il ribasso è giunto a conclusione ?

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fedemart

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l sistema SUPERTREND è ribassista sull'indice. Da un punto di vista dell'analisi discrezionale: il momentum mensile (linea azzurra) è discendente.
Il momentum settimanale (linea viola) è discendente.
La media mobile a 200 periodi (linea verde) è discendente. I prezzi quotano al di sotto della media mobile a 200 periodi che attualmente vale 40575.
La situazione tecnica di medio periodo permane ribassista.
Adesso vi spiego perchè ritengo che ci siano buone probabilità che il ribasso sia giunto al termine.
Anzitutto sono praticamente stati raggiunti i target più pessimistici delineati dai vari graficisti (c'è un target naturale a 35.000 di indice ma non credo verrà mai raggiunto in chiusura).
35412 rappresenta il livello in cui passa attualmente la media mobile a 200 settimane dell'indice S&PMib, la quale si presenta ancora ascendente.

Per cui mi attendo che lunedì ci sia il test di tale livello, magari anche una sua temporanea violazione intraday, per poi chiudere al di sopra di tale livello.
Dal grafico postato si intravedono le bande di Bollinger le quali, rispetto alle usuali, sono costruite su barre weekly e applicate ad un grafico daily.
Storicamente, ogni volta che i prezzi si sono trovati al di sotto della banda inferiore è seguito un forte rimbalzo delle quotazioni.
Ci sarà poi un pullback e, se non verranno fatti nuovi minimi sul pullback, questa correzione potrà dirsi archiviata.
Sottolineo, ancora una volta, che lo scenario delineato nel post di fine 2007 si sta materializzando. Per cui andate a rileggervelo.
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Sotto 37.200 è dominio degli short

Il trend discendente dello S&P/Mib procede verso area 35.500/200 dove potrebbero scattare le prese di beneficio. Oltre 36.170 via a rapidi rimbalzi



Tutto secondo copione nell’ultima settimana del future dello S&P/Mib: rimbalzino nella seduta di apertura di lunedì 14 gennaio con pull back all’ex supporto 38.200 (top a 38.095), giusto un contentino per le speranze dei rialzisti che erano trapelate in chiusura della settimana precedente. Poi, di nuovo giù, in fondo, oltre 2.000 punti più in basso dal massimo di inizio settimana. A conferma che il trend ribassista è in pieno corso.
Come comportarsi ora? Meglio badare al sodo, che è poi la differenza tra chi l’analista e il trader. In sostanza: spazio ad acquisti oltre 36.170 esclusivamente per fare trading su rapidi rimbalzi verso 36.600, 36.800 e 37.040. Per aprire posizioni long sulla debolezza è invece preferibile attendere estensioni della discesa fino all’importante supporto rappresentato dall’area 35.200/500 con stop loss sotto 34.900. Ma ciò che è indispensabile è mettere un segnale d’allarme sulla rottura di 37.200. Che alle attuali condizioni è l’unico segnale che potrà introdurre nelle strategie dei trader in derivati l’espressione: «tentativo di inversione in corso». E gli short? Il mercato ha continuato a dare occasioni di apertura di posizioni ribassiste di tendenza dall’abbandono di area 39.000. Ormai è tardi inseguire il movimento per chi è fuori. Chi è in posizione, invece, può pensare a prendere profitto sotto 35.500 con uno stop di protezione dei guadagni finora accumulati sopra 37.200.
D’altronde è fin troppo facile scomodare gli indicatori di forza per vedere ipervenduto diffuso dappertutto. L’importante è non farsi incantare. Certo, sul grafico giornaliero siamo a livelli di ipervenduto che non si vedevano dell’attentato delle Torri Gemelli del settembre 2001. Ma attenzione a semplificare troppo le cose. Per trovare le situazioni di eccesso tecnico veramente significative meglio attendere sul grafico daily almeno la manifestazione di una divergenza rialzista. Ma è ancora più utile concentrarsi sul grafico settimanale. E qui, sul derivato di Piazza Affari, si evidenzia che l’ipervenduto non è ancora estremo. In particolare è ancora sopra ai minimi toccati nella parte finale del 2002 quando il future inizio a gettare le basi per la successiva tendenza rialzista 2003-07. Qual è il succo di questo discorso per il trader? Non comprare perché si è scesi troppo, dando per scontato di essere per forza alla vigilia di un’inversione di trend.
 
NCORA UNA SETTIMANA IN ROSSO

Il primo giorno della settimana appena trascorsa aveva fatto registrare una variazione positiva, è rimasto l’unico! Hanno fatto seguito una serie di perdite conseguenti ad un clima generale che aleggia sui mercati finanziari, e che, con un eufemismo, potremmo definire “difficile”.

