere conseguenze istituzionali devastanti
Emergenza Coronavirus e "stato di eccezione"


122317.t.W300.H188.M4.jpg

L'epidemia di Coronavirus che ha colpito l'Italia, e che causerà danni economici e finanziari immensi, oltre che una perdita di reputazione irreparabile, è il frutto di una gestione politica ed amministrativa catastrofica, mediatizzata e strumentalizzata fino all'inverosimile.

1) Primo errore, mediatico e politico. La questione dei rimpatri dalla Cina è stata sovrapposta a quella della accoglienza ai migranti dall'Africa.

Sono questioni evidentemente diverse, ma in politica ognuno gioca a modo suo. L'opposizione ha chiesto di "sigillare le frontiere": per un verso bloccando nuovamente gli ingressi degli immigrati che arrivano via mare, raccolti dalle ONG, per l'altro mettendo in quarantena tutti coloro che rientravano dalla Cina, colpita dalla epidemia di coronavirus.

Non volendo assolutamente cedere alla richiesta di una "quarantena indiscriminata" nei confronti di coloro che provenissero dalla Cina e di bloccare gli immigrati raccolti in mare, il Governo ha assunto una prima iniziativa, tanto inutile quanto urticante nei confronti della Cina, vietando il 30 gennaio scorso, con Ordinanza del Ministro della Salute, tutti i viaggi aerei diretti. In questo modo, ci si è preclusa una collaborazione preziosa, perché avremmo dovuto invece farci dare l'elenco completo di coloro che rimpatriavano, italiani o cinesi, anche mediante rotte aeree intermedie. In secondo luogo, non essendo stato vietato l'arrivo dalla Cina per rotte indirette, l'ingresso è stato lasciato libero. L'Ordinanza del Ministro della Salute del 25 gennaio riguardava unicamente le procedure relative ai passeggeri provenienti direttamente dalle arre colpite dall'epidemia cinese.

Fatto sta che, viaggiando per via indiretta, dalla Cina sono tornati in tanti. In migliaia, soprattutto con destinazione in Toscana: a Prato, infatti, si concentrano tante imprese tessili dove la proprietà e la manodopera sono cinesi. Ma, in questo caso, è caduta una cappa di silenzio: c'è stata una campagna pubblicitaria che invitava a non fare discriminazioni, perché le malattie non fanno distinzioni tra i popoli. Si sono messi tutti in auto-quarantena, ma nessuna notizia trapela.

Il divieto di voli diretti con la Cina è stata una decisione dal valore solo mediatico: per far vedere che, comunque, il Governo "era sul pezzo". Si sarebbe potuto rimediare, comunque, imponendo ai viaggiatori di rientro dalla Cina di comunicarlo all'Autorità di frontiera all'atto dell'ingresso in Italia ed in ogni caso di notificarlo al Commissariato della propria sede di residenza o dimora in Italia. Analogo obbligo di comunicazione poteva essere disposto a carico delle aziende, relativamente al personale dipendente.

Negli altri Paesi, la conoscenza della lista dei viaggiatori in arrivo almeno direttamente dalla Cina per via aerea, ha consentito almeno di conoscere la gran parte di chi arrivava. Pur non essendo affatto esclusi, neppure per questi Paesi, gli arrivi per via indiretta, era comunque una prima "traccia": non è detto, infatti, che chi rientra a Parigi da Pechino sia rimasto fermo nella capitale francese.

2) Secondo errore: nessuna prescrizione specifica, se non l'invito ad informarsi al numero verde 1500, nei confronti di coloro che provenivano dalla Cina.

Il Ministero della Salute ha diffuso a mezzo stampa un elenco di "Dieci comportamenti da seguire" per evitare l'infezione Nuovo Coronavirus. Sono comunissime norme di igiene che vanno dall'invito a lavarsi bene le mani, ad evitare contatti ravvicinati, a starnutire o tossire all'interno del gomito. Sulla questione specifica di coloro che erano rientrati dalla Cina, una sola avvertenza: contattare il numero verde 1500 che è stato attivato il 27 gennaio.

