Telecom Italia (TIT) Il gruppo Tronchetti ho versato 11 milioni di euro

tontolina

Forumer storico
Telecom, spia per 11 milioni di euro
Venerdí 02.06.2006 08:59

"Così spiavo per Telecom". Dopo le durissime polemiche con Marco Tronchetti Provera a proposito delle intercettazioni telefoniche illegali denunciate dal vicedirettore della Repubblica Giuseppe D'Avanzo in una lunga inchiesta giornalistica, il quotidiano diretto da Ezio Mauro torna pesantemente a occuparsi dello scandalo. "Intervista allo 007 privato Emanuele Cipriani: dal gruppo Tronchetti ho avuto 11 milioni di euro".

"Alcuni dei reati - dice l'intervistato - che mi hanno contestato li comprendo. In altri non mi riconosco". Parla Emanuele Cipriani, l´uomo del dossier Telecom, 46 anni, lo 007 privato indagato (con Giuliano Tavaroli, fino a pochi giorni fa capo della sicurezza aziendale Telecom e quindi Pirelli) per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali per l´acquisizione di notizie sensibili. "Dal gruppo Tronchetti ho avuto 11 milioni di euro", dice nell´intervista a Repubblica. E aggiunge: "Nei miei fascicoli ho raccolto un venti per cento di notizie sensibili: oggi non lo rifarei più". [è pentito?]

Il Sole 24 Ore difende apertamente il ministro Padoa Schioppa in un corsivo di prima pagina dal titolo, "I colori dei conti", e invita gli altri ministri del governo Prodi a comportarsi con la stessa coerenza di Padoa Schioppa.

Sempre sulla prima pagina del Sole 24 Ore Orazio Carabini firma un editoriale sui commenti alla relazione del governatore della Banca d'Italia dal titolo eloquente: "Consensi, applausi e un po' di ipocrisia". La polemica prende di mira il banchiere Bazoli che minimizza sugli scandali bancari e il gruppo Benetton che plaude ai discorsi di Draghi ma poi indirizza i suoi investimenti su Rcs invece che su settori di sviluppo dell'economia.

E a proposito dell'operazione Rcs il quotidiano Finanza&Mercati scrive malignamente: "Benetton e Toti soci graditi al patto ma senza poltrona nel salotto Rcs". Il quotidiano di De Paolini poi, lancia un altro argomento: "Opa libera, è già febbre da dossier". "La deregulation di Draghi scatena le banche d'affari".

"Profumo: la crescita? Tocca alle Generali". Con questo titolo il Corriere della Sera apre le pagine dell'economia. Un titolo che avrebbe meritato forse un richiamo in prima pagina. "Le Generali? La più grande compagnia italiana è destinata a un matrimonio crossborder stile Unicredito-Hvb che porterà in dote il raddoppio della capitalizzazione. E di conseguenza un assetto proprietario nel quale Mediobanca non sarà più punto di riferimento". Non è tra virgolette ma è quanto sosterrebbe, secondo Sergio Bocconi, l'amministratore delegato di Unicredito, Alessandro Profumo.

"Borsa sempre più blindata", titola invece il quotidiano finanziario Mf. Dal 1998 a oggi raddoppiano il peso dei patti di sindacato tra azionisti in termini di capitalizzazione. Le coalizioni controllano oggi il 34,3% delle società di piazza affari".



http://canali.libero.it/affaritaliani/Rubriche/Tra_le_righe/tralerighe2giugno.html?pg=2
 
Telecom choc/ Parla l'uomo dei dossier: "Schedavo manager e politici. Ho raccolto almeno un venti per cento di informazioni sensibili"Venerdí 02.06.2006 09:52

Emanuele Cipriani, 46 anni, ex-funzionario della Banca Nazionale dell'Agricoltura, è "l'uomo dei dossier Telecom", per usare una formula giornalistica. Guai, però, a chiamarlo "spione". "Spione mi sembra un'insinuazione malevola. Io sono un imprenditore della sicurezza privata".

Riepiloghiamo per i lettori. A Milano, lei è indagato, con Giuliano Tavaroli, fino a pochi giorni fa capo della sicurezza aziendale Telecom e quindi Pirelli, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali per l'acquisizione di notizie "sensibili".
"Alcuni dei reati che mi hanno contestato li comprendo. In altri non mi riconosco".

