La FDA sospenderà la pubblicazione dei dati sulla moneta M3

sharnin

Forumer attivo
http://www.investireoggi.it/forum/viewtopic.php?t=20040

Mi sembra un argomento molto importante su cui aprire una discussione generale sotto titolo apposito.

Iil 23 marzo la Federal Reserve americana sospenderà la pubblicazione dei dati relativi all’offerta di moneta M3 (che è uno degli indicatori più affidabili per la stima dell’ammontare in dollari circolante nel mondo)

2- la fed d'ora in poi risponderà alla domanda: "Quanti ne avete stampati 'sto mese?" solo nei seguenti modi:

- bè....il giusto;
- pochini...si è inceppato il macchinario dal 20 del mese
- abbastanza per farci venir fuori la paghetta al nipotino di Bernakka

Tra le componenti della M3 non ricomprese nell'M2 vi sono due componenti molto importanti.
La prima sono i titoli emessi dalla Fed e detenuti all'estero che e' un buon proxi della natura espansiva o restrittiva della moneta di scambio principe. Vi è però la possibilità di seguire questi dati trimestralmente attraverso le pubblicazioni del Bis (mi sembra... devo controllare)
Il dato invece che "sparisce" è il riacquisto di obbligazione proprie da parte della Fed, cioè quel dato che potrebbe utilizzare Bernanke per la monetizzazione del debito in caso di crisi deflattive oppure in caso di scelte fortemente inflattive derivanti da scelte "strategiche" diverse.

Monetizzazione del debito = nazionalizzazione dell'economia cercando di evitare in una situazione di forte indebitamento privato il collasso del dollaro e avere una maggiore libertà d'azione nel liberare moneta senza avere eccessivo controllo (finanziando magari missioni "umanitarie").
Naturalmente non è una certezza ma il fatto che possa avvenire con un controllo da parte del mercato più limitato preoccupa.
 
La bolla dei derivati è sempre più gonfia

Negli Stati Uniti ci si aspetta che le aziende, attraverso i piani pensionistici, e altre istituzioni, “investiranno” qualcosa come 300 miliardi di dollari da qui al 2008 in hedge funds, i fondi speculativi che operano principalmente in derivati; un salto niente male rispetto ai 5 miliardi investiti da queste entità nei dieci anni passati, secondo uno studio della Bank of New York e della Casey, Quirk & Associates.
Alcuni fondi pensione sostengono di investire in derivati allo scopo di aumentare le entrate, a fronte delle fluttuazioni di mercato.
Poiché la legge USA prevede che, se il 25% o più dei capitali gestiti da un'istituzione finanziaria sono fondi previdenziali, essa rientra tra i fondi pensionisti, e dovrà quindi attenersi alle relative misure prudenziali nelle scelte d'investimento, al parlamento americano sono stati presentati disegni di legge che intendono innalzare tale soglia al 50%, applicando tale norma esclusivamente ai fondi pensione aziendali.
Allo stesso tempo però, ci sono anche proposte legislative di senso opposto, come quella presentata dal sen. Ted Kennedy volta a creare protezione per le pensioni.
Al 30 settembre 2005, secondo le statistiche ufficiali USA, le banche commerciali americane deterrebbero qualcosa come 99,6 trilioni di dollari in contratti derivati, con un aumento del 17% su base annua.
Di questo passo si stima che le banche commerciali USA, per la fine del 2005, hanno accumulato forse 100 trilioni di dollari in derivati.
In questo contesto può apparire significativa la recente notizia apparsa sul sito della Federal Reserve che annuncia che la banca centrale USA non pubblicherà più le statistiche periodiche sulla consistenza della massa monetaria aggregata M3 (che comprende anche gli aggregati finanziari). Evidentemente Ben Bernanke, nuovo designato governatore delle FED, fanatico sostenitore del monetarismo alla Friedman e dei suoi “elicotteri” da cui gettare contante in caso di crisi (metafora usata per “inondare il mercato di liquidità”), si è già messo a lavoro, come hanno detto alcuni esponenti bancari tedeschi di alto livello alla rivista americana EIR.

http://www.movisol.org/znews009.htm
 

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