“Italia risparmia uscendo dall’euro”

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Mediobanca: “Italia risparmia uscendo dall’euro”
27 gennaio 2017, di Alessandra Caparello

Ben 8 miliardi di euro è la cifra che risparmierebbe l’Italia se uscisse dalla moneta unica.A scriverlo nero su bianco uno studio di Mediobanca che ridimensiona così l’allarme che ha lanciato pochi giorni fa il numero uno della Bce Mario Draghi rispondendo ad una domanda del Movimento Cinque Stelle sui costi che dovrebbe sostenere il nostro paese in caso di addio all’eurozona.

Lo studio di Mediobanca, riportato da Il Giornale con un articolo a firma di Nicola Porro, è riservato ai suoi clienti, come a dire che l’alta finanza si prepara ad un eventuale uscita dall’euro, un ItalExit come la ribattezza il quotidiano, individuando quali sarebbero i costi e i vantaggi se si ritornasse alla lira. L’analisi di Mediobanca si basa su ragioni essenzialmente di tipo economico.


“La prima questione è che la moneta conta. Eccome, quando si parla di produttività italiana. Il nostro differenziale con la Germania e la Francia è del 20 per cento. Una roba da pazzi: è come correre una gara con Bolt, e per di più azzoppati (…) Negli ultimi quindici anni la ricchezza italiana (il Pil) non è cresciuta di un euro. Dal 2008 ad oggi il Pil è sceso di sette punti percentuali. Le conseguenze si vedono nei portafogli delle banche pieni zeppi crediti inesigibili”.

In questo contesto c’è da considerare che l’Italia è stata aiutata dal basso livello di tassi di interesse, ma ora tutto rischia di finire per tre motivi.

“Il primo è l’andamento generale dell’economia nel mondo. Mentre in Italia, ad esempio, i prezzi sono calati dello 0,1 per cento, in Europa sono mediamente cresciuti dell’1,1 per cento (…) Un secondo motivo deriva dal fatto che Mario Draghi non può continuare all’infinito a comprare i nostri Btp, comprimendone così il prezzo (…) Terzo fattore: le nostre banche. Sono gli acquirenti storici e più fedeli dei Btp. Ma i nuovi regolamenti europei, le obbligheranno ad alleggerire i propri portafogli di carta pubblica italiana, per ridurre la concentrazione del rischio su un solo emittente. Il combinato disposto di queste tre situazioni comporterà un aumento dei tassi di interesse sul nostro debito. E saranno guai. Nel solo 2017 dovremmo rinnovare più di 200 miliardi di prestiti e gli attuali tassi all’1,5 per cento per Mediobanca rischiano di essere un sogno”.

La soluzione per Mediobanca? Ridenominare il debito in lire che in soldoni significa uscire dall’euro, con il conseguente deprezzamento della lira. Tutti fattori che, come scrivono da Mediobanca, possono “supportare una decurtazione del debito e insieme ad una politica monetaria ritornata sovrana, possono creare le condizioni per un genuino rilancio dell’economia italiana”.

“Il conto finale è che il passaggio dall’euro alla lira ci farebbe subito avere un risparmio di 8 miliardi”.

Mediobanca: "Italia risparmia uscendo dall'euro" | Wall Street Italia
 
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i debiti privati nell'area euro e il target2

Greenspan: nuova crisi scoppierà in Italia o in Grecia
31 gennaio 2017, di Daniele Chicca
La prossima crisi scoppierà in Italia o in Grecia secondo le stime di Alan Greenspan. L’ex presidente della Federal Reserve, in carica dal 1987 al 2006, è “enormemente preoccupato” dai saldi Target 2, il sistema che regola i pagamenti interbancari fra i diversi paesi dell’Eurozona. Italia, Grecia e Spagna presentano un saldo in profondo rosso.

