IRAN le accuse di D'Alema contro l'ARABIA

Nella casa dei Saud volano i coltelli (non è una metafora)

Di Maurizio Blondet , il 21 gennaio 2016 4 Comment



Il principe della Corona Mohammed bin Nayef, attualmente ministro dell’interno, ha tenuto colloqui segreti con i capi tribali del paese per prevenire la salita al trono del principino “impulsivo” Mohammed bin Salman, il favorito figlioletto del regnante Salman, 29 anni.

Mohamed bn Nayef, successore in pericolo E’ quanto ha rivelato “un importante attivista dei media saudita” all’agenzia persiana Fars. Bin Nayef , 56 anni, ha cominciato a prendere i contatti con i capi delle kabile avendo saputo che il re saudita avrebbe deciso di lasciare il trono al suo viziatissimo Bin Salman. Già il paparino – che soffre di demenza – ha nominato costui vice-primo ministro nonché ministro della difesa; il favorito giovanotto, per diventare principe ereditario al posto dell’odiato zio Bin Nayef, ha messo in atto uno sfrenato attivismo politico: ha scatenato la guerra in Yemen, ha decapitato il rispettato sceicco Nimr al Nimr insieme ad altri 46 per rompere di brutto con Teheran (la bestia nera della Casa), ha intrapreso il ribasso del greggio per distruggere l’Iran e Putin (e gli americani) in quanto concorrenti, profonde mezzi per i jihadisti dell’ISIS per distruggere Assad e l’Irak; in queste imprese ha rovinato le finanze della monarchia wahabita, ma – pare acquistato un certo favore popolare.
E’ sempre stato lui che, secondo credibili voci, il 25 settembre scorso provocò l’immane calca con strage di La Mecca, avendo deciso di passare con il suo convoglio di centinaia di limousines e la sua modesta scorta di 200 soldati e 150 poliziotti, ordinò di chiudere due delle tre corsie in uso ai pellegrini per la cerimonia della lapidazione di Satana: da 700 a 4 mila morti, secondo le stime variabili, della folla spinta di lato e accalcata in uno spazio minimo, senza via d’uscita.