Nel sito ministeriale si legge che "vengono fornite indicazioni circa le precauzioni da adottare quando si rientra dalla Cina". Dal 27 gennaio all'11 febbraio, a questo numero verde sono pervenute circa 12 mila telefonate, al ritmo di 750 al giorno. Non è noto quante persone abbiano chiamato per avere informazioni dopo essersi recate in Cina e per avere consigli circa la malattia: ma le telefonate pervenute al 1500 avevano sicuramente un indicativo di chiamata che poteva essere immediatamente utilizzato per rintracciare il nominativo del titolare del numero chiamante e per la geolocalizzazione delle chiamate e degli spostamenti successivi sul territorio. Non si sa nulla di tutto questo: eppure, in caso di epidemia, era una fonte informativa di enorme importanza.

Solo da qualche giorno, è stato finalmente disposto il divieto assoluto per coloro che ritengono di avere i sintomi del coronavirus di recarsi ai Pronto soccorso o dai medici di famiglia. Per loro c'è un sistema di accertamento e cura finalmente specifico. Il guaio è già stato fatto.

3) Terzo errore: il contagio è già avvenuto nelle strutture sanitarie; presso i medici di famiglia, nei Pronto Soccorso e negli Ospedali, a causa della commistione di persone con differenti patologie.

Il fatto è che le sette vittime del Coronavirus sono tutte persone anziane. Sono morte dopo essere state ricoverate in ospedale con altre patologie:
  • un uomo di 78 anni di Vo' Euganeo (Padova) è morto il 21 febbraio. Era ricoverato da una decina di giorni all'ospedale di Schiavonia (Padova) con una diagnosi di polmonite;
  • una donna di 75 anni residente a Casalpusterlengo, uno dei comuni della «zona rossa» del Lodigiano, morta il 22 febbraio. Fatale sarebbe stata una visita al pronto soccorso di Codogno;
  • una donna di 68 anni, di Trescore Cremasco (Cremona) morta all'ospedale di Crema. Aveva un quadro clinico molto compromesso: era ricoverata nel reparto di oncologia con una diagnosi di tumore e poco prima del decesso aveva avuto un attacco cardiaco;
  • un uomo di 84 anni di Villa di Serio è morto a Bergamo, all'ospedale Papa Giovanni: era stato trasferito lì dall'ospedale di Alzano Lombardo con un quadro clinico già compromesso;
  • un uomo di 88 anni, residente a Codogno;
  • un uomo di 80 anni, residente a Castiglione d'Adda morto all'ospedale Sacco di Milano dopo essere stato ricoverato per un infarto all'ospedale di Lodi;
  • un uomo di 62 anni residente a Castiglione d'Adda, è morto all'ospedale di Como. Anche in questo caso si tratta di un paziente che soffriva già di altre di patologie cardiache e doveva sottoporsi a dialisi.

Risultano inoltre infettati numerosi i medici. Ciò dimostra che non c'è stato alcun filtro preventivo che evitasse il contagio nei confronti di altri ammalati e dello stesso personale sanitario:
  1. in provincia di Pavia, sono due, marito e moglie. Lui è medico di base a Pieve Porto Morone e Chignolo Po, mentre lei è una pediatra che lavora nella zona di Codogno;
  2. a Milano, è un dermatologo del Policlinico. Il medico, che è ora ricoverato all'ospedale Sacco. E' stato in due convegni internazionali, uno in Grecia e l'altro in Germania. Il medico è un universitario che trascorre al Policlinico un tempo limitato. Tre specializzandi di dermatologia presentano sintomi compatibili con il virus;
  3. in provincia di Piacenza, tra i sei nuovi contagi ci sono due medici e un infermiere del Polichirurgico.
4) Quarto errore: il caos istituzionale. Usando la decretazione d'urgenza e non i poteri della Protezione civile, il Governo ha creato un pericoloso conflitto istituzionale con le Regioni

Quando ha capito che la situazione gli era sfuggita di mano, il governo si è attivato. Con il decreto legge 23 febbraio 2020, ha disposto una serie di divieti di circolazione delle persone e di attività nelle aree considerate focolaio della epidemia. In pratica, si isolano le aree in cui non è possibile determinare chi ha originato il contagio.

