La curiosa scomparsa del PPI americano

Fleursdumal

फूल की बुराई
Un interessante articoletto di usemlab.com




La curiosa scomparsa del PPI americano



(12/03/04) L'indice americano dei prezzi alla produzione (il PPI) relativo al mese di gennaio doveva essere rilasciato in data 19 febbraio. Il 17 febbraio, tuttavia, il Bureau of Labor Statistics (BLS), annunciò di rimandare la pubblicazione delle cifre per problemi di calcolo nella conversione dei dati da un tal sistema cosiddetto “Standard Industrial Classification” ad un tal altro chiamato invece “North American Industry Classification”. Le difficoltà di operare la conversione suddetta erano tali che anche il PPI di febbraio, la cui pubblicazione era fissata per la data odierna, venne rimandato a data da specificarsi.

In un'era di computer da miliardi di calcoli al secondo, nell'anno in cui finalmente si è riusciti a mandare un robottino su Marte per scattare delle foto a meravigliose distese di sabbia e sassi, l'ufficio di statistica più avanzato del mondo, che si avvale dei migliori esperti matematici e statistici in circolazione, non riesce a operare una conversione di dati, qualunque possano essere le difficoltà legate a tale procedura. E un dato pubblicato con regolarità per decenni si trasforma improvvisamente in un problema la cui risoluzione prende diverse settimane di tempo.

In circostanze del tutto normali, la notizia avrebbe suscitato una semplice risata di compassione, o quant'altro (rispettiamo le preferenze soggettive di ciascuno). Per quel che ci riguarda, invece, se consideriamo che il forte rialzo delle materie prime ha avuto luogo proprio nei mesi di gennaio e febbraio, la voglia di ridere passa del tutto. La coincidenza è troppo sorprendente per poter chiudere la questione con una semplice sghignazzata.

Piuttosto viene naturale pensare, e sospettare, che in realtà, dietro le difficoltà di conversione avanzate dal BLS, si nascondano delle difficoltà ben più serie: cercare di ridimensionare, tramite gli artifici offerti dai calcoli statistici, una considerevole variazione dell'indice entro livelli accettabili. Una variazione che deve avere fatto venire qualche capello bianco agli addetti più giovani e che deve avere privato quelli più anziani della rada chioma rimanente. Il problema, forse, è che stavolta i soliti artifici non sono sufficienti a compiere i prodigi degli ultimi anni. I geni del BLS si trovano in difficoltà e devono ricorrere a qualcosa di nuovo.

Tutto il castello di sabbia sul quale si fonda la sconsiderata politica monetaria della Fed è sostenuto dalla propaganda che il problema dell'economia americana sia la deflazione. Ne segue il naturale corollario che un po' di inflazione (ma non troppa) sia desiderabile. Da cui il funzionamento a pieno regime della macchina stampasoldi.

Come già specificato in passato, la confusione generata in merito ai concetti di inflazione e deflazione è enorme. Per mesi, e con l'intento di riuscire a conformare le idee degli agenti economici alle proprie politiche monetarie, gli ingegneri economici della Fed hanno continuato a confondere il concetto di deflazione naturale con quello di deflazione monetaria, e quello di inflazione dei prezzi al consumo con quello di inflazione monetaria.

Fermo restando il pieno appoggio delle statistiche elaborate dai maghi del BLS, la strategia si è rivelata vincente. Il mercato ha finito con l'assecondare la politica monetaria della FED spingendo anche la parte lunga della curva dei rendimenti ai minimi storici degli ultimi 50 anni. A luglio dell'anno scorso, tuttavia, i tassi si erano violentemente rigirati al rialzo, scoprendo il bluff di Greenspan e minacciando di far crollare il castello di sabbia sul quale già sventolava la bandierina della ripresa economica. Per riparare a tale frattura, accorse di gran carriera la Banca Centrale del Giappone. Tramite quello che nel giro di sei mesi è diventato uno degli interventi più massicci mai operato sul mercato delle valute e dei tassi di interesse, gli alleati oltreoceano sono riusciti ad arrestare la risalita dei rendimenti a lungo termine per riportarli gradualmente su livelli che non si vedevano dall'estate scorsa.

Tuttavia un mercato controllato da interventi istituzionali, anzi che riuscire a colmare gli squilibri economici causati dai precedenti interventi, tende a creare situazioni di maggior squilibrio che a loro volta richiedono interventi via via più massicci. Il circolo vizioso continua fino a che qualcosa non interviene a spezzarlo. Quando ciò accade le forze del mercato si scatenano in maniera dirompente.

La recente salita delle materie prime rappresenta proprio quel fattore in grado di spezzare il circolo vizioso alimentato dall'intervenzionismo delle banche centrali. Il forte rialzo dei prezzi delle materie prime si ripercuote infatti direttamente sui prezzi alla produzione, e una consistente variazione positiva potrebbe rappresentare la prima onda sulla debole struttura di un castello di sabbia che non si sarebbe mai dovuto edificare.

Auguri agli statistici del BLS.
 
mitico Fleu

passando al clima
come mai c'è il sole e mi sta venebdo freddo a leggere questo articolo?

ciao
 
. Bè, a meno di truffe alla parmalat, in cui i dati vengono inventati di sana pianta, ci sono metodi rigorosi (soggetti a critica, certo) di raccolta ed elaborazione dei dati, chiaramenti spiegati, con i loro pregi e difetti. http://www.bls.gov/opub/hom/homch15_itc.htm

I metodi sono sempre gli stessi, per questo confrontabili (con tutti i loro pregi e difetti, ma sempre gli stessi).

Qualsiasi "truffa" si ravvisi sarebbe frutto di invenzione pura di numeri da parte di statistici, non certo colpa della Statistica. Un indice riporta un certo valore a seconda dei dati che si raccolgono, se i dati sono quelli non si può imbrogliare, a meno che non ti inventi i dati. Ma questa è appunto truffa e non scienza.
Con ciò, non escludo che ci potrebbe essere un dato anomalo, che magari sarà attribuito al cambio di standard di classificazione da SIC a NAIC, ma è doveroso distinguere la Statistica dalla truffa. Quindi tutte le considerazioni fatte nell'articolo possono tranquillamente essere valide dal punto di vista economico.
Per questo motivo, sulle considerazioni di carattere economico non mi pronuncio, per scarse competenze (anche se mi piace molto la teoria espressa, con le relative motivazioni).

E' consigliabile, quando si legge una statistica (obbligatorio per chi ne vuole fare uso), di leggere anche i metodi utilizzati per elaborare la statistica. Quelli sono forse criticabili (per chi ci riesce), non i numeri in se stessi.
 

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