LA MMT A LAVORO NEGLI USA - il debito scoppia

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LA MMT A LAVORO NEGLI USA

In pratica, dei 3.4 trilioni di dollari di deficit, 2.5 trilioni sono stati forniti dalla Federal Reserve
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo Billions 3000 LA MODERN MONEY THEORY (MM) IN UN GRAFICO 2000 1000 3000 2000 -1000 1000 -2000 0 3000 -1000 -2000 -4000 2008 2010 2012 Federal Budget Deficit -3000 4000 2014 2016 2018 2020 2022 Federal Reserve Holdings US Gov. securities 1Y Change Recession Source: Refinitiv Datastream/ Paolo Cardenà


Spaventati dalla guerra? Date un’occhiata al bond di Zhenro. E vedrete la vera paura
Mauro Bottarelli
14 Febbraio 2022 - 20:16

Il mondo al contrario: mentre a Kiev si va al cinema, il Canada ipotizza la legge marziale. Ma l’interessato strabismo dell’emergenza ha epicentro in Cina, dove la Pboc comincia a perdere l’aplomb
Spaventati dalla guerra? Date un'occhiata al bond di Zhenro. E vedrete la vera paura


Dalla Terza Guerra Mondiale alla nuova Yalta in 24 ore. Un record. E’ bastata una frase del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov e lo stentoreo via libera di Vladimir Putin al rinnovato sforzo negoziale per tramutare il panico in afflato diplomatico globale. Un giorno, forse, si saprà cosa realmente sia accaduto. E da quanto lontano sia partito tutto.
In compenso, lo strabismo interessato dei media verso l’Ucraina sta garantendo un effetto da cortina fumogena straordinario: mentre a Kiev la gente rintuzza il panico e va a cena o al cinema per San Valentino, la Canadian Broadcasting Corporation ha appena reso noto che in una riunione con i membri del suo gabinetto, Justin Trudeau ha annunciato l’intenzione di ricorrere per la prima volta in assoluto nella storia canadese alle prerogative dell’Emergencies Act, di fatto uno stato di emergenza limitato nel tempo ma che conferisce al primo ministro poteri pressoché illimitati. Fra questi figurano divieti di spostamento in determinate aree, confisca di beni privati, imposizione di multe e persino carcerazione per chi viola le disposizioni. Di fatto, una sorta di legge marziale selettiva per stroncare definitivamente le proteste dei camionisti, dopo la riapertura dell’Ambassador Bridge e l’arresto di decine di manifestanti.


Il tutto in pressoché contemporanea con la decisione del governo dell’Ontario di ritirare il pass vaccinale, ufficialmente per raggiungimento di un tasso sufficiente di immunizzati. Come dire, la legge sono io. E le Province dovranno prendere atto. Poiché l’Emergencies Act sospende qualsiasi legislazione locale e qualsiasi decisione presa in ossequio alla stessa. Insomma, Justin Trudeau vuole la guerra. Quella che a Kiev non c’è. E molto probabilmente non ci sarà mai. Ma la questione ucraina e l’effetto shock che ha innescato sui mercati hanno coperto ben altro, paradossalmente ancora peggiore.
Perché questo grafico
Andamento del bond perpetuo di Zhenro Properties
Andamento del bond perpetuo di Zhenro Properties Fonte: Bloomberg
mostra plasticamente cosa sia accaduto fra giovedì e stamattina al bond perpetuo di Zhenro Properties Group, crollato del 70% sui timori crescenti di una mancata redemption del titolo il prossimo mese di marzo. Spenta l’eco mediatica su Evergrande, paradossalmente ora il silenzio sul destino del 30mo gruppo di costruzione per numero di contratti rischia di nascondere ciò che sta muovendosi alle spalle dei tremori di assestamento della bolla immobiliare. Questi grafici
Controvalori e andamento prospettico dell'impulso creditizio cinese via Pboc
Controvalori e andamento prospettico dell’impulso creditizio cinese via Pboc Fonte: Bloomberg/Zerohedge
Controvalori della liquidità immessa nel sistema dalla Banca centrale cinese
Controvalori della liquidità immessa nel sistema dalla Banca centrale cinese Fonte: Bloomberg
parlano chiaro: dopo aver visto intervenire il National Team due volte in due settimane per sostenere il CSI-300 da cali superiori ai due punti percentuali, la Banca centrale cinese ha iniettato qualcosa come un trilione di dollari nel sistema nel solo mese di gennaio.

