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Buonasera,



a Wall Street il sentimento dominante è di tipo speculativo originato dal comunicato sulle decisioni riguardanti la politica monetaria del FOMC; infatti, gli operatori hanno reagito positivamente all’unico passaggio del comunicato legato ad un’affermazione chiara: <<il comitato ritiene che l'attuale politica monetaria espansiva possa essere mantenuta per un periodo di tempo considerevolmente lungo>>. Da qui l’euforia registrata ieri a Wall Street, euforia che vede esorcizzare il pericolo di una politica restrittiva sui tassi di interesse e per l’immediato, il pericolo avvertito dai Mercati di un incremento dei tassi di interesse in presenza di una ripresa economica ancora incerta.



Se Wall Street si è mossa sull’euforia dell’unica frase che non necessita interpretazioni ed analisi, ha momentaneamente messo da parte il resto del comunicato, attendendo magari un’analisi più dettagliata per la giornata di oggi. Andiamo a vedere subito i due motivi che hanno causato direttamente non solo l’ormai scontata decisione di lasciare invariati i tassi di interesse, ma che hanno anche indotto il FOMC a precisare come i tassi di interesse potrebbero rimanere a bassi livelli ancora allungo.



Le motivazioni sono principalmente riconducibili a due constatazioni:



1. i rischi di deflazione che preoccupano la Fed egualmente e forse più di quelli legati ad un possibile ritorno dell’inflazione in un arco temporale più lungo;

2. il Mercato del lavoro ancora troppo debole.





Particolarmente interessante la seconda constatazione, poiché il Mercato del lavoro è rimasto eccessivamente debole pur in presenza di ottimi dati sul PIL legati ai primi due trimestri del 2003. Se a tutto questo leghiamo l’indiscutibile fatto legato ad una fiducia ancora troppo bassa, possiamo capire come la principale preoccupazione della Fed sia legata alla non remota possibilità che l’attuale fase di ripresa non sia duratura poiché non accompagnata da una significativa ripresa dei consumi, vero grande motore dell’economia a stelle e strisce.



Ancora più interessante la risposta alla più che legittima domanda legata alla natura dei dati dei primi due trimestri 2003: a cosa è legata dunque la ripresa del PIL statunitense? O in altre parole: se la il prodotto interno lordo ha subito un incredibile incremento, come mai il Mercato del lavoro rimane comunque debole? I disoccupati non dovrebbe essere riassorbiti da una ripresa della produzione?



A questi interrogativi vi è un un’unica logica risposta: l’incremento del PIL è legato solo in minima parte ad una debole ripresa dei consumi e della produzione, mentre è principalmente basato sulla ripresa degli investimenti e delle ristrutturazioni delle imprese.



Con tutta probabilità, i tassi di interesse ai livelli più bassi degli ultimi 45 anni stanno spingendo le imprese ad investire massicciamente su ristrutturazioni, ammodernamento dei macchinari ed espansione delle strutture; ma è difficile stabilire se dietro questo fenomeno ci sia una ferma convinzione di una pronta ripresa economica o invece si celi una mera ottica di convenienza legata al basso costo del denaro e finalizzata comunque a ritorni positivi nel lungo periodo.



In generale, il comunicato del FOMC conferma le nostre attese e quindi ribadiamo le nostre perplessità legati al primo trimestre del 2004 e per l’ineludibile effetto legato ai movimenti dei Mercati Azionari sulle aspettative, sul Dicembre 2003.



Tra tante incertezze invece emerge una conferma: l’economia giapponese ha prospettive economiche migliori rispetto alle attese e a dirlo non è una casa d’affari, bensì la fonte più autorevole della BOJ (Banca Centrale del Giappone), che rivede al rialzo le proprie stime di crescita economica, soprattutto in funzione della ripresa dell’economia statunitense e quasi conseguentemente di una maggiore incremento sui volumi dell’export. Prospettive queste che riportano il NIKKEI alla soglia degli 11.000 punti, livello mai visto da metà Giugno del 2002 e sfiorato oggi, dopo un rialzo di oltre il 44% in meno di 5 mesi; un rialzo della cui entità non si vedeva pari dal 2000. Da qui l’incredibile corsa verso i fondi comuni legati all’azionario nipponico.



Il nostro interesse per un’ottica da cassetto continua a permanere per quei titoli attualmente trascurati dal Mercato, vedi ENI, soprattutto se si rivedrà a prezzi vicini ai 12,95/13,00 € e Lottomatica, davvero interessante sulla debolezza, intorno ai 13,95/14,05 €.



In ottica temporale inferiore guardiamo con interesse le emissioni risparmio di Telecom e TIM, quest’ultima soprattutto, poiché ha goduto di un minore apprezzamento seppur dimostrando alla pari delle Telecom Risparmio una notevole forza rispetto alle emissioni ordinarie.



Infine un opportuno avvertimento sul Nuovo Mercato: la stragrande maggioranza dei titoli quota a multipli molto elevati e graficamente presenta strutture male costruite e soprattutto molto tirate. Attualmente vi sono rischi enormi e concrete possibilità di ritrovarci su massimi di periodo relativamente importanti, con conseguenti rischi di marcati ribassi e quindi con il pericolo di cadere vittime di violenti e repentini movimenti atti a ridimensionare la speculazione imperante nel corso degli ultimi due mesi.
 

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