Paulson lancia un trust federale per i titoli spazzatura
Dopo aver provato tutte le vie possibili per rassicurare i mercati aiutando singole istituzioni in difficoltà, per la prima volta in questa crisi il segretario al Tesoro americano Henry Paulson si è reso conto che l'unica soluzione possibile al rischio di una catastrofe finanziaria globale è quella di un approccio sistemico con la creazione di un veicolo finanziario statale simile alla Resolution Trust Corp, che rilevò le casse di risparmio in difficoltà nella seconda metà degli anni Ottanta.
Lo hanno riferito fonti di stampa, subito dopo un incontro riservato di Paulson con alcuni parlamentari ieri pomeriggio in Congresso. La notizia ha riportato subito euforia in Borsa: l'indice Standard & Poor's, che aveva reagito con molti alti e bassi all'annuncio di una nuova iniezione di liquidità da 180 miliardi di dollari da parte delle Banche centrali mondiali, è balzato del 4,3% in chiusura, il maggior rialzo da sei anni. Il mercato aveva anche recepito bene il divieto di Londra sullo "short selling", le vendite scoperte a breve che avevano contribuito al gioco al massacro in Borsa e hanno gioito quando si è saputo che il procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, aveva aperto un'inchiesta per irregolarità proprio sullo "short selling".
La Resolution Trust Corporation era stata varata dal Congresso nel 1989 per risolvere la crisi delle casse di risparmio. Le casse erano state deregolamentate a cavallo della prima metà degli anni Ottanta, finanziarono una crescita esponenziale del settore immobiliare seguendo una dinamica non troppo diversa da quella degli ultimi anni con i prestiti subprime. Alla fine della sua missione, che durò una decina d'anni, la Rtc riorganizzò 747 istituzioni con attività di bilancio di oltre 400 miliardi di dollari. Oggi un'operazione simile potrebbe costare secondo le stime degli esperti, fra i due e i tremila miliardi di dollari.
Fino al rimbalzo finale di Wall Street, la giornata era stata negativa. Dopo i crolli in Asia, le Borse europee avevano chiuso in ribasso nonostante l'operazione senza precedenti delle Banche centrali. La notizia dell'intervento congiunto è arrivata alle tre di notte ora americana, alle nove del mattino in Europa, alle quattro del pomeriggio in Giappone. In un breve comunicato, la Federal Reserve ha annunciato di avere aumentato di 180 miliardi di dollari l'ammontare di fondi in dollari messi a disposizione delle altre Banche centrali.
Il denaro rappresenta un'estensione del contratto di swap tra Banche centrali firmato a fine 2007. La tempistica dell'annuncio non è stata scelta a caso. L'obiettivo delle autorità americane era annunciare l'iniziativa a mercati ancora aperti in Europa e in Asia, nel tentativo di preparare il terreno a New York, in vista dell'apertura Wall Street. Parte del denaro è già stato utilizzato. La Bce - che ha visto la propria disponibilità in dollari raddoppiare a 110 miliardi - ha organizzato ieri mattina un'asta da 40 miliardi di dollari. Altri 20 circa sono giunti dalla Banca d'Inghilterra e dalla Banca centrale svizzera.
All'intervento concertato partecipano anche la Banca del Canada e la Banca del Giappone. Secondo il comunicato pubblicato ieri, il tentativo è di «allentare le tensioni sui mercati di finanziamento a breve termine in dollari», dopo i recenti avvenimenti negli Stati Uniti. Dall'inizio della settimana, il mercato monetario denominato nella valuta americana sta soffrendo molto. I tassi d'interesse sono saliti perché è cresciuta improvvisamente la sfiducia tra le banche. Lo stesso fallimento di Lehman Brothers ha fatto sparire in un colpo solo dai bilanci di molte banche attività in dollari.
Ieri a Londra, il tasso d'interesse overnight nella moneta americana è sceso solo leggermente, al 3,84% dal 5,03% di mercoledì, rispetto a un tasso di riferimento della Fed al 2 per cento. Invece, sul mercato monetario in euro, il tasso overnight ieri oscillava intorno al 4,25%, in linea con il costo del denaro della Bce, rispetto al 4,42% di mercoledì.
Il calo è avvenuto anche per via di un'operazione a un giorno dello stesso istituto monetario del valore di 25 miliardi di euro. Sempre ieri, la Fed ha immesso sui mercati 105 miliardi di dollari attraverso varie aste di rifinanziamento. Si tratta della più grossa iniezione giornaliera concessa dalla Fed, superiore anche a quella decisa dopo agli attacchi terroristici del 2001.
Dietro l'operazione congiunta annunciata ieri ci sono tre novità. Primo, l'ammontare dei fondi a disposizione è cresciuto da 67 a 247 miliardi di dollari. In secondo luogo, l'intesa prevede l'estensione di un accordo swap con Bce e Banca centrale svizzera, ma anche nuove intese con Banca d'Inghilterra, Banca del Canada e Banca del Giappone. Infine, finora i dollari messi a disposizione dalla Fed erano usati dalla Bce per operazioni di liquidità a un mese e a tre mesi; da ieri anche a 24 ore. Mai finora le autorità monetarie si sono esposte come oggi. È evidente che la presenza sui mercati delle Banche centrali ha fatto un salto di qualità. Ma sarà sufficiente? Il mercato si attende nuove misure eccezionali. Come quella che starebbe preparando Henry Paulson.
LE MOSSE DI BANCHE E TESORO USA
LE OPERAZIONI DI RIFINANZIAMENTO
Il mercato monetario, nel quale le banche si prestano denaro a vicenda, è alla base del buon funzionamento di un sistema finanziario e di un'economia. In questo contesto, la Banca centrale ha un ruolo cruciale: organizza con regolarità operazioni di liquidità, aste nelle quali gli istituti di credito possono rifinanziarsi prendendo somme a prestito, in cambio di collaterale (di solito obbligazioni). I prestiti possono avere scadenza diversa, al termine gli istituti di credito devono restituire la somma ricevuta, maggiorata di un tasso d'interesse (e recuperando il collaterale a garanzia). La crisi creditizia sta mettendo a dura prova il mercato interbancario nel quale l'attività è calata, a causa di una crescente sfiducia tra banche. Da ormai un anno le Banche centrali sono state quindi costrette, per allentare le tensioni sui tassi d'interesse, ad aumentare l'ammontare e la frequenza dei prestiti di denaro
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