Il rapporto tra la nostra Borsa e le altre Piazze mondiali lo tratteremo in un prossimo articolo, in questa circostanza, come al solito, analizziamo l’andamento settimanale solo del nostro indice principale ed i titoli che ne fanno parte.

Una cosa sola ci sentiamo di escludere: che le perdite registrate a Piazza Affari possano derivare dalla difficile situazione politica che sta vivendo il nostro Paese, ormai i mercati sono avvezzi a periodi simili, quindi non sarà la paventata crisi di governo ad incidere sulle quotazioni, bensì una situazione internazionale che fatica a trovare il bandolo della matassa e sembra navighi “a vista”.

Fondamentalmente questa era una settimana cardine perché dagli Stati Uniti sarebbero arrivate le prime trimestrali che tutti prevedevamo negative ed improntate ad un deciso ribasso degli utili, ebbene, fatte le solite eccezioni, per ora possiamo dire che sono state molto peggiori di quanto era lecito attendersi.

In particolare dal sistema bancario sono arrivati dati che usando un eufemismo abbiamo detto “che possono essere utilizzati come basi di partenza” nel senso che si è toccato il fondo (o almeno ce lo auguriamo).

Dipinto lo sfondo sul quale ci muoviamo entriamo più in dettaglio e vediamo i dati settimanali.

Lo S&PMIB saluta anche quota 36.000 e chiude la settimana a 35.753 punti valore che non vedevamo più dal luglio 2006, la variazione percentuale è stato del -4,31% un calo pesantissimo, che fa così arrivare il ribasso da inizio anno al -7,27%, difficile davvero prevedere una partenza così ad handicap.

Sono stati 8 i titoli che hanno fatto registrare una variazione settimanale positiva contro i 32 negativi, 23 hanno fatto meglio dell’indice mentre 17 hanno fatto peggio. Al solito partiamo dai maggiori guadagni.

TELECOM (+5,04%) sono state principalmente alcune importanti case d’investimento a raccomandare l’acquisto del titolo che dall’inizio di dicembre aveva visto solo ribassi ed era scivolato nella scorsa settimana sulla fatidica soglia dei 2 euro. Il nuovo management ha cominciato ad operare ed il titolo a nostro avviso potrebbe essere privilegiato anche nelle prossime settimane.

AUTOGRILL (+3,10%) stesso discorso, dallo scorso luglio il titolo è entrato in un trend ribassista che non conosce soste, potrebbe anche questo essere l’ennesimo rimbalzo tecnico che prelude ad altri ribassi, ma a nostro avviso le quotazioni raggiunte possono essere ritenute un buon punto per la ricopertura.

IMPREGILO (+2,41%) come per Telecom la soglia dei 2 euro, cosi per Impregilo la soglia dei 4 euro sembra essere un punto di minimo, sulla grande impresa di costruzioni si sono susseguite in settimana voci dopo lo swap effettuato con ABN Amro dall’azionista di maggioranza Igli. Da parte nostra è diverso tempo che sosteniamo la ricopertura del titolo, anche se, non dobbiamo dimenticare che esattamente un anno fa le quotazioni erano inferiori ai 3 euro, nel frattempo, comunque, molte cose sono cambiate.

Gli altri titoli ad aver fatto registrare una variazione positiva sono Snam Rete Gas (+1,38%) che sta diventando il più difensivo dell’intero listino, Lottomatica (+1,38%) che finalmente viene riscoperta dopo tante sofferenze, ed a nostro avviso deve essere considerata, non è un paradosso, un difensivo, STMicroelectronics (+1,33%) prima penalizzata dai dati di Intel e poi riscoperta dopo quelli di AMD, Gr. Editoriale L’Espresso (+0,38%) la cui discesa sembra comunque inarrestabile ed infine Enel (+0,25%) sempre a cavallo di quota 8 euro.

Vediamo ora i negativi.

BANCO POPOLARE (-9,53%) è un risultato che non ci spieghiamo, questo 2008 può essere considerato per ora l’anno horribilis per il gruppo bancario del nord Italia. Forse si possono ipotizzare contrasti all’interno del top management, noi però siamo curiosi di vedere i risultati di bilancio per avere una motivazione di quanto sta accadendo. Per ora ci limitiamo a dire che valutare l’azione sotto i 13 euro, a nostro avviso, non ha senso.

FASTWEB (-8,28%) questo è uno dei casi che abbiamo più ampiamente trattato, la nostra opinione, più volte espressa, è chiara, prima finisce la quotazione di Fastweb sul listino italiano e meglio è per tutti.