il re Salman e il figlio preferito Insomma, un tipo da far sembrare il dittatore nord-coreano Kim Jong Un, al confronto, un posato statista. Non è dunque strano che i principe ereditario Bin Nayef, 56 anni, avendo deciso di sbarrare il passo alle ambizioni del nipote, abbia preso accurate precauzioni: cambia d’improvviso percorsi e incontri programmati, metodi e composizione delle sue guardie del corpo; di rado visita la reggia; ancor più di rado dorme nei suoi (numerosi) palazzi, ma sta piuttosto nella magione del padre, situata in un’isola del Mar osso, debitamente fortificata e molto munita di personale. Si sposta per lo più in elicottero e senza preavviso; se deve spostarsi su strada, si fa’ accompagnare da autoblindo e un’ottantina di fedelissimi armati. Passa il tempo ad ascoltare e telefonate della reggia, che gli vengono debitamente intercettate (è ministro dell’Interno, dopotutto). E fa’ bene, perché i principi rivali che aspirano a occupare il suo posto sono più d’uno. E’una bella famiglia, casa Saud; volano i coltelli, e non è una metafora.
Bin Nayef del resto è principe ereditario solo da aprile, quando il re Salman, appena salito al trono, ha licenziato il principe ereditario del precedente re, Muqrin bin ‘Abd al-‘Aziz Al Sa’ud (70 anni), suo mezzo fratello (ma figlio di una yemenita), nominando suo successore (quando Allah vorrà) appunto Mohamed bin Nayef, nipote diretto del fondatore della dinastia, Ibn Saud.
Adesso Salman il demente pensa di mettere sul trono il figlio a cui le ha date tutte vinte, che sta conducendo “la politica di interventismo impulsivo” (la frase è in un rapporto del BND, i servizi tedeschi) che ha reso notevole il regno wahabita in questi ultimi mesi: col risultato fra l’altro di irritare Washington – che vuole diventare un venditore di greggio e gas da scisti, quindi un concorrente – e non lo sta appoggiando né nelle ostilità contro Teheran (che il saudita non osa attaccare in una guerra diretta: perderebbe), né nell’invasione contro gli Houti dello Yemen.
Anche questa guerricciola non sta andando bene per l’impulsivo di papà. Domenica passata gli yemeniti hanno centrato con un missile Tochka un centro operativo a M’rib uccidendo 120 mercenari di diverse nazionalità, 9 ufficiali sauditi e 11 degli emirati, nonché 11 stranieri della Blackwater – oltre a 6 elicotteri Apache e 4 Black Hawk; un disastro insomma per l’esercito (se così si può chiamare) del figlio prediletto, anche se il materiale è subito stato riacquistato dagli Usa.
Poco prima, una fonte dei combattenti yemeniti aveva annunciato di ave”ucciso un ufficiale britannico della Blackwater nella regione di Al Wazaya in provincia di Taiz”, senza rivelare l’identità del morto. Nella stessa provincia, qualche tempo prima i guerriglieri avevano annunciato d aver ucciso altri mercenari Blackwater, fra cui un americano e un francese, nella loro base a Zobab. Il 23 dicembre, due britannici, un americano e un sudafricano eran caduti in una incursione sferrata a Zobab; il 9 dicembre, nella base di Al-Amri presso Bab el Mandeb erano stati uccisi 14 uomini della Blackwater, fra cui un britannico, un francese, un australiano, e sei colombiani. Così s’è saputo che gli Emirati, che partecipano alla guerra contro gli Houti su ordine dei sauditi, avevano ritirato le loro truppe (chiamiamole così: evidentemente non hanno trovato la guerra così facile come credevano) rimpiazzandole con mercenari latino-americani: 450 colombiani ma anche cileni, salvadoregni e panamensi, poveretti, reclutati dalla Blackwater che fa’ da consulente speciale a questi principini. Le perdite, come si vede, sono ingenti – troppo, per una forza mercenaria abituata a guadagna bene sparacchiando in Irak alle auto che passano
https://en.wikipedia.org/wiki/Nisour_Square_massacre

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– sicché sembra che nella guerra siano fatti entrare, a pagamento, oltre a gente del Califfato, anche sudanesi ed eritrei.
Blackwater Mercenaries Killed as Saudi-Led Invasion of Yemen Spirals Into Disaster

Secondo molte voci, la dinastia regnante saudita è nel panico. E sono cominciate le congiure di palazzo.
 
La ‘nuova Pearl Harbor’ è stata sventata – fa sapere il Saker – perché l‘aviazione r

La ‘nuova Pearl Harbor’ è stata sventata – fa sapere il Saker – perché l‘aviazione russa, “che per caso era in zona"

Sventato l’ultimo (per ora) false flag dei neocon

Di Maurizio Blondet , il 22 gennaio 2016 32 Comment





Il 12 gennaio, ricorderete, due barchini americani CB90 son stati beccati nelle acque territoriali iraniane. Gli uomini degli equipaggi sono stati ripresi mentre in ginocchio con le mani sulla testa si arrendono, vengono rifocillati e restituiti alla US Navy. Kerry telefona a Teheran riconoscendo l’errore e ringraziando. In Usa, McCain e i neocon schiumano di rabbia davanti a tutte le tv e talk show per “L’umiliazione che Obama ha fatto subire alla nostra flotta”.
La versione ufficiale viene diramata dalla portavoce della Casa Bianca, l’impagabile Jane Psaki: “I nostri mezzi sono andati alla deriva nelle acque severamente controllate che circondano una base iraniana nell’isola di Farsi, quando uno dei due battelli è stato vittima di un guasto meccanico e la Navy ha perso ogni contatto con esso”:
Il Saker (famoso blogger molto bene informato) ha una
“Certa gente sostiene che due navigli erano in una missione suicida, volenti o nolenti. Ci sono credibili rapporti di un sottomarino israeliano posizionato lì vicino, e pronto a affondare le barche mentre in acque iraniane, precondizione essenziale per innescare (in Usa) la rabbia politica” necessaria a fare di nuovo applicare le sanzioni a Teheran che Obama aveva appena levato: contro la chiara volontà israeliana e neocon. La ‘nuova Pearl Harbor’ è stata sventata – fa’ sapere il Saker – perché l‘aviazione russa, “che per caso era in zona, ha fatto uso della sua misteriosa tecnica di rendere inoperanti i sistemi elettrici, elettronici d altri delle vedette Usa, e apparentemente, ha fatto lo stesso servizio al sottomarino israeliano”.



