Il sinistro capitalismo risvegliato
Maurizio Blondet 17 Maggio 2021
di Roberto PECCHIOLI
Gregor Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. E’ l’incipit della Metamorfosi, il più noto racconto di Franz Kafka. Così sta capitando
all’uomo occidentale, il cui spirito si è addormentato nel 1968 e che si trova adesso come lo sfortunato Sansa – mutato nel corpo e nell’anima- a somigliare a un animale orrendo. Il finale della Metamorfosi è la lenta morte di Gregor, abbandonato dalla famiglia. Egli stesso decide di morire, disperato per la sua inspiegabile condizione. Caduto in depressione, rifiuta il cibo per liberare la famiglia dalla sua ingombrante presenza.
Non è diversa la nostra condizione presente: non siamo più noi stessi. Rispetto al personaggio kafkiano, siamo più fortunati: gran parte di noi non riconosce la nuova condizione e, soprattutto, non sa – come Gregor Samsa- chi e perché l’ha determinata. La metamorfosi ha un colpevole: il capitalismo ultimo, diventato padrone assoluto del mondo, dei corpi e delle coscienze sino a trasformarle in maniera irreversibile. Ha bisogno di masse manipolabili e facilmente suggestionabili, ma in questo non è diverso dalle dittature o da totalitarismi dei più diversi segni e orientamenti. La differenza qualitativa è che
l’oligarchia - che da ora chiameremo “dominio” - ha deciso di modificare strutturalmente l’uomo per plasmare il consumatore e lo schiavo perfetto, felice delle catene, ignaro della metamorfosi.
Il consumatore perfetto ha gusti e desideri omogenei: è programmato per essere prevedibile, destinatario di prodotti e bisogni identici. Quindi, va formattato, resettato per diventare a sua volta un prodotto di serie. Lo schiacciasassi neo capitalista deve distruggere non solo le differenze di indole, di orientamento e di costumi, ma abbattere le distinzioni “naturali”, di lingua, di inclinazioni spirituali e religiose, di sesso, di razza e qualunque differenza interferisca con il progetto dell’”identico”.
Ridurre all’ “unico” è il grande fine post umano del Dominio.
A quel fine, deve distruggere tutto: memoria, idee, sentimenti, e perfino i sessi. La cultura della cancellazione si spiega così: un immenso cantiere planetario in cui
alcuni sedicenti illuminati, potentissimi perché creano il denaro e hanno il controllo di tecnologie di potenza schiacciante– riformulano la natura – nella loro visione allucinata, piena di difetti e imperfezioni- ne riscrivono le leggi determinando varie metamorfosi, al termine delle quali diventiamo simili all’insetto in cui si è trasformato il tranquillo Gregor Samsa, impiegato modello , bravo figlio e buon fratello.
L’obiettivo, lo abbiamo ripetuto spesso,
non è di natura economica: possiedono già tutto, non sono più interessati al denaro (lo creano essi stessi, detenendo il potere finanziario assoluto)
ma al Dominio, unito alla stretta sorveglianza dei sudditi, al controllo capillare delle nostre vite minuto per minuto. I sudditi devono credere di essere felici, liberi, convinti di compiere scelte e gesti autonomi, di avere una visione della vita individuale, soggettiva e non eterodiretta. Milioni, miliardi di marionette che un filo invisibile- tecnologico- diretto dall’alto, dalla sempre più colossale Matrix, orienta nella direzione voluta. Il Gregor Samsa post moderno, se si accorgesse di essere diventato un insetto, non si vedrebbe brutto o immondo, ma sarebbe felice del cambiamento, ossia del “progresso”. La sua autostima non cambierebbe e, specchiandosi, si amerebbe come Narciso.
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La libertà di coscienza sta per essere proibita per legge, in barba alla costituzione e ai suoi emendamenti.
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di Roberto PECCHIOLI Gregor Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. E’ l’incipit della Metamorfosi, il più noto racconto […]
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