la strage di Berlino così simile a quella di Nizza il 14 luglio. (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
Stragi islamiche. Per “marketing” israeliano
Maurizio Blondet 24 dicembre 2016 34
Stragi islamiche. Per "marketing" israeliano - Blondet & Friends


Mentre i media sollevano il polverone utile ai mandanti, e sviluppano la “narrativa” conseguente , mi limito a sottolineare solo tre o quattro dati su Amri.

  1. Il calibro ridicolo, un .22, della sua arma. Con la quale il terrorista ritiene opportuno sparare ai due agenti, dando così loro la motivazione legale per “rispondere al fuoco” (capirai, ne ha”ferito uno”) e freddarlo immediatamente. Nemmeno ferirlo, ma farlo secco subito.

    L’orrendo squarcio prodotto sulla giacca dell’agente ferito dal cal.22.
  2. Il piazzale Primo Maggio dove è stato fulminato è a 300 metri dal Centro Islamico di via Tasso, dove c’è movimento continuo giorno e notte. Ma soprattutto, dove probabilmente il tunisino ha bussato o provato a bussare ad alcune porte che conosceva e riteneva ‘sicure’ (non aveva nemmeno ricambi d’abito), e che può aver trovato “chiuse”.
  3. Il TIR polacco – mi indica un amico – prima di andarsi a schiantare a Berlino aveva fatto un carico alla OMM srl. In via Cesare Cantù 8, a Cinisello. Ossia a un chilometro dal piazzale della Stazione di Sesto dove Amri ha trovato la morte.
  4. Dunque, Amri si è fatto ammazzare là dove il camion polacco era partito per il suo ultimo viaggio; e forse dal punto in cui anche lui era venuto. Siamo sicuri che all’andata, oltre alle merci da portare a Berlino, il polacco non portasse anche Amri, caricato anche lui a Cinisello? Spesso i guidatori di TIR caricano clandestini dietro compenso.


(un amico, Nuke the Whales, mi fa notare quanto segue:

Caro Blondet, e se la realtà fosse che il buon Samri non si sia mai mosso da Milano? Questo spiegherebbe molte cose, magari è rimasto rinatato in un buco per poi scoprire di essere accusato di essere un terrorista. per poi incappare “casualmente” in un controllo.

Sì, mi sembra più plaudibile. A “viaggiare ” e giungere a Berlino possono essere stati i suoi documenti di identità, per incastrarlo. Come ho fatto a non pensarci ?)

Infine il video in cui Amri si dichiara vendicatore dell’IS e bla bla bla. E’ firmato dalla solita e nota sigla (che i media hanno generalmente nascosto): SITE di Rita Katz.

A mio parere è una firma. Secondo me, bisognerebbe indagare se l’organizzazione che sta dietro la sigla SITE fa’ fare questi video a gente che ha condannato alla morte jihadista, e che convince con qualche soldo. Compito facile, si tratta di marginali

Da valutare insieme alle altre che rendono la strage di Berlino così simile a quella di Nizza il 14 luglio.

Anche qui, alla strage è presente un israeliano, Shlomo Shpiro. Un esperto di terrorismo, docente di “terrorismo” (sic) nell’università Bar-Illan di Tel Aviv, uomo dei servizi, decorato per non si sa quali meriti da Shimon Peres nel 2010.

Naturalmente i nostri quattro lettori ricordano che a Nizza, proprio nel momento, si trovava il fortunato giornalista tedesco Richard Gutjahr, marito di Einat Wilf, deputata israeliana, estremista e interna ai servizi. Ma non basta: colui che ha fatto il video più completo sulla sparatoria degli agenti francesi che, di notte, circondano il camion del terrorista, è un ebreo: Ynet News (l’agenzia dei coloni) lo chiama Silvan Ben Weiss. Il suo vero nome (o il suo altro nome) è Sylvain Ben-ouaich. Uno che ha lavorato come uomo della security per la ditta vinicola Baron Edmond de Rotschild, nonché, per 12 anni, per lo Israel Export Institute, una agenzia del governo sionista, che è stata a lungo diretta da Rafi Eitan, un leggendario dirigente del Mossad.
(Per vedere il suo video e il suo profilo di fanatico israeliano, qui:
Nice : l'homme qui a filmé l'assaut des policiers est issu d’une agence gouvernementale israélienne - Egalite et Réconciliation).

Ricordo che anche il giorno della strage “islamista” di Charlie Hebdo, il primo video col telefonino fu preso – da chi? Nelle prime ore, si disse: da Amchai Stein. Nientemeno che il vicedirettore della tv israeliana Channel 1, che si disse, s’era rifugiato sul tetto. Poi la notizia è scomparsa, e si è dichiarato autore del video tale Martin Boudot, giornalista di agenzia, precario, che dice di essere andato a trovare quel giorno l’agente di guardia a Charlie Hebdo, suo amico di sempre . Che quel giorno non c’era.