È un fatto che presso un collaboratore della sua agenzia di investigazioni "Polis d'istinto" è stato trovato un dvd da cui, per il momento, sono state estratte 35 mila pagine di informazioni riservate. Secondo alcuni, è solo una parte dei dossier che, per altri, sarebbero addirittura 100 mila. Cominciamo da qui. Quanti sono questi benedetti dossier? Quanti i file?
"Devo chiarire che non potrò rispondere alle domande che sono state oggetto dei miei tre interrogatori secretati. È un impegno che ho preso con il pubblico ministero e intendo rispettarlo. Vengo alla vostra domanda. Solo una piccola parte del contenuto del dvd è riservato. Non ricordo il numero dei file contenuti in quel dvd, protetto da un codice crittografico alfanumerico che io ho aperto fornendo ai magistrati la password. Posso dire che vi sono decine e decine di migliaia di pagine di testo elettronico. I dossier raccolgono più file e, per quello che posso ricordare in questo momento, saranno centinaia".

Si è detto che i dossier sono costruiti secondo un protocollo che raccoglie dati anagrafici, patrimoniali, partecipazioni in società, relazioni personali. Lo può confermare?
"È vero. Nel corso degli anni abbiamo messo a punto un format che utilizzavamo per sintetizzare al cliente le conclusioni della nostra inchiesta".

Ci può dire quali erano le singole voci del "format"?
"A questa domanda non posso rispondere".

Il dvd raccoglie comunque le indagini delle sua Polis d'istinto? E che significa poi "Polis d'istinto"?
"È diventata Polis d'istinto per un errore burocratico della segretaria del commercialista. Doveva essere Police d'istinto. Comunque, no. Il dvd raccoglie non le indagini della Polis d'istinto, ma di due mie società di investigazione privata registrate all'estero".

Quali?
"La "Worldwide Consultant Security ltd." (Wcs) di Londra, prima, e la "Security Research Advisor ltd." (Sra) sempre di Londra, dopo. La stampa ha parlato della "Plus Venture Management" (Pvm) delle Isole Vergini, ma non è una società operativa".

Queste due società e la Polis d'istinto fornivano servizi a Pirelli e Telecom?
"Diciamo che Polis d'istinto dipendeva per il 45-50 per cento del fatturato dalle commesse di Pirelli e Telecom. Wcs e Sra per il 75-80 per cento".


Quindi, i dossier all'esame della Procura di Milano sono lavoro di Polis d'istinto o di Wcs e Sra?
"Polis d'istinto, oggi di fatto in liquidazione, ha tutto in regola. Sono indagato per il lavoro svolto con le due società estere".

Quindi il denaro che le è stato sequestrato all'estero appartiene a queste due società estere?
"Esatto. E ammonta a circa 11 milioni di euro".


Si sospetta che lei abbia fatto da vettore per la creazione di fondi neri o provviste personali di dirigenti Telecom all'estero e dunque che parte di questi 11 milioni non siano suoi.
"È una sciocchezza. Quel denaro è mio. L'ho guadagnato con il mio lavoro, che è sempre stato riconosciuto come eccellente. Forse il migliore che fosse possibile reperire sul mercato italiano. Non ero un investigatore con gli occhiali neri e la macchina fotografica al collo che si dà da fare per documentare tresche e corna. Il nostro mondo si è molto evoluto. Oggi, devi essere capace di raccogliere informazioni in Sud America e in Africa. E se ti azzardi a dire riunione, invece che "staff meeting", o telefonate, invece che "conference call", appari uno sprovveduto".

Le due società estere, lei ha detto, hanno lavorato per gran parte a vantaggio di Pirelli e Telecom. Chi le commissionava le indagini?
"Il direttore della Security di Pirelli e di Telecom".

Giuliano Tavaroli?
"Negli ultimi anni, sì. Ma non solo lui. Prima, altri direttori della sicurezza".

Da quanto tempo conosce Giuliano Tavaroli?
"Da trent'anni. Eravamo quindicenni e giocavamo insieme all'oratorio di Albenga, dove allora lavorava mio padre, direttore di banca. Giuliano era stato molto sfortunato. Aveva, a quella tenera età, perso entrambi i genitori e mio padre si legò a lui come a un figlio. Da allora, la nostra amicizia non è mai venuta meno. Quando Giuliano era all'Anticrimine dei carabinieri di Milano, si fermava a Firenze ogni volta che poteva. L'ultima volta che l'ho visto è stato a febbraio dello scorso anno, al funerale di mio padre. Questo pasticcio era già cominciato. Da allora, se si escludono gli auguri di Natale, mi ha mandato un sms il giorno della nascita di mia figlia, 35 giorni fa".

