su Tremonti, da leggere fino in fondo (di Marco Travaglio)
14 Aprile 2005
Il Papa è morto, Ranieri è morto e Bellachioma si sente poco bene. Così, mentre si lecca le ferite, anzi se le fa leccare dalle sue lingue aziendali, manda avanti Giulio Tremonti, detto The Genius. La sua media di presenze televisive insidia ormai il record di Bertinotti ... Il Genio, invece, più i conduttori lo invitano, più li prende a pesci in faccia. E quelli, anziché insegnargli l'educazione, sorridono compiaciuti. L'altra sera, tanto per cambiare, era a Ballarò. Le rare volte in cui Floris azzardava una domanda a qualcuno, il Genio arrotondava la boccuccia a cul di gallina stitica e gli intimava di «non fare comizi». Visto che si parlava di economia, oltre al solito parterre di politici, c'era sorprendentemente un economista, il professor Bruni della Bocconi. Tremonti, che è un commercialista, non gradiva. Anche perché l'economista aveva l'handicap di capire di economia e dunque spiegava che è follia tagliare ancora le tasse dopo la bocciatura europea. Il Genio lo zittiva con insolenza, gli intimava di non occuparsi di tasse «lei che è esperto di moneta», «queste sono sue opinioni personali» (e di chi, se no?), «comizi politici di uno pagato dalla Rai». Un conduttore che si rispetti avrebbe preso per il bavero questo misirizzi inamidato, elencandogli i titoli scientifici dell'ospite e intimandogli di chiedere scusa, poi l'avrebbe scortato all'uscita con l'avvertenza di ripresentarsi soltanto accompagnato dai genitori. Invece Floris ha balbettato che lui non paga gli ospiti, e morta lì. ...
.. la sua catastrofica carriera ministeriale .... L'annuncio al Tg1 del «buco dell'Ulivo» da 40, o 30, o forse 65 mila miliardi di lire, ovviamente mai esistito (luglio 2001). La promessa di «un nuovo boom economico» (agosto 2001). I 12 condoni della finanziaria 2004, firmata da lui che sul Manifesto e sul Corriere definiva i condoni «roba da Sudamerica prima del colpo di Stato». Poi la cacciata a pedate dal governo per decisione del vicepremier Fini, che lo accusò di aver presentato «carte truccate all'Ecofin» (luglio 2004), mentre lo scaricava persino il successore ed ex consigliere Mimmo Siniscalco, denunciando il buco (vero) di 30-40 miliardi di euro e dicendo «basta condoni e finanza creativa».
Ora questo supercollezionista di fiaschi, da far impallidire le cantine sociali, saltella da una tv all'altra come se nulla fosse accaduto. E tenta persino di insegnare ... l'economia agli economisti e il giornalismo ai giornalisti. Pretendere che qualcuno in tv disturbi il vicepadrone del vapore, è francamente azzardato. Ma casomai esistesse un temerario che volesse porgli una domanda, ne suggeriamo tre facili facili. 1) Onorevole Boccuccia, perché, visto che lei è un genio e i conti vanno a gonfie vele, lei non è più ministro dell'Economia? 2) Egregio signor Genio, com'è poi andata a finire con Fini? Era lei che mentiva sui conti pubblici, o era Fini che mentiva su di lei? E siete comunque rimasti amici? 3) Ascolti questo illuminato parere: «Nel chiuso del nostro recinto fiscale ci stiamo assuefacendo a imposte straordinarie e condoni permanenti all'insegna dell'iniquità... Questo continuo distruttivo gaspillage fiscale, secondo alcuni inevitabile, non può continuare a lungo: perché è pericoloso, dato che entrate straordinarie e saltuarie non possono finanziare spese ordinarie e strutturate… Si deve tornare alla tranquillità delle trebbiature e delle vendemmie e per farlo c'è molto spazio. Non si tratta di esaurire la fertilità dei campi, dove si è già fin troppo trebbiato e vendemmiato, si tratta piuttosto di dissodare i campi estesissimi dove finora ancora niente è stato fatto: i campi dell'evasione fiscale, le aree incolte del privilegio… Contabilizzare da subito entrate sperate, forse poco probabili e certo non istantanee… a copertura di spese certe e attuali, non sarebbe solo fare un falso in bilancio, ma un attentato al principio fondamentale della nostra Costituzione finanziaria. Inoltre, se c'è un modo per favorire l'evasione, è proprio l'improvvisazione. In realtà, in Italia c'è evasione fiscale strutturale perché non c'è amministrazione fiscale… Per la legge fiscale, la contabilità d'impresa fa stato a favore dell'imprenditore e - per vocazione suicida - contro il Fisco. L'evasione può solo essere prevenuta attraverso un serio apparato deterrente di amministrazione fiscale basato su coefficienti e accertamenti… Meno oppressione e più pressione fiscale».
Vede, Genio: l'autore non è un comunista della Bocconi, né un tecnocrate di Forcolandia venduto ai cinesi. Questo è lei, il 12 agosto 1992, sulla prima pagina del Corriere. Si condivide ancora, oppure - come spesso capita al suo principale - si è frainteso?