Nuland meets Surkov to warn about imminent NATO attack by Scott | The Vineyard of the Saker

Piangevano
Le navi occidentali “sono divenute sorde, cieche e immobili. Esattamente come era capitato nel novembre 2014 nel Mar Nero, quando il Sukhoi Su-24 fornito del noto apparato ha paralizzato completamente la fregata USS Donald Cook sorvolandola, e neutralizzando il modernissimo sistema di gestione del combattimento Aegis lì montato”. Gli ufficiali americani, si raccontò allora, passarono minuti di terrore: disarmati, accecati, in panne mentre il caccia russo simulava un attacco.



Le guardie costiere iraniane, sulle loro semplici motovedette , quando hanno preso i Marines (figli di mamma ventenni) che si arrendevano, hanno detto che stavano piangendo. Forse hanno capito che stavano per essere sacrificati? Sulla stranezza che questi due battelli (catorci assetati di carburante) fatti per acque basse, siano invece stati usati in una parte del Golfo Persico profondo 500 metri, si è già espresso da tecnico (è progettista navale) il blogger “Nuke the Whales”: “Sento una fortissima puzza di “false flag” : qualcuno aveva probabilmente mandato allo sbaraglio due barchini inutili con un equipaggio minimo sperando che gli iraniani li facessero saltare in aria”.



Ne consigliamo la lettura. Liberticida: Il mistero dei due "barchini" Usa intercettati dalla marina iraniana nel Golfo Persico.


Secondo Saker, “il governo iraniano era stato avvertito dell’imminente false flag”, e così i russi. Da chi? Forse da qualcuno dentro la NATO, o dentro la US Navy. Dopotutto, il giornalista Seymour Hrsh ha da poco reso noto come altissimi gallonati dell’apparato americano, come il generale Dempsey quando era capo degli stati maggiori, aveva filtrato a Mosca informazioni preziose per sostenere Assad contro l’ISIS armato dalla Cia e sostenuto da Sion.
Seymour M. Hersh · Military to Military · LRB 7 January 2016
Il Saker rivela un altro particolare di questa “collaborazione” informale tra ragionevoli americani e russi. Nel marzo 2015,un diplomatico americano operante a Mosca ha avvertito di una trama per uccidere il presidente Putin; che sarebbe stato ucciso in elicottero. “Ricordate – dice Saker – la misteriosa copertina di Economist di quei giorni? Putin in bianco e nero con gli occhiali da sole e un elicottero arancione davanti a lui? Arancio come la “rivoluzione arancione”. Quel giorno, russi della quinta colonna e “mangiatori di fondi delle ONG e ratti liberisti” stazionarono attorno al Kremlino con telecamere a riprendere un elicottero che stava scendendo, perché qualcuno li aveva avvertiti che stava per succedere qualcosa di grosso. L’attesa fu delusa. L’americano che lo sventò, “secondo voci, è stato battezzato in Crimea nella Chiesa ortodossa russa. Una bellissima cerimonia”.
Insomma ci crediate o no. Io ci credo.

Saker (un ortodosso) è bene informato.

Per cui gli do credito quando mette in collegamento lo sventato casus belli nel Golfo con la strana,improvvisa, enigmatica visita di Victoria Nuland a Kaliningrad. La Nuland è la notoria giudea neocon che s’è data come missione la distruzione di Putin attraverso la destabilizzazione dell’Ucraina; nemica giurata di tutto ciò che è russo.