Quindi era Tavaroli che le chiedeva il lavoro di informazione.
"Sì, anche lui. Aveva portato prima in Pirelli e poi in Telecom una ventata di innovazione. Un metodo. Il metodo Tavaroli aveva trasformato annoiati impiegati in intraprendenti e attivissimi funzionari della sicurezza, capaci di sorveglianza societaria e finanziaria in ogni angolo del mondo in cui quelle società avevano un qualche interesse. Oggi, se dici Pirelli non ha senso pensare soltanto ai pneumatici e ai cavi".


Lei ha lavorato per la Telecom di Colaninno, mentre lavorava per la Pirelli di Tronchetti. Quando Tronchetti ha acquisito Telecom di Colaninno, per chi dei due ha lavorato?
"Sollevai subito con Telecom e con Pirelli il mio possibile conflitto di interesse. Entrambi mi rassicurarono e, in quel periodo, Telecom mi mise a lavorare su questioni internazionali".

Telecom choc/ Parla l'uomo dei dossier: "Schedavo manager e politici. Ho raccolto almeno un venti per cento di informazioni sensibili"
Venerdí 02.06.2006 09:52


In quel momento decisivo per le sorti delle due aziende, immaginiamo che buone informazioni fossero merce preziosa. Possibile che non le fu chiesto nulla?
"Non mi è stato mai chiesto di tradire la fiducia dei miei committenti".

Nei file contenuti nel suo dvd, ci sono dossier che riguardano i vecchi proprietari di Telecom, come Gnutti e la sua Hopa o Consorte e la sua Unipol?
"Posso dire che né Gnutti né Consorte sono stati, in modo diretto, "soggetti di interesse" del mio lavoro. Non posso escludere che nei file ci siano riferimenti casuali alle società di Gnutti o ad Unipol".

Nel dvd ci sono dossier su politici?
"Non posso continuare a rispondere. Posso solo dire che ci sono file che riguardano persone fisiche e giuridiche".

È un fatto certo che ci sia un lavoro di investigazione su un arbitro di calcio: Massimo De Santis. Da chi le fu commissionato?
"Dalla Pirelli".

Da chi in Pirelli?
"Non, come ho letto, dal dottor Tronchetti Provera che non ho mai incontrato. Fu un incarico come gli altri".

E si chiese il motivo di quell'obiettivo così eccentrico? Immaginò che fosse un lavoro per l'Inter?
"Non facevo domande. Mi preoccupavo soltanto di dare risposte. Puntuali e sollecite".

A un amico come Tavaroli, una domandina la si poteva fare.
"Non conoscete Giuliano. L'amicizia è la prima cosa che accantona quando si lavora. Mi è toccato più di una volta subire, anche in pubblico, qualche sonoro cazziatone".



Ha investigato su altri personaggi del mondo del calcio?
"Non ricordo nel dettaglio, ma lo escluderei".

Un altro dossier di cui si favoleggia è quello che riguarda Afef, la moglie di Marco Tronchetti Provera. Nel dvd-archivio ci sarebbero informazioni che la riguardano.
"Questa è un'infamia. Io sono un professionista corretto. E mi sale il sangue alla testa se mi si dice che ho tradito la fiducia di chi me l'ha concessa offrendomi del lavoro. Non ho mai raccolto informazioni sulla signora, che non conosco personalmente. Come, ripeto, non conosco il dottor Tronchetti Provera. Diffondere queste menzogne mi danneggia in modo irreparabile. Peraltro, ce n'è un'altra in giro dannosissima".

Quale?
"Che io avrei subappaltato le investigazioni contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini. Non è vero. È un'assurdità. Per fortuna, degli autori di quella iniziativa io non ho neanche i biglietti da visita, né mi è mai capitato di incontrarli ad un congresso di security".

Rimaniamo su Afef. Che tipo di file ci sono sulla signora nel dvd?
"Nessuno. Solo brevi riepiloghi delle prestazioni da noi fornite per la sicurezza sua e del dottore. Era soprattutto un lavoro di tutela: la partecipazione a un congresso, una sfilata di moda. Nulla di più. Nessuna torbida informazione. Soltanto il resoconto del servizio svolto".

