Il mondo é in noi

genesta

Forumer attivo
Se ciascuno di noi avesse il coraggio di guardare entro di sé, di esaminare l'intimo suo, vedrebbe allora che il mondo, con tutte le sue miserie, è li.

Non meravigliamoci quindi di ciò che accade: siamo noi, tutti noi che lo vogliamo.

Ci sentiamo legati, imprigionati nella società? Chi ha creato le barriere che tanto ci opprimono?

L'attività che svolgiamo ci occupa tanto da assorbire tutta la nostra giornata? Chi ha stabilito la giornata lavorativa?

In sostanza si può dire che Dio ha creato il mondo e l'uomo l'ha formato.

L'ambiente nel quale si vive, o si crede di vivere, è il costrutto dell'egoismo dell'uomo, dello fruttare dell'uomo, della avidità dell'uomo, dell'uomo stesso.

Nessun miracolo sarebbe capace di cambiare il mondo: solo il singolo individuo può farlo cambiando, rinnovando se stesso.

Finché viviamo egoisticamente daremo un valore illusorio alla vostra esistenza: i nostri ideali, anche se perseguiti, non calmeranno la nostra sete.

Che cosa desideriamo nella vita? Denaro?, successo?, soddisfazioni?, felicità?

L'uomo non è nato per avere questo: è nato per qualcosa di più importante, che cerca lontano mentre ha vicino a sé, qualcosa che non disillude.

Questo qualcosa è ciò che, cambiando l'individuo, cambia la società.

I capi sono cambiati, ma la storia è sempre la stessa.

Finché non saremo pronti ad abbandonare il desiderio di sfruttare per accumulare, di accumulare per accrescere l'io, non potrà esserci pace.

La felicità è in questa liberazione. In essa è la pace del mondo.
 
Ogni uomo, in cuor suo, auspica l'avvento di un mondo migliore.

Perché questa aspirazione non si trasformi in una utopia, è necessario che ognuno si domandi che cosa fa per realizzare questo suo ideale e farlo diventare realtà operante.

La risposta che viene data ad un simile interrogativo è essenzialmente elusiva: generalmente si dice, si crede, che rendere migliore il mondo sia compito dei governanti, di chi guidi le sorti dei popoli.

Mai come in questo periodo è stato chiaro che ogni popolo ha lo Stato che si merita e che ognuno è il protagonista della storia che ci attende; ognuno quindi è responsabile della situazione mondiale.

Molti accettano la corruzione che gli scandali rendono di pubblica ragione, ma la interpretano come una sorta di autorizzazione ad essere, a loro volta, corrotti.

In fondo, tutti noi troviamo calzante una società basata sul valore dei sensi, sul nazionalismo, sulla destra e sulla sinistra; troviamo logica l'esistenza di religioni diverse.

Così si arriva a perdere ogni sentimento di umanità e la responsabilità che al massimo si riesce a sentire è verso la parte politica in cui ci si riconosce.

Sono in troppi coloro che tendono a scusare ed a coprire gli errori degli appartenenti al proprio partito, alla propria consorteria.

Sono in troppi coloro che giustificano l'esistenza dell'oppressione, del rancore, della crudeltà.

In troppi coloro che considerano necessaria la tortura e la brutalità, che pensano ai loro simili in termini di discriminazione.

Questo non é lavorare per un mondo migliore.
 

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