Di fatto, controbilanciando su ammontare senza precedenti e con liquidità pronta cassa, quelle che ad oggi sono solo promesse e proiezioni di contrazione monetaria della Fed. Un Qe alluvionale e in piena regola. Nel silenzio più assoluto. Il problema è che a fronte di un diluvio di credito simile, il tracollo del bond di Zhenro assume contorni paradossalmente ben più preoccupanti della saga di Evegrande, pur facendo riferimento a un bond da soli 200 milioni di dollari di controvalore. Il motivo? Semplice. E duplice. Se infatti tutti erano pressoché concordi nel riferire certe over-reactions dei titoli del comparto edilizio proprio al tentativo di spingere la Pboc a intervenire per dare un po’ di ossigeno liquido al sistema, dopo il taglio dei tassi sui prestiti, oggi quel messaggio in codice sembra dire che un ammontare record come quello stanziato a gennaio non sia sufficiente a tamponare le falle reali di bilancio di un comparto troppo legato allo shadow banking per poter mostrare di colpo tutte le sue liabilities.
Secondo, Pechino operando in questo modo mette in allarme il mercato, poiché al netto di una sconfessione nei fatti della linea rigorista di Xi Jinping, occorre prendere atto di una manovra di ingaggio verso un ciclo di reflazione enorme in piena crisi inflattiva mondiale. E con il PPI cinese che resta a livelli sideralmente alti. Oltretutto in formale divergenza rispetto alle traiettorie di contrazione delle Banche centrali occidentali, Fed in testa, per cercare di contenere proprio l’inflazione. Cosa giace nascosto dalla segretezza di Stato e di Partito per dare vita a un azzardo simile? Spaventati dall’ipotesi di guerra? Riguardate il grafico del bond di Zhenro. E fate la conoscenza con la vera paura.
 
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LA BOMBA del CASH: CROLLO di ARKK ma bene lo SPY
Scritto il 17 Gennaio 2022 alle 11:13 da Danilo DT
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Per il rotto della cuffia, quindi, sembra che l’abbiamo svangata. Come vi ho illustrato nel weekend, il trend resta ancora intatto, si sono fatte tante parole ma al momento il mercato azionario regge. E questo malgrado tutto, visto che NON c’è uniformità. Prendiamo ad esempio l’ETF ARKK che molti di voi conosceranno (e credo molti no).
In linea di massima sintetizzo dicendo che ARKK (ARK Innovation) è un ETF USA che riassume il top delle novità hi tech .
(…) ARKK is an actively managed Exchange Traded Fund (ETF) that seeks long-term growth of capital by investing under normal circumstances primarily (at least 65% of its assets) in domestic and foreign equity securities of companies that are relevant to the Fund’s investment theme of disruptive innovation. (…) ARK defines ‘‘disruptive innovation’’ as the introduction of a technologically enabled new product or service that potentially changes the way the world works. Companies within ARKK include those that rely on or benefit from the development of new products or services, technological improvements and advancements in scientific research (…) [Source]
Quindi ARK riassume le grandi scommesse, che però sembrano perse. Il GAP tra lo SPY, l’ETF che meglio sintetizza lo SP500, al livello di performance a 12 mesi è imbarazzante, soprattutto se consideriamo il fatto che si tratta delle società tech più innovativa.
  • SPY : +23,06%
  • ARKK : -42,84%
Signori, un gap mostruoso in 12 mesi, ovvero il 66%.
ARKK vs SPY: due mondi differenti

Chart SPY vs ARKK by Tradingview
Viene da chiedersi cosa abbia supportato in questo modo lo SP500. Gli stessi ETF? I fondi comuni? I grandi investitori? Sicuro, tutto questo ha senso come ha senso ragionare sull’immane liquidità e sul margin debt. Oltre che al mondo dei buyback. Ricordate questo grafico in merito alla liquidità?