Questa iniziativa, assunta al di fuori del contesto della normativa sulla Protezione civile, ha creato un corto circuito istituzionale: le Regioni si sono sentite scavalcate, ed hanno immediatamente cominciato ad assumere altre decisioni, ancora più rigorose. Dalla Lombardia al Veneto, dalla Emilia Romagna al Piemonte, ognuno è andato avanti per conto suo. Chiudendo scuole, università, musei, ristoranti dopo una certa ora: un manicomio.

Si sta cercando di rimediare, convocando d'urgenza la Conferenza Stato-Regioni, e prevedendo che alcuni atti debbano essere assunti d'Intesa, tra Presidente della Regione e Ministro della Sanità.

La Conferenza Stato-Regioni andava convocata prima del decreto-legge, non dopo.

I rapporti con l'opposizione si tengono in Parlamento, svolgendo apposite Comunicazioni del governo. Non mandando SMS, tanto per fare la mossa.

A voler pensare male, il Governo cerca di cogliere la palla al balzo: l'emergenza sanitaria gli consente di blindarsi.

Con una epidemia in corso, nessuno aprirà una crisi di governo. Non solo: il Governo può mettere la fiducia su tutto, sulle intercettazioni e sulla prescrizione, sapendo che nessuno avrà il coraggio di opporvisi.

Si arriva così allo "stato di eccezione": alla situazione in cui è Sovrano chi agisce per conseguire ciò che lui considera essere il bene collettivo, e che comanda al di fuori di ogni procedura ordinaria.

La legalità istituzionale è compromessa.

La democrazia un orpello.
 
Un Pastrocchio, aspettando il Collasso
Si traccheggia, ma la resa dei conti è solo rinviata
Torna alla pagina degli Editoriali

Alcuni dei Paesi fondatori della Comunità europea, Francia, Italia e Belgio, insieme al Lussemburgo, ritornano insieme, per necessità, come alle origini. Isolano la Germania, che ancora una volta rifiuta ogni solidarietà finanziaria.

D'altra parte, la adesione tedesca alla Comunità ebbe uno scopo molto prosaico, un interesse diretto: resistere meglio alla pressione del Comunismo sovietico. Solo per questo gli Usa misero nel cassetto il Piano Morgenthau, che doveva ridurre la Germania ad una nazione esclusivamente dedita alla silvicoltura.

E' una spaccatura vistosa, davvero inusuale, quella che si è creata in seno all'Unione: agli Stati servono tanti soldi, e subito. Le difficoltà che si stanno affrontando, se non ci sono gli strumenti e le risorse adeguate, potrebbero avere delle conseguenze devastanti.

Nessuno è pronto, per ora, ad affrontare un duplice shock. Sarebbe insostenibile, oggi, un collasso istituzionale e monetario, della Unione europea e dell'Eurozona, che si aggiungesse a quello in corso, economico, finanziario e sociale, che è determinato dalla epidemia del coronavirus.

Questa nuova crisi ha messo a nudo ancora una volta la frattura insanabile che regna all'interno dell'Unione: il Consiglio europeo del 23 marzo, cui hanno partecipato i Capi di Stato e di governo, si è concluso con un nulla di fatto. Per la definizione degli strumenti finanziari indispensabili per superare questa fase di emergenza si è chiesto alla Commissione di preparare una nuova proposta.

Per ora, la regola rimane la stessa di sempre: ognun per sé.

Chi ha bisogno di risorse faccia debiti, se ci riesce: al prezzo che il Mercato fisserà.
Non è più la Unione europea che vincola gli Stati: su proposta della Commissione europea, è stata dichiarata la clausola di crisi generale che consente di non rispettare i vincoli del Fiscal Compact e di superare il limite del deficit al 3% del PIL.

Naturalmente, chi ha le finanze in disordine, come l'Italia, pagherà molto di più per ottenere i prestiti dal mercato. E' la ovvia punizione, dicono i Paesi del Nord, per non aver ridotto il debito negli scorsi anni.

