IL MARIUOLO EFFICIENTE (1 Viewer)

FORTEBRACCIO

Forumer attivo
L’altra sera, a Otto e mezzo con Ritanna Armeni e il viceFerrara Lanfranco Pace, si processava il Pd che minaccia addirittura di escludere dalle liste i condannati fin dal primo grado.

Imputata la sottosegretaria Marcella Lucidi, a lungo processata dai due conduttori con la partecipazione straordinaria di Gianni De Michelis che, dall’allto delle due condanne per corruzione e illecito finanziamento, era lì in veste di esperto.

I tre guardavano la Lucidi come l’entomologo guarda una nuova specie d’insetto, come il biologo analizza al microscopio una nuova forma di batterio.

Pace, che nel 1978 incontrava clandestinamente Morucci e a Faranda mentre tenevano Moro prigioniero e oggi insegna a combattere il terrorismo (almeno quello islamico), era il più allarmato per il pericolo precedente creato da Pd e Idv;

non riusciva proprio a immaginare un Parlamento di incensurati.
E faceva notare che ciò che conta non è l’incensuratezza del politico, ma la sua efficienza.

Se uno è “mariuolo, ma efficiente” non ci si può provare del suo fondamentale apporto (il concetto non è nuovo: vent’anni fa, in una famosa intervista, Claudio Signorile rivendicò le “tangenti intelligenti”).

De Michelis, la cui destrezza è fuori discussione, intuiva al volo la pericolosità del ragionamento, soprattutto se fatto in tv dinanzi agli eventuali elettori.

E ne prendeva, con destrezza le distanze. “Io non mi sento un mariuolo efficiente. Cioè, mi sento efficiente, ma non mariuolo.
Anzi, sono favorevole al codice etico”. E le sue condanne?

“Ma che c’entra: un conto è la questione morale, un conto le questioni di magistratura”. Ecco: esser condannato per mazzette dall’Enimont e dai costruttori che truccavano appalti autostradali in Veneto, con la morale non c’entra: è roba da magistratura, meglio non immischiarsi.

Pace denunciava poi “la folle legge francese che esclude dalle liste elettorali addirittura i condannati per bancarotta fraudolenta”, mentre esistono fior di bancarottieri che potrebbero dare un grosso contributo (magari al ministero delle Finanze).
Perché privarsene a priori? Dove andremo a finire, signora mia.

Ieri, a sciogliere il nodo, è intervenuto il coordinatore forzista James Bondi, che, detto tra noi, ci sta diventando un po’ giustizialista.

Un mezzo grillino.
Ha scritto ai coordinatori regionali del partito per raccomandare il massimo rigore: fuori dalle liste chi ha condanne o processi in corso, salvo “quelli che, come sappiamo, hanno un’origine di carattere politico”.

Saggia precisazione: senza quel distinguo, per il Pdl – che vanta 18 pregiudicati e una quarantina d’imputati, per reati che vanno dalla concussione alla corruzione, dal falso alla mafia, dall’incendio doloso alla truffa, dalla banda armata all’adulterazione dei vini sarebbe un’ecatombe.

Ma attenzione a quelle due paroline: “come sappiamo”.
Manca, purtroppo, il soggetto: chi è che sa quali processi hanno un’origine di carattere politico e quali no?

Per dire: uno che paga le tangenti ai giudici tramite il suo avvocato per vincere le cause perse e fregare una casa editrice a un concorrente, è un prigioniero politico o no?
In caso di risposta affermativa, il pallore gonfiato avrebbe eliminato il suo amato leader. Dunque si suppone che la risposta sia negativa.

Allora i giudici possiamo comprarli anche noi comuni mortali, o nel nostro caso non vale?
Dell’Utri ha una condanna definitiva per false fatture, una in appello per un’estorsione mafiosa realizzata insieme al boss di Trapani e una in primo grado per mafia: che c’è di politico in tutto ciò?

E ancora: visto che il forzista Miccichè ritiene impresentabile e incandidabile Totò Cuffaro, condannato in primo grado per favoreggiamento di alcuni mafiosi, verrò severamente redarguito perché anche il processo a Cuffaro è politico, oppure i processi sono politici solo quando riguardano un imputato del Pdl, mentre quelli degli altri no?
di Marco Travaglio
 

Users who are viewing this thread

Alto