Torniamo al suo rapporto con Tavaroli e ai dossier preparati per suo ordine. Che tipo di informazioni le forniva Tavaroli sul "soggetto di interesse"?
"Nulla. A volte soltanto un fax o un biglietto da visita. E io partivo da lì per il mio lavoro. Al più, se si trattava di una società di cui si doveva valutare la solidità, le schede o le informazioni elaborate dalla direzione commerciale di Telecom o Pirelli".

Avrà pure ricevuto delle indicazioni su che cosa concentrarsi?
"No. Il più delle volte c'era il nome e una scritta sotto: "Tutto"".

Che significa "tutto"?
"Significa tutto. Tutto quel che è possibile sapere su una società o una persona. Un lavoro a 360 gradi, come diciamo noi".

Questo "tutto" prevedeva anche qualche manovra borderline?
"Sentite, se in questo momento mi trovo in questa situazione è perché il 20 per cento delle informazioni da me procurate erano riservate. Oggi non lo rifarei".

Cioè, il modo di acquisire quelle informazioni era illegale?
"Lo accerterà la magistratura".

Di che si trattava? Di accessi abusivi a banche dati?
"Di questo non posso parlare, fa parte dell'accertamento giudiziario".

Le chiediamo ancora: Tavaroli le ha mai offerto a sostegno della sua attività tabulati telefonici o, addirittura, intercettazioni?
"Mai".

Non vorrà dire, Tavaroli a parte, che in Italia sia così difficile procurarsi abusivamente tabulati telefonici?
"Non sto dicendo questo. Fino a quando ho lavorato io, il mercato dei tabulati telefonici era addirittura florido. Io dico che Tavaroli non me li ha mai forniti, né io li ho mai cercati. Anzi, ricordo un episodio: nel 2003, passeggiando nel centro di Milano, mi propose un'operazione per stroncare quel mercato. Mi chiese di fare da esca. Di chiedere in giro e comprare tabulati, per smascherare i dipendenti infedeli che ne facevano commercio. Il progetto era appoggiato anche da Adamo Bove, allora uomo della sicurezza Tim. Osservai che acquistare tabulati comportava dei rischi. Tavaroli mi rassicurò, dicendo che ne avrebbe parlato all'autorità giudiziaria prima di mettermi all'opera. Poi, della cosa non se ne fece nulla. Racconto questo episodio per dire che, non solo io non ho mai utilizzato tabulati o intercettazioni, ma che il mio committente, Tavaroli, era impegnato a stroncare quel traffico illegale".


Pare che la maggior sorpresa del suo archivio elettronico la riservino gli accertamenti patrimoniali all'estero. È così facile ficcare il naso nei conti esteri degli italiani?
"Ci sono società estere specializzate in intelligence patrimoniale. Questo lavoro, che si costruisce con gli anni, era svolto anche dai miei corrispondenti all'estero. Miei collaboratori insomma. Brava e ben pagata. Come per altro accadeva anche in Italia, dove potevo contare su analisti, consulenti, giornalisti...".

Giornalisti?
"Sì lavoravano per me due giornalisti specializzati in terrorismo e crimine organizzato che, ora, mi risulta abbiano collaborazioni con Telecom. L'ex vicedirettore di "Famiglia Cristiana" Guglielmo Sasinini e Francesco Silvestri, già direttore di "Narcomafie". Li pagavo con regolare fattura. Erano molto bravi ad analizzare gli scenari mondiali. Anche complessi".

Lei conosce Marco Mancini, numero due del Sismi?
"Marco l'ho conosciuto alla metà degli anni '80, quando lavorava con Giuliano all'Anticrimine dell'Arma dei carabinieri di Milano. Ho avuto con lui e con la sua bellissima famiglia, un rapporto molto intenso e profondo. Sono molto affezionato ai Mancini".

Il suo lavoro ha tratto vantaggio da questo rapporto di amicizia?
"Non dovete mescolare l'amicizia al lavoro. Marco ha una forte sensibilità istituzionale che sa tenere ben distinti l'amicizia da questioni di altro tipo. Mai ho approfittato del nostro rapporto né lui me l'avrebbe consentito".

Ammetterà che è difficile credere che voi tre - lei, Giuliano Tavaroli, Marco Mancini - tre ragazzi cresciuti insieme che fanno, per organizzazioni diverse, lo stesso mestiere al mercato delle informazioni non si danno una mano scambiandosi, di tanto in tanto, qualche notizia o dossier riservato.
"Mi rendo conto che è difficile crederlo. Ma è così".

