il TRADIMENTO di giuseppe Grillo e Luigi Di Maio era già nelle carte nel 2018

tontolina

Forumer storico
Alessandro Di Battista e Di Maio, il retroscena di Dagospia sul "patto tradito del 2018":
ora si spiega tutto


C'è un patto tradito all'origine del "nervosismo" di Alessandro Di Battista. E a fregarlo non è stato Giuseppe Conte, ma Beppe Grillo e Luigi Di Maio, due "amici". Secondo Dagospia, le stilettate destabilizzanti di Dibba nascono dalla frustrazione per aver visto calpestato dai compagni del Movimento 5 Stelle un accordo stipulato con Di Maio alla vigilia del voto politico del 2018, quello del trionfo. "Inutile avere due galli nel pollaio, in questa tornata sarò io il capo e il volto del Movimento - fu il ragionamento dell'attuale ministro degli Esteri secondo la ricostruzione di Dagospia -. Tu stai fermo un giro, e alla prossima legislatura, in virtù del vincolo dei due mandati, l'attuale classe dirigente dovrà tornare a casa, e avrai campo libero per prendere il controllo e fare le liste come pare a te".

Peccato che ora Grillo e Di Maio mettano in dubbio la regola dei due mandati, parlino di deroghe e che Dibba, riavvicinatosi alla politica attiva dopo l'anno sabbatico dedicato alla famiglia e ai viaggi, venga di fatto ostacolato nella lotta per il vertice. Senza contare che "alcuni dei parlamentari a lui più vicini come Paragone in Senato e Corrao a Strasburgo, vengono espulsi o sospesi". Una provocazione inaccettabile per "il pasionario di Vigna Clara", spiega Dagospia: "Capisce che gli stanno scippando quello che gli spetta", Da qui il nuovo patto, del tutto strumentale, con Davide Casaleggio, a cui "non frega niente dei sogni distopici del padre, lui deve tenere in piedi la srl e le sue consulenze, odiatissime dai 5 Stelle".
 
Tempi duri per il Movimento 5 Stelle, e Max Bugani, intervistato da Repubblica, delinea il vero rischio: la sparizione politica.
Si parte dal caso Di Battista: "Moltissimi elettori pensano le cose che dice Alessandro e si riconoscono in lui" ma "se ogni volta che parla viene massacrato internamente, quelle persone le allontani. Non si tratta solo di lui, ma di tutti gli attivisti che stiamo perdendo". Ai 5 Stelle di governo, insomma, viene meno la base, la terra sotto i piedi.
Bugani per anni è stato braccio destro di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, è stato il referente dei fondatori in Emilia Romagna (la prima regione dove il Movimento ha fatto il botto) e ora è capo staff di Virginia Raggi a Roma. Oggi, spiega, si deve "proteggere il governo, ma garantire anche un futuro al Movimento" perche' altrimenti "dopo è peggio" e "se continuiamo così fra un anno la destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni ci spazza via".
All guida dei 5 stelle per Bugani oggi "serve qualcuno che non faccia parte del governo" quindi "può essere anche un gruppo di persone, ma non bisogna legare le riflessioni sul futuro del Movimento esclusivamente al futuro del governo". Tantomeno il premier Giusepppe Conte, perché, secondo Bugani, "si brucerebbe in due mesi" e da persona "troppo intelligente" qual è "non credo che scelga questa strada" perché lui "agli italiani piace perché sa anche chiedere scusa". Bugani lo definisce "un ottimo presidente" che "non vai imbrigliato nel Movimento". Il punto, forse, è un altro: se Grillo vuole imbrigliare il Movimento a Conte, per evitarea che sparisca.
 
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