fo64
Forumer storico
da http://www.libertaegiustizia.it:
Il Cavaliere ordina: votate il Salvatutti
di Olga Piscitelli
03/05/2005
“Più che un blitz, un colpo di mano: il decreto sulla competitività riguardava altro, hanno aggiunto pezzi che intervengono sul processo civile, su quello di cassazione, sulle procedure concorsuali, sulla bancarotta”.
Cladio Castelli, segretario di Magistratura democratica spiega così il maxi emendamento inserito a sorpresa dalla Commissione Bilancio del Senato nel decreto sulla competitività.
“Quell’emendamento – spiega ancora Castelli – contiene la delega al Governo sia per la riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali, sia per estendere a tutte le controversie civili il nuovo rito societario e quei principi contenuti nel disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura civile che è già stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 ottobre 2003, ma che fino a oggi non è mai stato assegnato alle commissioni Giustizia del Parlamento”.
Per il reato di bancarotta che succede?
“Per alcuni tipi di bancarotta fraudolenta la pena massima viene ridotta da 10 a 4 anni di reclusione con la conseguenza che il termine massimo di prescrizione scenderebbe da 22 anni e mezzo e 7 anni e mezzo. Preoccupa soprattutto il fatto che il massimo della pena viene minacciato per l’imprenditore individuale e mai per il manager di società che secondo questo emendamento maneggia soldi che non gli appartengono. Un colpo di spugna: travolge larga parte dei processi penali per bancarotta fraudolenta. E’ un segno emblematico del rapporto esistente per molti tra "competitività" e bancarotta".
La bancarotta, di fatto, è depenalizzata...
"Il rischio di prescrizione è altissimo, anche perché questo tipo di reati ha bisogno di tempi lunghi per gli accertamenti. Ma il caso delle bancarotte è solo uno degli aspetti, nemmeno il più rilevante. Colpisce e fa notizia perché vengono subito alla mente le vicende Cirio e Parmalat: quei fallimenti risalgono al 2003 ma non è ancora cominciata l’udienza preliminare che avvia il processo. Questo maxi-emendamento non ha nulla a che vedere nemmeno con tutta la discussione sulla riforma del diritto fallimentare che era stata affidata e proprio da questo ministro della Giustizia a una commissione ad hoc”.
Ci spieghi.
“Il decreto sulla competitività è solo il pretesto per amnistie mascherate e soprattutto per stravolgere il processo civile. Il tutto in barba al Parlamento che viene espropriato di una discussione più che auspicabile, necessaria. Questo maxi-emendamento butta nel cestino, senza peraltro tener conto alcuno di elaborazioni e discussioni, disegni di legge precedenti a volte già ampiamente discussi dentro e fuori dal Parlamento. Viene posto nel nulla il testo sulla riforma urgente del processo civile presentato a dicembre del 2001 al Consiglio dei Ministri e, dopo l'unificazione con altre proposte, approvato all'unanimità dalla Commissione Giustizia della Camera a luglio del 2003. Il testo della miniriforma rielaborato dalal Commissione giustizia del Senato viene svuotato di significato e depotenziato”.
Il processo civile, lei dice, ne esce stravolto, ma cosa cambia nel dettaglio?
“Succede che viene applicato un modello come quello del diritto societario al processo civile. La scelta del rito viene rimessa alle parti, con gravi effetti sul piano organizzativo, tra l’altro. Ma poi quel modello rischia di riportarci al processo scritto di vecchia memoria, fondato sullo scambio di memorie, che spazza via la dialettica tra giudice e parti e allunga ulteriormente i tempi del processo”.
Tutto questo senza che vi sia discussione alcuna nè in Parlamento, nè tra giuristi e tecnici.
“Siamo ai colpi di mano e al caos normativo che espropriano il Parlamento di una reale discussione e ignorano e rendono inutile il contributo già più volte fornito dalla dottrina, dall'avvocatura, dall'università e dalla magistratura. Il Governo introduce modifiche di enorme peso sul giudizio di cassazione e sull'arbitrato, mentre l'esame del disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura civile non risulta neppure avviato dalle commissioni parlamentari”.
Contro questa legge-vergogna si mobilitano con un appello giuristi, docenti universitari, avvocati e magistrati.
Tra i primi firmatari, l’ex deputato di Forza Italia Raffaele Della Valle, il pm veneziano Carlo Nordio che presiede la commissione per il nuovo codice penale, Marco De Luca e Vittorio Angiolini, legali della nuova Parmalat del commissario Bondi; avvocati come Bovio, Mucciarelli, Pulitanò, Gilli, Lanzi, Dinoia, Minniti, Diodà e l’ispettore capo del ministero della Giustizia Giovanni Schiavon; professori universitari come Alessandri, Marinucci, Dolcini, Palazzo e Bartoli; magistrati come Carfì, Romanelli, Paluchowski e Cerqua, il giudice che condannò Licio Gelli per il crac del Banco Ambrosiano.