Dicono che tra i suoi amici ci sia anche un altro ingombrante personaggio, Licio Gelli.
"È un'altra sciocchezza. Non conosco Licio Gelli, anche se mi è capitato di incontrarlo in circostanze non felici, come il funerale di sua figlia. La verità è che da oltre 15 anni sono amico di suo figlio Raffaello e della moglie Marta".

Lei è massone?
"No. Né frequento circoli. Da un anno e mezzo conduco vita ritirata e peraltro nessuno si affanna a venirmi a trovare".

In effetti, anche il suo amico Tavaroli oggi la definisce "avido" in un colloquio con il Sole-24 Ore.
"Avido io? Potrei dire che è lui troppo disinteressato all'aspetto economico. Voglio credere che ci sia stato un eccesso di sintesi. Di Giuliano penso e voglio pensare solo bene".

Da Repubblica

http://canali.libero.it/affaritaliani/scandaloTelecom.html?pg=1
 
l'hanno beccato con le mani nella marmellata e si difende come può
e dice di essere un investigatore privato e che stava "lavorando"
 
debene colpisce ancora ma tronki non è bue

Retroscena/ De Benedetti attacca Tronchetti Provera perché vuole La7
Lunedí 05.06.2006 13:52

Carlo De Benedetti vuole La7. Per alcuni, questo sarebbe il motivo che spingerebbe il quotidiano la Repubblica ad attaccare la Telecom di Marco Tronchetti Provera sullo scandalo delle intercettazioni. A rivelarlo, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri in una lunga lettera di Oscar Giannino. Secondo Libero, infatti, dietro la denuncia delle intercettazioni telefoniche illegali, fatta dal vicedirettore Giuseppe D'Avanzo tra il disinteresse di tutti gli altri giornali, ci sarebbe la volontà di appropiarsi della tivù di Mr Telecom.

Ecco cosa scrive Giannino. "Come si spiega, che Repubblica rompa il generale silenzio pro Telecom? Le spiegazioni possibili sono almeno due, anch’esse una più interessante dell’altra. Chi parla con il direttore Ezio Mauro, sa che egli esclude che l’assalto sia frutto di interessate sollecitazioni da parte dell’editore, De Benedetti. E’ pura farina dei due noti pistaroli d’assalto, Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini, dice il direttore".

"Personalmente non ho motivi per non credere alla buona fede di Mauro. Tranne una riserva, però - continua Giannino -. Se la campagna è solo frutto della caparbietà dei due meritori cronisti, allora va ricordata una cosetta. Da due anni a questa parte Bonini-D’Avanzo hanno messo nel mirino il Sismi di quel galantuomo di Niccolò Pollari. E poiché con l’accusa al Sismi di aver passato a Bush la bufala dell’uranio comprato in Niger da Saddam Hussein hanno preso un gigantesco buco nell’acqua, è bene sapere che l’insistenza sul caso Telecom potrebbe mascherare la solita ossessione: tornare a dire che la colpa non è degli uomini Telecom, ma del Sismi stesso per via del rapporto che legava Tavaroli e Cipriani a Marco Mancini, uno dei responsabili del controspionaggio italiano nella gestione Pollari.

C’è poi la seconda spiegazione. Quella di una vera guerra nel capitalismo italiano, non solo a colpi di dossier. Non c’è bisogno affatto di immaginare che De Benedetti telefoni lui a Bonini e D’Avanzo per indicargli Tronchetti come bersaglio. Ma Tronchetti è un tale peso massimo che la campagna non può avvenire senza che l’editore sia d’accordo".

Ed ecco il punto della ricostruzione pubblicata oggi: le mire di De Benedetti. "Ricordiamoci bene da dove siamo partiti: la domanda da 30 miliardi di euro. A giorni in Telecom devono sciogliere un problemino non dappoco, liquidare a metà della catena societaria, in Olimpia, gli ex soci bresciani di Hopa finiti sotto il maglio delle Procure per le scalate bancarie. Tronchetti dovrà sborsare altre centinaia di milioni per rilevare le loro quote. Ma il mercato lo sa da quel dì, che coi debiti attuali il pur pingue cash flow di Telecom non basta a ridare salute al colosso negli anni a venire. Per questo il titolo resta sconsolatamente sotto del 44% al valore che Tronchetti corrispose ai bresciani, 5 anni fa. [è e son debiti eraditati dalla olivetti di debene]
Per questo tutti continuano ad aspettarsi che presto o tardi Tronchetti dovrà rassegnarsi, e aprire le porte a un “salvifico” accordo con un’altra Telecom straniera, magari quella spagnola come avviene coi Benetton in Autostrade. E’ figlio anche di questa disperazione, l’utilizzo in violazione della legge dei database riservati per impedire ai concorrenti di strappare clienti a Telecom.