Secondo Greenspan, nessuno ne parla ma è il vero problema da risolvere in area euro. Significa che Italia, Grecia e Spagna devono un mucchio di soldi alla Germania, a cui hanno chiesto dei crediti per esempio per comprare auto, elettrodomestici e altri prodotti fabbricati da imprese tedesche. I beni sono stati consumati, ma i prestiti non sono stati ancora restituiti.


Il meccanismo di prestiti interbancari Target 2 è “indispensabile”, secondo Greenspan, dal momento che la Bce è costituita dalle banche centrali dei singoli Stati membri. Mentre l’ex numero uno della banca centrale americana fa fatica a criticare il dollaro Usa, nell’intervista concessa alla testata francese Economie Matin a Baltimore, alle domande sull’euro della giornalista e analista finanziaria Simone Wapler, direttrice editoriale delle Pubblications Agora, si è invece espresso liberamente.

Il sistema Target 2 (vedi grafico sotto) stabilisce a livello nazionale chi deve del denaro a chi. Gli squilibri creditizi tra i paesi virtuosi e quelli finanziariamente più fragili dell’Eurozona sono enormi. A una domanda su Brexit, Trump, repressione finanziaria contro i risparmi e inversione del ciclo dei tassi di interesse, Greenspan ha dato una risposta completamente off-topic:
“Lasciate che vi dica una cosa. C’è una cosa che mi preoccupa enormemente, di cui nessuno parla. Presso la Bce c’è un meccanismo indispensabile, chiamato Target 2″.

I crediti ancora non restituiti sono custoditi presso le banche centrali nazionali. Greenspan ha citato per primi i due paesi più indebitati dell’area euro, la Grecia e l’Italia, come possibili detonatori della prossima crisi, dimenticandosi di citare la Spagna, il cui saldo in negativo nel sistema dei prestiti interbancari è pari a quello del nostro paese.

Senza contare che la crisi del debito pubblico greco è tutt’altro che risolta. Il Fondo Monetario Internazionale ha di recente minacciato ancora una volta l’intenzione di non far più parte della troika dei creditori, citando l’insostenibilità del passivo statale di Atene, definito “esplosivo”. Secondo i calcoli dell’Fmi le linee creditizie offerte dall’Eurozona non sono abbastanza per ripianare il debito greco. Risultato: la tensione è tornata a salire sui mercati dei titoli di Stato.

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Cos’è Target 2 e perché è un problema per l’Italia

A novembre 2016, secondo i calcoli della Bce, il saldo in deficit Target 2 dell’Italia ammontava a 386 miliardi di euro. In caso di uscita dall’area euro, ha fatto sapere Mario Draghi, la Banca d’Italia custode di questi prestiti dovrebbe restituire l’intera somma. Si tratta di una sorta di rosso della bilancia dei pagamenti che l’Italia ha nei confronti del resto dell’Eurozona.

Il deficit italiano nel sistema che regola i pagamenti interbancari fra i diversi Paesi dell’Eurozona, è ripianato tramite l’erogazione, da parte della Bce, di liquidità addizionale a favore della Banca d’Italia. Questa liquidità ha raggiunto negli ultimi mesi uno stock analogo a quello sperimentato nel 2011, quando a generare squilibri era la fuga di capitali dai paesi periferici al centro dell’Eurozona dovuta alla paura di disgregazione monetaria.

Ora come ora, invece, ha spiegato Draghi nella lettera di risposta a un’interrogazione di due eurodeputati del M5S che volevano informarsi sulle possibilità e sui costi di un’uscita dell’Italia dall’Eurozona (Italexit), “il recente incremento dei saldi Target2 riflette in prevalenza i flussi di liquidità derivanti dal programma di acquisto di asset”, ossia dal Quantitative Easing.

Come potrebbe avvenire l’eventuale restituzione dei debiti in caso di Italexit l’ha provato a ipotizzare l’economista post-keynesiano Bill Mitchell, dell’Università di Newcastle: “data la natura decentralizzata dell’Eurosistema e il fatto che ogni banca centrale di ogni stato membro opera sotto il sistema legale della nazione in cui opera, le transazioni che hanno portato a bilanci Target2 divergenti sono definite dalle leggi nazionali. In tal caso, l’Italia potrebbe annunciare alla Bce che la Banca d’Italia chiuderà il suo conto Target2 usando le lire a un tasso di cambio di sua scelta”. A quel punto sarebbe dura per la Bce opporsi.
 