la megera dell’apocalisse Ora,la Nuland, venerdì 15 gennaio, “meno di 24 ore dopo che era stato annunciato l’incontro tra Sergei Lavrov e John Kerry per il 20, e solo un giorno prima che lo sanzioni sull’Iran venissero levate, l’aereo della Nuland fa una improvvisa deviazione dalla rotta da Vilnius a Berlino e atterra nella base russa preso Kaliningrad” (l’antica Koenigsberg, enclave russa dalla seconda guerra mondiale, praticamente in Polonia). La megera dell’Apocalisse aveva chiamato pochi giorni prima il Kremlino per chiedere un incontro personale con Putin. Putin aveva di meglio da fare, ma manda all’incontro il suo più influente assistente, Surkov. Il quale atterra a Kaliningrad il 14; la Nuland atterra il 15. I due hanno un colloquio d quattro ore a porte chiuse, senza alcun testimone. Secondo la versione ufficiale, avrebbero parlato dell’applicazione di Minsk II per l’armistizio nel Donbass: cosa smentita dai fatti, visto che Kiev ha subito dopo violato ancor più platealmente gli accordi

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Vladislav Surkov e Putin E le versioni non ufficiali? “Sono varie”, dice Saker. Una, caritatevole, di Agoravox France, dice che “Nuland è andata a sventare un imminente colpo NATO contro la Russia”. Come una crocerossina. E’ scesa dall’aereo “estremamente agitata” ripetendo: “E’ la guerra! Arriva!”: L’hanno sentita dire che “La Russia non ha mantenuto le promesse e adesso tutti pagheranno per questo”.
Altri sostengono che Nuland era agitata perché Obama – negli ultimi giorni del suo mandato? – sta “ripulendo le stalle di Augia alla Casa Bianca” e , la Nuland potrebbe essere fra lo strame che viene ripulito. Nessuna delle due versioni pare credibile.

Fatto sta che il giorno stesso 15 gennaio, alle 16.20, Putin ha convocato una seduta informativa di emergenza coi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza nella sua residenza a Novo Ogaryovo. C’erano il primo ministro Ditri Medvedev, la portavoce del Consiglio della Federazione Valentina Matviyenko, quello della Duma Sergei Naryshkin, il segretario del Consiglio di Sicurezza Patrushev, il Ministro dell’interno Vladimir Kolokoltsev, quello degli esteri Sergei Lavrov, il ministro della difesa Sergei Shoigu, il direttore del FSB (ex Kgb) Alexander Bortnikov, il direttore del controspionaggio estero Mikhail Fradkov, il vicesegretario del Consiglio di sicurezza Rashid Nurgaliyev, e il membro permanente di detto Consiglio, Boris Gryzlov.
Come capite, la Nuland aveva detto qualcosa di abbastanza grosso da allarmare tutto il vertice. Forse i false flag sventati sono stati due. Forse era una doppietta per far temere a Mosca un colpo NATO mentre nel Golfo si produceva i false flag dei battelli affondati?
Questo può spiegare molti degli eventi di questi giorni:

dal’accusa britannica a Putin di essere il mandante dell’omcidio Litvinenko,

all’attacco al rublo

e l’ulteriore calo del greggio.

Fino alla dichiarazione del ministro della difesa israeliano : “Non consideriamo l’ISIS nemico.Il nemico resta l’Iran”.

Questo ci dice anche quello che ci fanno rischiare ogni giorno i neocon, stregoni israeliani dell’Apocalisse.
 