E volete che in tutto questo a De Benedetti – scippato dei telefoni anni fa anch’egli per rimediare ai propri debiti - non possa far piacere un po’ di pressione su Tronchetti? Non certo per comprarsi lui la Telecom, un boccone ormai troppo grosso per la Cir. Ma almeno per farsi cedere l’anno prossimo la7, la rete tv di Telecom che al fianco della ex reteA attualmente di De Benedetti, darebbe alla presenza televisiva dell’ex patron dell’Olivetti una massa d’urto che oggi le manca. Con tutto il rispetto per Mauro e i suoi giornalisti, non ci sentiamo proprio di dire che questa ipotesi è campata in aria.

Resta tutto lo scandalo della più grave lesione del diritto alla privacy mai avvenuta nella storia italiana. Senza che nessun garante della Privacy di ieri e di oggi si stracci le vesti. E nel silenzio generale di questa Italia dove se sei amico dei pm e dell’Ulivo, puoi fare cose che agli altri costano disonore e galera", conclude Giannino.
 
Assolo di Telecom Italia tra le tlc europee, occhio alla risparmio

06/06/2006 16.15



Rialzo solitario per Telecom Italia tra le tlc europee. Beneficiando del tentativo di recupero dell'intero comparto (lo Stoxx si limita a un calo dello 0,3%), l'azione del colosso telefonico italiano sale dello 0,20% a 2,2075 euro con volumi sostenuti e pari allo 0,93% del capitale, in attesa che domani venga discussa dall'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni la questione del presunto uso scorretto da parte di TI di dati di ex clienti, passati alla concorrenza, per riconquistarli.

In realtà il risveglio di TI, nonostante la notizia riportata dall'agenzia Mf-Dow Jones sull'indagine aperta dall'Agcom sui servizi integrati fisso-mobile che la controllata Tim si starebbe apprestando a lanciare sul mercato, è dovuto all'apprezzamento arrivato da alcune importanti banche d'affari che ritengono che a questi livelli di prezzo il titolo TI sia troppo penalizzato, anche in considerazione dell'elevato rendimento che garantiscono i dividendi promessi dalla società.

Proprio ieri Euromobiliare ha alzato il rating a buy (acquistare) da hold (tenere in portafoglio) sia sui titoli ordinari sia su quelli di risparmio in considerazione del fatto che, dopo i recenti ribassi, i prezzi si sono allontanati dal fair value che la sim individua a quota 2,6 euro per le azioni ordinarie e a quota 2,4 euro per le risparmio.

"Dal nostro donwgrade emesso nell'aprile 2005, dopo la presentazione del piano industriale, TI ha perso oltre il 10% e ha registrato una performance inferiore all'indice S&P/Mib del 34% circa", hanno spiegato gli analisti di Euromobiliare, aggiungendo che la recente instabilità dei mercati azionari non fa che accrescere l'appeal per il rendimento del dividendo di Telecom, pari al 6,7% per i titoli ordinari e al 7,7% per quelli risparmio.

Sul titolo è poi intervenuta oggi Deutsche Bank che ha confermato buy sull'ordinaria con un target price a 2,66 euro con una raccomandazione particolare per i titoli di risparmio, in rialzo dell'1,69% a 2,07 euro. La banca d'affari tedesca si dice infatti convinta che entro il 2007 questa categoria di azioni sparirà perché Telecom lancerà prima un buy back sui 2/3 e successivamente la conversione in azioni ordinarie delle rimanenti.

"Non è verosimile un buy-back di tutti i titoli di risparmio nel breve periodo in quanto il ratio debito/Ebitda salirebbe oltre quota 4, mettendo a rischio il rating BBB+ di Telecom", dichiarano gli esperti di DB, "ma il riacquisto di 2/3 degli stessi e la conversione della quota restante appare un'opzione percorribile e una mossa difensiva che si tradurrebbe in un aumento dell'utile per azione del 12% o 23% nel caso di completo buy-back".

Francesca Gerosa
http://libero.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=163801&chkAgenzie=TMFI
 

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