I buyback avranno ancora un ruolo determinante in questo 2022. Soprattutto se andiamo a vedere le potenzialità immani che hanno le stesse aziende in questo ambito. Signori, un conteggio di BofA ci riporta che la cifra a disposizione è pari a ben 7 trillioni di USD, 7.000 miliardi di Dollari che, certo, non verranno tutti spesi in buyback ma che potranno essere in parte utilizzati a sostegno delle aziende stesse. La bolla della liquidità che quindi continua fino a quando la stessa liquidità verrà ritirata in modo massivo. OK, la FED ha un progetto ma non credo che possa nel corso del 2022 rivoluzionare in modo totale i piani delle aziende in ambito buyback.

STAY TUNED!

Danilo DT
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metto prima il grafico
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se è vero
il calcolo è subito fatto
e significa che il debito/pil è 138,46%
 
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La verità sui mercati tenuta nascosta dalla farsa sul taper
Pubblicazione: 24.09.2021 - Mauro Bottarelli
Il taper non esiste.
È di fatto una sorta di creatura mitologica.
Ma aiuta a tenere nascosta la verità sui mercati globali

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Jerome Powell, governatore della Fed (LaPresse)

Il sole è sorto. E il mondo non è finito.
Per scongiurare la Lehman cinese è bastato il più classico dei provvedimenti alla greca: differimento e priorizzazione nel pagamento dei coupon obbligazionari. Ovvero, pago quelli sui bond onshore in yuan e lascio quelli offshore in dollari (principalmente in mano estera) a bagno maria, in attesa di una ristrutturazione. Mettici poi 120 miliardi di yuan (18 miliardi di dollari) di liquidità iniettati in una sola soluzione dalla Banca centrale, dopo altri due interventi repo da 100 miliardi di yuan l’uno, al fine di tenere liquido il mercato in vista anche delle chiusure per festività di inizio ottobre e il gioco è fatto: Evergrande passa in 36 ore da leva capace di far precipitare il mondo a occasionissima di acquisto sui minimi. Un bel +17% a Hong Kong.

Contemporaneamente, la Fed calcia nuovamente in avanti il barattolo del taper: Potrebbe partire presto, la formula usata da Jerome Powell. La fiera del condizionale e dell’approssimazione, esattamente ciò che il mercato desiderava. Di fatto, poi, con il numero uno della Banca centrale Usa entrato almeno due volte in contraddizione palese con se stesso e la decisione presa dal Fomc.

Primo, se si segnala – come ha fatto – la fine del processo di ritiro degli stimoli per metà 2022, significa farlo partire al più tardi a dicembre, operando così in base a controvalori di riduzioni da 15 miliardi al mese e terminando l’operazione a luglio 2022. Ora, visto che in ottobre non si terrà board della Fed e ci si ritroverà il 2-3 novembre, appare palese quale possa essere lo scadenziario obbligato. Perché non annunciare subito, mercoledì sera, ciò che appare ovvio e matematico?
Ovvero, a dicembre inizia lo scale back che tutti attendono ma che mai arriva, quasi una versione monetaria del Godot di Samuel Beckett. Perché non fornire la data di inizio ma solo quella di potenziale termine? Concretamente, cambia poco. Psicologicamente, invece, cambia molto. È un approccio studiato, poiché lascia intendere al mercato che fra oggi e l’annuncio ufficiale, esiste un ennesimo, comodo cuscinetto di un altro mese e mezzo. Durante il quale non solo il Congresso dovrà risolvere la questione del tetto di debito, strettamente connessa alla necessità di tassi a zero e finanziamento diretto del deficit da parte della Banca centrale, ma chissà quale nuova emergenza si frapporrà sul cammino, puntualissima nel costringere le autorità a mosse inattese: magari una quinta ondata di Covid, un’escalation con l’Iran, una guerra commerciale con la Cina che travalichi le mere minacce di war games nel Pacifico, un nuovo Russiagate.