Il Cavaliere ordina: votate il Salvatutti
di Olga Piscitelli
03/05/2005
“Più che un blitz, un colpo di mano: il decreto sulla competitività riguardava altro, hanno aggiunto pezzi che intervengono sul processo civile, su quello di cassazione, sulle procedure concorsuali, sulla bancarotta”.
Cladio Castelli, segretario di Magistratura democratica spiega così il maxi emendamento inserito a sorpresa dalla Commissione Bilancio del Senato nel decreto sulla competitività.
“Quell’emendamento – spiega ancora Castelli – contiene la delega al Governo sia per la riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali, sia per estendere a tutte le controversie civili il nuovo rito societario e quei principi contenuti nel disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura civile che è già stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 24 ottobre 2003, ma che fino a oggi non è mai stato assegnato alle commissioni Giustizia del Parlamento”.
Per il reato di bancarotta che succede?
“Per alcuni tipi di bancarotta fraudolenta la pena massima viene ridotta da 10 a 4 anni di reclusione con la conseguenza che il termine massimo di prescrizione scenderebbe da 22 anni e mezzo e 7 anni e mezzo. Preoccupa soprattutto il fatto che il massimo della pena viene minacciato per l’imprenditore individuale e mai per il manager di società che secondo questo emendamento maneggia soldi che non gli appartengono. Un colpo di spugna: travolge larga parte dei processi penali per bancarotta fraudolenta. E’ un segno emblematico del rapporto esistente per molti tra "competitività" e bancarotta".
La bancarotta, di fatto, è depenalizzata...
"Il rischio di prescrizione è altissimo, anche perché questo tipo di reati ha bisogno di tempi lunghi per gli accertamenti. Ma il caso delle bancarotte è solo uno degli aspetti, nemmeno il più rilevante. Colpisce e fa notizia perché vengono subito alla mente le vicende Cirio e Parmalat: quei fallimenti risalgono al 2003 ma non è ancora cominciata l’udienza preliminare che avvia il processo. Questo maxi-emendamento non ha nulla a che vedere nemmeno con tutta la discussione sulla riforma del diritto fallimentare che era stata affidata e proprio da questo ministro della Giustizia a una commissione ad hoc”.
Ci spieghi.
“Il decreto sulla competitività è solo il pretesto per amnistie mascherate e soprattutto per stravolgere il processo civile. Il tutto in barba al Parlamento che viene espropriato di una discussione più che auspicabile, necessaria. Questo maxi-emendamento butta nel cestino, senza peraltro tener conto alcuno di elaborazioni e discussioni, disegni di legge precedenti a volte già ampiamente discussi dentro e fuori dal Parlamento. Viene posto nel nulla il testo sulla riforma urgente del processo civile presentato a dicembre del 2001 al Consiglio dei Ministri e, dopo l'unificazione con altre proposte, approvato all'unanimità dalla Commissione Giustizia della Camera a luglio del 2003. Il testo della miniriforma rielaborato dalal Commissione giustizia del Senato viene svuotato di significato e depotenziato”.
Il processo civile, lei dice, ne esce stravolto, ma cosa cambia nel dettaglio?
“Succede che viene applicato un modello come quello del diritto societario al processo civile. La scelta del rito viene rimessa alle parti, con gravi effetti sul piano organizzativo, tra l’altro. Ma poi quel modello rischia di riportarci al processo scritto di vecchia memoria, fondato sullo scambio di memorie, che spazza via la dialettica tra giudice e parti e allunga ulteriormente i tempi del processo”.
Tutto questo senza che vi sia discussione alcuna nè in Parlamento, nè tra giuristi e tecnici.
“Siamo ai colpi di mano e al caos normativo che espropriano il Parlamento di una reale discussione e ignorano e rendono inutile il contributo già più volte fornito dalla dottrina, dall'avvocatura, dall'università e dalla magistratura. Il Governo introduce modifiche di enorme peso sul giudizio di cassazione e sull'arbitrato, mentre l'esame del disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura civile non risulta neppure avviato dalle commissioni parlamentari”.
Contro questa legge-vergogna si mobilitano con un appello giuristi, docenti universitari, avvocati e magistrati.
Tra i primi firmatari, l’ex deputato di Forza Italia Raffaele Della Valle, il pm veneziano Carlo Nordio che presiede la commissione per il nuovo codice penale, Marco De Luca e Vittorio Angiolini, legali della nuova Parmalat del commissario Bondi; avvocati come Bovio, Mucciarelli, Pulitanò, Gilli, Lanzi, Dinoia, Minniti, Diodà e l’ispettore capo del ministero della Giustizia Giovanni Schiavon; professori universitari come Alessandri, Marinucci, Dolcini, Palazzo e Bartoli; magistrati come Carfì, Romanelli, Paluchowski e Cerqua, il giudice che condannò Licio Gelli per il crac del Banco Ambrosiano.