Una soluzione, comunque, ci sarebbe: chi ha bisogno di aiuto può chiederlo al Fondo Salva Stati, il MES.
E' lo strumento idoneo per accedere alle risorse che servono: così sostengono i falchi europei guidati dalla Germania, che usa l'Olanda come testuggine e l'Austria come rincalzo. E' comunque un prestito, che deve essere garantito adeguatamente. Serve l'impegno ad imporre profondi sacrifici alla popolazione, anche se benevolmente rinviati ad un momento successivo, quando l'emergenza dell'epidemia sarà stata superata.

Il tentativo di mettere sotto tutela l'Italia, obbligandola a chiedere l'aiuto del MES, era evidente da tempo: le sue forze politiche sovraniste sono un pericolo per il dominio tedesco, che viene esercitato attraverso i vincoli finanziari. E sono mesi, infatti, che l'opposizione denuncia la pericolosità di questo strumento e delle modifiche che vengono prospettate al Trattato istitutivo.

Ma la garrota finanziaria ora si stringerebbe anche attorno al collo della Spagna, che già ha dovuto accettare gli aiuti europei per salvare le sue banche, indebitate soprattutto con quelle tedesche. Tanti altri Paesi si trovano nelle stesse condizioni, ma l'esperienza del risanamento imposto alla Grecia fa paura: la Troika non la vuole nessuno.

Per resistere al ricatto del MES, si è formata così una ampia coalizione di Paesi europei. Ai tristemente famosi PIIGS, e dunque a Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, se ne sono aggiunti altri: Francia, Slovenia, Lussemburgo e Belgio.

Tutti insieme, il 25 marzo, hanno scritto al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel una lettera in cui hanno sollecitato una soluzione condivisa, con costi di accesso al Mercato uguali per tutti:

"In particolare, dobbiamo lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell'UE per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia.
Vi sono valide ragioni per sostenere tale strumento comune, poiché stiamo tutti affrontando uno shock simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti. E dobbiamo rendere conto collettivamente di una risposta europea efficace ed unita".

Non sfugge a nessuno il fatto che a guidare la partita di questa rinata Comunità europea ci sia la Francia, che per la prima volta si è schierata apertamente su un fronte diverso da quello tedesco.

Per superare l'impasse, si prepara un pastrocchio, cercando di usare ogni possibile sponda, compresa la BEI.

Anche la Francia fa lo stesso: propone di usare le risorse del bilancio dell'Unione, che arriverebbero a 400 miliardi. Probabilmente compra tempo, aspetta di vedere se è la Germania che fallisce per prima, sotto il peso di un enorme comparto automobilistico ormai fermo, di un sistema bancario oberato di impegni in dollari e di un modello export-led che non ha più futuro.

Tutto l'armamentario costruito negli ultimi anni in Europa per contrastare una possibile crisi si è dimostrato inutile, dal Fiscal Compact al MES.

Anche i limiti che furono posti al Qe della BCE sono saltati: di recente, ha annunciato che potrà comprare i titoli di Stato che crede, senza rispettare la proporzione del capitale versato dai Paesi dell'Eurozona. Forse sarà la Corte costituzionale tedesca a dare il colpo di grazia al sistema, nella sentenza prevista il 5 maggio prossimo, quando si pronuncerà definitivamente sulla compatibilità del quantitative easing con i principi stabiliti nella Legge fondamentale della Germania.

Gli annunci rassicuranti arrivano, anche da parte dell'Unione europea, per stemperare il clima di ostilità che è montato contro di essa nelle ultime settimane. Ma dietro ogni parola, dietro ogni misura, si nascondono ancor più incertezze ed interrogativi: la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha appena inviato una lettera che viene pubblicata con il titolo "Scusateci, ora la Ue è con voi", in cui afferma: "L'Europa vuole dare una mano, stanziando risorse per finanziare la cassa integrazione. L'Unione stanzierà fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi più duramente colpiti, a partire dall'Italia per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. Questo sarà possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri – dimostrando vera solidarietà". Si ritorna alla questione dei prestiti degli Stati: suona già come una beffa, visto che all'Italia questi prestiti costeranno di più che agli altri Paesi.