Bce: attivi bilancio al 27 gennaio a 3.740,766 mld euro


MILANO (MF-DJ)--Gli attivi di bilancio della Banca centrale europea al 27 gennaio si sono attestati a 3.740,766 miliardi di euro, in aumento di 21,143 miliardi di euro rispetto alla settimana precedente.

E' quanto emerge dall'informativa settimanale della Banca centrale europea. I bond del settore pubblico (acquistati nel quadro del QE) nel portafoglio della Bce sono pari in totale a 1.319,9 miliardi di euro, quelli di covered bond (3* programma) a 207,9 miliardi di euro e quelli di Abs a 23,5 miliardi di euro.

Infine l'ammontare di corporate bond acquistati dalla Bce ha raggiunto 58,8 miliardi di euro.

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(END) Dow Jones Newswires

January 31, 2017 09:26 ET (14:26 GMT)
 
La Germania vuole commissariare Roma entro il 2017 - Marco Zanni da Bruxelles.

l punto di non ritorno
Purtroppo è necessario uscire dall’euro. E saranno dolori. Doppi.

Per anni Antonio Martino ci ha spiegato, anche sulle colonne di questo Giornale, di come la costruzione dell’euro fosse pericolosa.
Martino, e noi con lui, venivamo definiti euroscettici. Il pensiero unico vinse. Le tesi di Ciampi, Dini, Prodi e per finire Monti e Letta, prevalsero. Per anni anche noi euroscettici abbiamo pensato con Oa (una serie televisiva e visionaria): «Esistere è sopravvivere a scelte ingiuste». Insomma negli anni, nonostante fossimo contrari all’euro-costruzione, abbiamo ritenuto che mollare sarebbe stato un pasticcio, costoso. Era necessario sopravvivere ad una scelta ingiusta.

Siamo arrivati ad un punto di non ritorno.
Purtroppo è necessario uscire dall’euro.
E saranno dolori. Doppi.
I primi li abbiamo già pagati quando aderimmo, i secondi li dovremmo affrontare ora.
Chi vi racconta che ritornare alla lira è una passeggiata di salute, vi sta ingannando.
Ma restare inchiodati alla moneta malata è peggio.

L’Italia, è una questione di tempo, non potrà ripagare il suo debito pubblico.
Negli ultimi quindici anni i suoi avanzi primari sono stati tra i più virtuosi d’Europa. La sua economia reale, al contrario, la peggiore. Siamo in una tenaglia che ci sta stritolando. Lasciamo perdere per un attimo le responsabilità.
Oggi paghiamo 70 miliardi di interessi sul debito. Nei prossimi mesi sono destinati a crescere. E non saremo in grado di pagarli.
A ciò si sommano le ragioni ante moneta unica. Non c’è motivo al mondo, dal punto di vista tecnico, per il quale la nostra economia debba avere una moneta rivalutata e per questa ragione la nostra industria debba delocalizzare o perdere ragioni di scambio rispetto alla Baviera.

Ciò che scriviamo in queste poche righe non solo è confortato da una ricerca di Mediobanca che pubblichiamo all’interno. È argomento – non ideologico, ma tecnico – di mezzo mondo finanziario. Che si chiede non tanto se Italexit avverrà, ma piuttosto quando succederà. Abbiamo due strade. La prima è fare come coloro che non credevano a Brexit e Trump: aspettare passivi. La seconda è studiare i modi migliori e legali per rendere la rottura più indolore possibile.

Ps. Un’alternativa esiste: ripudiare, anche in parte, il debito pubblico. Ma ciò ci porterebbe alla totale perdita di sovranità nazionale.
 

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