L’alternativa? Inesistente, quantomeno stando alla reazione di Wall Street, la quale ha accelerato i guadagni dopo la conferenza di Jerome Powell. Perché far saltare la partenza di dicembre e rinviare il taper anche solo a gennaio significherebbe un ammontare di riduzione mensile ben superiore ai 15 miliardi di dollari, volendo mantenere fede all’obiettivo di chiusura posto attorno alla metà del 2022. Il cosiddetto mercato non può reggere una simile ipotesi.
Ed eccoci quindi alla seconda e più stridente contraddizione: perché l’unica decisione realmente e immediatamente operativa presa dal Fomc è stata quella di raddoppiare il limite di utilizzo di controparte della facility di reverse repo della Fed di New York? La quale, mentre Jerome Powell si schiariva la voce prima di affrontare la stampa, segnava la quarta rottura al rialzo consecutiva del livello record: 1.280 miliardi di dollari depositati overnight allo 0,05% di retribuzione.


Bene, la Fed ha deciso di portare da 80 a 160 miliardi il limite di deposito di riserve in eccesso per singolo partecipante di mercato.
Tradotto?
Primo, più di un’istituzione finanziaria sta già oggi operando sul filo degli 80 miliardi quotidiani, quindi occorre intervenire.
Secondo, raddoppiare significa che si è consci che il fenomeno proseguirà e anzi aumenterà ulteriormente di magnitudo, come mostrato dal trend di questo grafico.
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Come conciliare l’attesa di un ulteriore diluvio di liquidità, tale da doverlo parcheggiare alla Fed di New York nell’ordine delle migliaia di miliardi, con il principio implicito di drenaggio dello stesso rappresentato da quel taper che dovrebbe partire da qui a un paio di mesi? Signori, il taper non esiste. È di fatto una sorta di creatura mitologica, un generatore automatico di tantrum per rimettere in linea la curva dei rendimenti e purgare gli eccessi di Borsa, evitando di mostrare all’opinione pubblica le distorsioni del sistema: È colpa della Fed, un alibi buono per tutte le stagioni.
E necessario, perché altrimenti potrebbe venire a galla la verità. Ovvero che l’intero sistema finanziario, da New York a Hong Kong, da Francoforte a Tokyo, è un enorme Evergrande, basato su un utilizzo criminale del leverage garantito da tassi a zero che rendono automatico l’indebitamento strutturale. E lo schema Ponzi come unica strategia.

Non a caso, il cosiddetto libero mercato non ha fatto un plissé di fronte ai dots relativi alle prospettive sui tassi usciti dal Consiglio: primo rialzo previsto a maggioranza già nel 2022, in anticipo rispetto alle prospettiva dell’ultimo Fomc. Eppure, Wall Street ha fatto finta di nulla. Quasi si recitasse a soggetto.

In compenso, c’è anche di peggio.
Perché quando dopo mesi di narrativa tranquillizzante sulla transitorietà dell’inflazione, il comunicato del board mostra un aumento delle previsioni ufficiali sull’andamento dei prezzi per l’anno in corso dal 3,4% di giugno all’attuale 4,2%, significa che i colli di bottiglia sulla supply chain sono ben più gravi di quanto si sia lasciato intendere. Non a caso, mentre Jerome Powell parlava, dall’hub commerciale più importante d’America, il porto di Los Angeles e Long Beach, arrivava la notizia di un nuovo record: dai 61 della scorsa settimana, ora i vassels carichi di container costretti all’ancoraggio forzato al largo in attesa di attracco e scarico sono saliti a 72.

Insomma, tutto come al solito: dissimulazione e negazione della realtà.
Al mercato basta questo, una simbolica pacca sulla spalla, quasi a rassicurarlo che andrà tutto bene.
Ma noi italiani, purtroppo, sappiano bene e in prima persona che dietro quella formula rischia di nascondersi un preannuncio di disastro. Che l’ennesimo conto alla rovescia abbia inizio: destinazione, 2-3 novembre. In attesa che qualcosa scompagini i piani.
 
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