ENI (-7,20%) uno dei casi della settimana, non sono molte le ottave in cui il titolo del cane a sei zampe termina con un simile passivo, facciamo solo presente che la quota 23 euro si è dimostrata in passato più volte un valore dal quale il titolo è poi risalito. Con tutte le motivazioni del caso (Kashagan, prezzo petrolio in calo ecc.) noi continuiamo a pensare che una azione che gira 9 volte gli utili e stacca cedole come Eni dovrebbe avere un indice di rischiosità davvero basso e non possa quindi vedere quotazioni sensibilmente inferiori a questa.

MEDIOBANCA (-6,86%) nessuno la vuole più, nelle ultime 24 sessioni borsistiche abbiamo assistito a 4 rialzi e ben 20 ribassi!!! Per la Banca d’affari italiana pensiamo sia un record negativo, difficile da spiegare, la sola cosa che possiamo dire senza ombra di smentita è che la nomina di Geronzi “non ha portato fortuna”. Perlomeno un rimbalzo tecnico comunque ce lo attendiamo.

MEDIASET (-6,34%) il comparto sta soffrendo come non mai e la dirigenza cerca di correre ai ripari con nuove iniziative e canali a pagamento che potrebbero essere trasmessi sulla piattaforma della concorrente Sky, l’unica nota positiva, ma non da sottovalutare, è che comunque gli utili non sono mai mancati e potrebbero continuare a caratterizzare l’azienda del biscione.

UNICREDITO (-6,26%) la notizia di un interessamento della più grande Banca italiana addirittura a Merrill Lynch ha scosso il mondo bancario, l’Istituto di Piazza Cordusio è corso a smentire il prestigioso giornale che aveva pubblicato l’indiscrezione (Il Sole 24 Ore), ma resta il fatto che fare shopping negli Stati Uniti non è più solo un sogno per le principali Banche europee. La performance del comparto in Italia però non è stata per nulla influenzata dal lusinghiero giudizio di rating che l’agenzia Moody’s ha recentemente redatto. Cogliamo proprio questa occasione per fare una riflessione, se le nostre Banche non sono state per nulla toccate (o quasi) dal ciclone subprime, perché continuano a soffrire come quelle che invece hanno dovuto scrivere a bilancio perdite consistenti? Attendiamo davvero con impazienza i dati di bilancio per valutare gli utili del 2007.

TENARIS (-6,21%) siamo tornati ai valori di due anni fa, noi, per la verità, avevamo messo in guardia gli investitori dalle valutazioni che erano state raggiunte all’inizio dello scorso anno, molto influenzate dalle voci di possibili acquisizioni, ma ora si sta assistendo all’effetto contrario, in assenza di queste notizie il titolo è sceso ben oltre il lecito.

INTESA SAN PAOLO (- 6,16%) vale lo stesso discorso fatto per Unicredito

A2A ( -6,02%) forse paga molto le quotazioni fatte al termine dello scorso anno in cui gli acquisti “tecnici” eseguiti per la ricopertura dei fondi avevano fatto impennare il titolo. Resta comunque uno dei titoli più difensivi e lo riteniamo tra i meno pericolosi.

A seguire: Banca MPS (-5,80%), Parmalat (-5,60%), Seat Pagine Gialle (-5,56%) Finmeccanica (-5,09%), Generali (-4,99%), Alitalia (-4,83%), Mediolanum (-4,80%), Saipem (-4,56%), Bulgari (-4,27%), Fondiaria Ass. (-4,13%), Buzzi Unicem (-4,06%), Banca Pop. Milano (-3,98%), Fiat (-3,70%), Prysmian (-3,20%), Ubi Banca (-3,18%), Unipol (-3,00%), Alleanza (-2,42%), Italcementi (-2,40%), Pirelli (-1,59%), Mondadori (-1,19%), Atlantia (-0,45%), Luxottica (-0,11%), Terna (-0,09%).

Vorremmo infine fare un discorso particolare per Fiat (- 3,70%) abbiamo più volte parlato dell’azienda del Lingotto che da alcuni mesi viene penalizzata in quanto emblema dei ciclici che soffrono nei periodi di ribasso del ciclo economico, ma così non si vogliono guardare i dati di bilancio. E’ accaduto più volte che il titolo abbia subito storni rilevanti dopo la comunicazione di dati ampiamente incoraggianti e temiamo possa ancora accadere. Non sono ancora ufficiali, ma studi seri hanno anticipato per il 2007 una gestione ordinaria del gruppo a 3,06 miliardi di euro rispetto all’1,95 del 2006 ed ad un target annunciato tra i 2,5 e i 2,7. L’utile netto del Gruppo ammonterebbe a 1,96 miliardi di euro rispetto agli 1,15 del 2006 ed un target di tra 1,6 e 1,8. Infine se ci limitiamo al solo comparto auto i dati si assestano a 770 milioni di euro contro i 291 del 2006.
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