Siria: Arabia Saudita, per sconfiggere Isis va rimosso Assad ROMA (MF-DJ)--Rimuovere il presidente siriano Bashar al-Assad e' l'unico modo per sconfiggere l'Isis. Lo ha detto il ministro degli esteri saudita Adel al-Jubeir.
Parlando alla Conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera, il ministro ha definito Assad "un'efficace calamita per gli estremisti e i terroristi della regione", e solo rimuovendolo dal potere si potra risolvere il conflitto siriano; "questo e' il nostro obiettivo e lo raggiungeremo", ha aggiunto.
Jubeir ha sottolineato che le riforme in Iraq volte a salvaguardare la minoranza sunnita sono fondamentali per sconfiggere l'Isis, formato da estremisti sunniti descritti dal ministro come "psicopatici". "Qualsiasi altra cosa che facciamo - ha proseguito - sarebbe come mettere del nastro adesivo su una ferita aperta".
I commenti del ministro saudita arrivano all'indomani dell'accordo per un cessate il fuoco in Siria, che dovrebbe rappresentare il punto di partenza per una transizione politica. Tuttavia nelle ultime settimane le forze di Assad, appoggiate dall'aviazione Russa oltre che dall'Iran e da Hezbollah, hanno guadagnato terreno.
Jubeir ha sottolineato che la crescente presenza saudita nei conflitti della Regione, compreso lo Yemen, e' il risultato dell'inattivita' delle altre potenze. "Francamente - ha spiegato - c'era un vuoto, se nessuno vuole fare qualcosa allora l'Arabia Saudita interviene". La coalizione a guida saudita, formata soprattutto da Stati del Golfo a maggioranza sunnita, e' impegnata da marzo 2015 nello Yemen contro gli Houthi, una minoranza sciita. Jubeir ha chiarito che l'Arabia Saudita non sta cercando di espendersi nello Yemen, ma l'obiettivo e' impedire che il Paese "venga conquistato da una milizia radicale alleata con Iran e con Hezbollah".
rov
(END) Dow Jones Newswires
February 12, 2016 12:39 ET (17:39 GMT)
 
gia' che ci sono si potrebbe rimuovere la monarchia dell'arabia saudita
ovviamente in maniera forzata, se non lo fanno due tomahawk quando stanno a prendersi il caffe'
 
Si rafforzano i legami tra Iran e Brasile

© AFP 2016/ TASSO MARCELO
Mondo18:36 12.02.2016URL abbreviato
3647191

Intensificazione degli accordi commerciali e diplomatici per allontanare il Brasile dall’influenza nord americana.

Ieri, giovedì 11 febbraio, la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha incontrato l'ambasciatore iraniano, Mohammad Ali, e insieme hanno stabilito un incremento significativo dei rapporti economici e commerciali tra i due Paesi.
L'accordo avrà come ciliegina sulla torta una visita presidenziale a Teheran di Dilma entro la fine dell'anno.
È anche prevista una visita del presidente iraniano Hasan Rowhani entro il 2017, sempre che non possa essere realizzata entro quest'anno.
I settori interessati sono l'automobilistico — automobili a gas, autobus e camion — e l'aviazione civile, con l'acquisto previsto di un numero considerevole di aerei della Embraer, destinati a rivitalizzare la mobilità regionale in Iran.
Il Brasile sta cercando di togliersi dall'abbraccio dell'occidente. Non c'è dubbio che questo farà indispettire sempre più Washington.




 
L'Iran ha rinunciato a vendere il petrolio in dollari e dice sì all'euro

© Sputnik. Mihail Kutuzov
Economia12:03 06.02.2016(aggiornato 12:04 06.02.2016) URL abbreviato
122767352

L'Iran fatturerà le esportazioni di petrolio in euro basandosi sul tasso di cambio attuale con il dollaro al momento della fornitura delle materie prime: la decisione è motivata dalla volontà di Teheran di ridurre la dipendenza dalla moneta americana, segnala la “Reuters”.

L'Iran ha annunciato di voler rinunciare a ricevere dollari come pagamento del petrolio esportato, riporta la "Reuters" citando proprie fonti nella "National Iranian Oil Company" (compagnia petrolifera nazionale iraniana). E' dovuto al desiderio dell'Iran di liberarsi dell'influenza della valuta statunitense.
Secondo l'agenzia, Teheran intende fatturare le esportazioni di petrolio in euro.

E' stato riferito che questo discorso riguarda i contratti con la compagnia francese "Total", la società spagnola "Cepsa" e la "Litasco", divisione commerciale della russa "Lukoil".
"Nelle nostre fatture sarà indicato il prezzo in euro. Dovranno pagarci in euro sulla base del tasso di cambio con il dollaro al momento della consegna delle materie prime", — scrive la "Reuters".
Inoltre nell'articolo si afferma che le autorità iraniane intendono convertire in euro le attività finanziarie congelate a seguito delle sanzioni, il cui valore in valuta statunitense equivale a circa 100 miliardi di dollari.




 

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