Anche il Governo italiano deve prestare molta attenzione: ha detto orgogliosamente "no al MES!", togliendo così ogni arma propagandistica all'opposizione. Ma, in realtà, gioca da solo, sia in attacco che in difesa: non ha nessuna idea sul da farsi a livello europeo, e si farà imporre un pastrocchio purchessia.

Dopo tutte le promesse fatte, ed a fronte di una sospensione generalizzata dell'attività economica che nessun altro Paese al mondo ha decretato per fronteggiare l'epidemia, ora deve portare a casa molti soldi. Altrimenti, ci sarà un collasso tale da obbligarci ad uscire dalla Unione europea, che trascineremo con noi nel baratro.

Esattamente quello che i Sovranisti volevano.

Ed è ben per questo, che l'opposizione tace.

Si traccheggia, ma la resa dei conti è solo rinviata.

Un Pastrocchio finanziario, aspettando il Collasso.
 
Ricevo e condivido quanto segue, con una premessa:
sono sicuro al 100% della veridicità delle affermazioni di carattere giuridico ed economico, non altrettanto di quelle più strettamente medico :
" Lo sapevate che la pandemia non è mai stata dichiarata da OMS, ma solo il rischio pandemico, e quindi questa clausura è illegale ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che un decreto del presidente del consiglio dei ministri non può MAI avere valore di legge ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che il virus non provoca la polmonite interstiziale che stanno curando, ma trombosi polmonare e quindi gli intubati sono stati, di fatto, uccisi ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che l'autocertificazione siete invitati a farla, ma nessuno ve lo può ordinare?
No. Ora lo sapete.
Sapevate che se la fate e dichiarate il vostro stato medico questo è specificatamente nullo e vietato dalla legge?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che nei primi tre mesi di quest'anno in Italia sono morte meno persone che nel corrispondente periodo del 2019. Indipendentemente dalle cause ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che nessun paese al mondo sta subendo una clausura economicamente devastante come il nostro ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che se si sente male un vostro caro, anziano, ve lo sottraggono e dopo averlo sottoposto a cure non scelte né accettate, lo fanno morire da solo e probabilmente ve lo ridanno incenerito, dentro un barattolo e ciò è ASSOLUTAMENTE illegale ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapete che il governo invece di decidere lui tramite ministri e funzionari ha chiamato una squadra di tecnici ELETTA DA NESSUNO, facenti parte il grande mondo della grande finanza, che decideranno cosa noi potremo fare, dove andare quanto allontanarci da casa.... in flagrante violazione di ogni legge e della Costituzione Italiana ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che i membri di questa squadra accettano di farne parte solo se potranno agire in segreto e se avranno l'immunità totale dalle richieste di risarcimento dei danni che potrebbero causare ?
No. Ora lo sapete.
Lo sapevate che ad accettare di esser tratti da schiavi si diventa schiavi.
Ora lo sapete.
La libertà è una scelta.

Francesco Neri "
 
Chi c’è dietro la task force voluta dal presidente Giuseppe Conte per traghettare l’Italia verso la cosiddetta fase due? Risponde su #Byoblu24, con la sua personale analisi, il direttore di ImolaOggi Armando Manocchia. Una task force – spiega il direttore – al servizio dell’Unione Europea e di organizzazioni che fanno gli interessi dei grandi capitalisti, delle multinazionali straniere e dell’alta finanza. “Cosa hanno a che vedere queste élite con i popoli?”, si chiede in maniera retorica Manocchia.

FASE DUE: I LUPI CHE PORTERANNO GLI AGNELLI NEI NUOVI RECINTI - Armando Manocchia a #Byoblu24
FASE DUE: I LUPI CHE PORTERANNO GLI AGNELLI NEI NUOVI RECINTI - Armando Manocchia a #Byoblu24
Chi c’è dietro la task force voluta dal presidente Giuseppe Conte per traghettare l’Italia verso la cosiddetta fase due? Risponde su #Byoblu24, con la...
upload_2020-4-16_11-12-25.png
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto