La religione

genesta

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Vorrei approfondire un argomento che é scaturito dalle riflessioni del thread sulla vicenda di Erba, quello delle religioni ed in particolare della religione cattolica.

Siccome, però, esce fuori dal seminario, mi permetto di affrontare tali riflessioni in sede separata.

Affronto l'argomento in senso generalizzato; in seguito, se lo ritenete interessante, possiamo addentrarci operando un confronto tra i vari movimenti religiosi presenti nel mondo.

Parlare di religione in un tempo in cui questo termine ha assunto un significato che oserei definire contrario al progresso e all'emancipazione dell'uomo, può sembrare vano, se non addirittura dannoso.

Tuttavia, anche restando in una simile severità di giudizio, non si può disconoscere che le religioni hanno costituito un tessuto sociale di grande valore. Naturalmente mi riferisco piú alle religioni che predicano le buone relazioni fra gli uomini, che a quelle che si limitano a cercare un rapporto fra l'uomo e la divinità.

Se gli uomini pratici, positivi, razionali, vogliono considerare le religioni fra le cose ormai superate, in un tempo in cui tutto deve essere sostenuto dalla logica e giustificato dall'utilità pratica, non c'è dubbio che quella parte di quelle religioni che predica l'amore al prossimo, la solidarietà, lo scambievole aiuto, conserva valore ancora oggi; è ancora attuale rispetto ad altre parti che si limitano ad affermare principi di fede.

Per esempio: l'assunzione al cielo della madre di Cristo: un cattolico vi crede, anzi, deve credervi, ma questo non ha un riflesso diretto nella costruzione della società, a meno che il cattolico non imbracci il fucile per difendere la sua fede.

Il tentativo di espandere i propri ideali (anche ove si tratti di ideali morali ) presso altri popoli, quando non é affrontato con la forza bruta, può essere equiparato alla politica.

Se ci pensate, il cattolicesimo, così come inteso oggi, ha tutti i caratteri della politica e sempre meno i caratteri della religione.

E' un sistema, una organizzazione e non una norma di vita sentita e, per questo, seguita.

Le espressioni ordine, giustizia, pace, hanno assunto un senso retorico e, come si usa dire, sono diventate demagogiche.

L'unione delle anime diventa tesseramento di soci a sostenimento di un movimento politico.

Il cristianesimo in fondo non è che un insieme di insegnamenti su come l'uomo deve atteggiarsi.

Quanti siano i cattolici "puri", ossia coloro che seguono fedelmente - o disciplinatamente - la dottrina cattolica, lo ignoro, ma credo pochissimi, forse nessuno.

L'afflato mistico, poi, é un termine che tende al superamento.

Le cerimonie appariscenti e formali rendono lecito pensare che un sistema vale l'altro se non vi è la coscienza e la rettitudine nell'individuo.

Poi vi é una larga sfera di persone che perseguono una disciplina con la speranza di favori celesti, in questo o nell'altro mondo.

L'insegnamento del Cristo circa l'intimo non può essere stato recepito facilmente.

Chi ascoltava le sue parole non poteva comprendere quanta importanza egli desse all'intimo dell'uomo; coglieva solo gli aspetti esteriori, e quelli sono stati tramandati.

Di tanto in tanto nei vangeli che sono giunti fino a voi, sia quelli detti canonici che quelli giustamente definiti apocrifi, si scopre un accenno importantissimo, si può capire quanta importanza il Cristo desse alla vera natura di ogni uomo.

E' vero che questo lo può capire solo chi già è a conoscenza di certe verità; agli altri quelle frasi suonano come incomprensibili, o, se sono comprese, non lo sono nel loro profondo significato.

Ad esempio, un'affermazione interessante in tal senso fu: "Il padre viene come un ladro e, come vi sorprende, così vi giudica!". Certo: la vera natura dell'essere nostro appare nel momento in cui siamo rilassati, abbandonati in noi stessi, non preoccupati di voler apparire diversi da quelli che siamo; ecco, quello è il momento in cui il padre - detto in senso figurato - ci sorprende.

Quello è il momento della nostra verità.

Le tradizioni religiose sono favole, che consolano, infondono coraggio a chi non ha coscienza di riscattarsi dalla schiavitú del mutabile e del contingente.

Con questo non intendo dire che niente di valido e di vero vi sia nelle religioni. Oltre all'utilità, alla quale ho accennato, non c'è dubbio che ciascuna contiene un frammento di Verità, adombrato con differenti formulazioni, perché differenti sono gli ambienti culturali nei quali le religioni si sono sviluppate.

Se chi si accosta ad una religione tenesse presente tutto questo, molto probabilmente le religioni cesserebbero di essere causa di incomprensione e di divisione fra gli uomini.

La violenza con cui certe dottrine e certe fazioni religiose si vogliono imporre nella storia costituisce fonte di grandissime calamità.

Ma le dispute religiose cesserebbero se gli uomini comprendessero che alla base di tutte le religioni c'è una stessa Verità, come alla radice di tutti gli « esseri » sta una medesima identità.

Ed è importante che le dispute religiose cessino, perché ciò starà a significare che l'uomo ha trovato dentro di sé la guida al cammino che deve compiere, vanificando cosí tutte le organizzazioni religiose.

Il cammino che porta alla liberazione della coscienza individuale ancora non é concluso.

Perciò si può ritenere "normale" per l'uomo l'aggrappamento a dottrine ideate e non sentite.

Lo spirito di gruppo ci fa sentire "meno soli".

E più si é a seguire quella dottrina, meno siamo soli.

Dal bisogno di esorcizzare la solitudine scaturisce profondamente la necessità di conformazione dei popoli.

Ciò rappresenta un ostacolo alla libera evoluzione della coscienza individuale, perché tende ad auspicare per gli uomini una sorta di "anima di gruppo", all'interno della quale l'uomo svolge per lo più un ruolo di automa.

Da questo punto di vista si può ritenere che il tentativo di espansione in tal senso rappresenti un altro errore dettato dal limite umano.

E' come se si cercasse di raggiungere la natura di Dio, amalgamando tutti in un unico grande Io.
 

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