News, Dati, Eventi finanziari ISTAT: per consolidare crescita più consumi e investimenti (1 Viewer)

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Il presidente dell'Istat Luigi Biggeri, presentando il rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2006, da la sua ricetta per il consolidamento della ripresa dell'economia italiana.

"Sulla ripresa c'è una qualche attesa di consolidamento ma non siamo sicuri perchè l'aumento di consumi e degli investimenti non è stato molto forte. Noi crediamo che per consolidare la crescita occorre che consumi e investimenti crescano un po' di più e che il reddito disponibile sia un po' più elevato", ha detto Biggeri.

Il Pil italiano del 2006 è cresciuto dell'1,9%, un netto incremento rispetto allo zero dell'anno precedente. Alla ripresa dell'attività economica hanno contribuito tutte le componenti della domanda, "a eccezione dei consumi collettivi". I consumi delle famiglie sono cresciuti dell'1,5% con un contributo pari allo 0,8 %; gli investimenti fissi lordi sono aumentati del 2,3%, fornendo un ulteriore apporto dello 0,5 %.

Per quanto riguarda l'inflazione per Biggeri non sembra esserci al momento nulla di preoccupante. Per l'ISTAT infatti, pur in presenza di pressioni derivanti dai rincari di prodotti energetici e intermedi, gli effetti finali sono rimasti contenuti.

Come al solito negativo invece lo stato dei nostri conti pubblici. "Il deficit 2006 è stato sì pari al 2,4% del Pil al netto delle una tantum ma abbiamo una montagna di debito che inciderà sempre e lascerà alta la vulnerabilità del nostro sistema", ha dichiarato Biggeri.

Per finire una nota sul confronto con le imprese europee. Dal rapporto si evidenzia che le imprese italiane sono di dimensioni ridotte, specializzate in settori a basso valore aggiunto e adottano in molti casi modelli di organizzazioni basati sulla conduzione familiare.
"In queste imprese l'innovazione e la produttività sono comparativamente più basse e una redditività sufficiente è conseguita grazie a un costo del lavoro relativamente inferiore", dice Istat nel rapporto.
In generale, l'Italia presenta livelli di competitività maggiori di Francia e Germania e inferiori a quelli di Spagna e Regno Unito, con un complessivo peggioramento rispetto al 2000.
 

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