Anche al Bataclàn

Il sangue è ancor fresco quando la foto è stata scattata
Anche nella spaventosa strage del Bataclàn c’è stata una “firma” israeliana. E’in quella che pare esser l’unica foto dell’interno del teatro, sparso di cadaveri tra fiumi di sangue, un’immagine orrenda che, dopo, è stata mostrata solo sfocata. Chi ha diffuso per primo quella foto? La fonte più strana: Israel Hatzolah, il gruppo – con sede a Gerusalemme – di soccorritori ultra-sionisti che, spesso, vediamo intervenire (con la kippah e i cernecchi) a portare i feriti in attentati in Israele. Ma come mai uno dei volontari si trovava all’interno del Bataclàn subito dopo la strage?



(per tutti i particolari vedere qui: http://www.panamza.com/151215-bataclan-jerusalem/).

Così informati, torniamo al nostro esperto che era a Breitscheidplatz pochi minuti prima che avvenisse la strage. Lo ha raccontato il Juedische Allgemeine, giornale ebraico di Berlino:

Berlin: Lkw rast auf Weihnachtsmarkt | Jüdische Allgemeine

Lo stesso giornale poi intervista l’esperto, e gli chiede: “Cosa la Germania può imparare da Israele” nella lotta al terrorismo islamico?

Shlomo Shpiro – consulente anche della NATO per il terrorismo (come farlo?).
Nach dem Anschlag: »Deutschland muss sicherer werden« | Jüdische Allgemeine

“Fare come Israele”, “impariamo da Israele”, è il leitmotiv che è risonato anche dopo la strage di Nizza.

“Facciamo come in Israele. Ognuno diventi sentinella “ Dureghello (presidente della Comunità ebraica romana). Civiltà in pericolo. Va > alzata l’attenzione da parte di tutti” di Filippo Caleri (Il Tempo, > 18 luglio 2016)_

“Finalmente, con anni di ritardo, molti comprendono in Italia e in Europa che l’unico modo per ridurre – non per annullare – la minaccia terroristica è imparare dagli israeliani, che convivono da sempre con un terrorismo islamico feroce, ma sanno contrastarlo e contenerlo come nessuno al mondo” (Meno comfort e privacy valgono il prezzo della libertà” Carlo Panella (il famoso neocon) (Libero, 21 luglio 2016):

“Dovete tutti sentirvi parte di un esercito in guerra di Fausto Carioti (Libero, 21 luglio 2016): «…

“Sicurezza negli aeroporti: perché adottare il sistema israeliano ” di Gabriele Mirabella (Voci di Città, 22 luglio 2016).

Sono solo alcuni dei titoli che sono apparsi sui media italici subito dopo l’attentato di Nizza (potrei mettercene dozzine). Quanto agli articoli, il tono è- come definirlo? – pubblicitario. Sono consigli per gli acquisti della insuperabile security che Israele ha sviluppato nella repressione alla resistenza palestinese. Ecco un esempio di pubblicità.

L’efficacia di questo sistema risiede principalmente nell’abilità di un personale di sicurezza altamente qualificato più che nell’utilizzo accentuato dei body scanner o di qualche altro macchinario all’avanguardia. Poco importa se i passeggeri sono costretti ad attendere tre ore prima di imbarcarsi, passando attraverso ben cinque livelli di sicurezza, se ciò significa assicurare l’incolumità fisica di fronte alla minaccia globale del terrorismo…”.

E pullulano ditte (start up) che vendono la sicurezza alla israeliana con grande successo, tutte fatte da ex militari o mossadiani. Una di queste appartiene a Marco Carrai, l’amico israeliano di Matteo Renzi, o il suo “controllo”…. Ma non precorriamo i tempi.

E’ certo che la security israeliana – ovviamente creata e gestita da “ex” agenti del Mossad dotati di esperienza repressiva – è un gran business. O può esserlo, se nell’opinione pubblica europea si crea un sufficiente allarme per il terrorismo. “Dovete tutti sentirvi parte di un esercito in guerra”, e allora chiederete al governo di comprare il know how israeliano. A caro prezzo, ma che importa? Ne va della vostra vita.

Ora non fatemi dire che coloro che propongono la rinomata juden-security possono benissimo anche provocare gli attentati terroristici – come forma di marketing. E che il Mossad lo sa e può fare senza il minimo scrupolo, come ha già dimostrato più volte nella storia. Se avete questa idea, io me ne dissocio con forza.

Mi limito a ricordare che pochi mesi prima della strage islamica del 14 luglio, Olivier Rafowic, colonnello della riserva di Tsahal, si trovava a Nizza con una “equipe israeliana” proprio per “valutare” la sicurezza della città; l’ha trovata scarsa, e quindi ha proposto al Comune un ottimo sistema di juden-security chiavi-in-mano.

L’ha spiegato lo stesso colonnello Rafowic alla tv i24, israeliana- francese:
Un colonel de Tsahal et son "équipe" ont évalué la sécurité de Nice il y a quelques mois - Egalite et Réconciliation

Si doveva anche tenere un congresso di israeliani, proprio a Nizza. Un convegno internazionale sulla sicurezza e le sue falle, più volte rimandato, e infine cancellato dopo la strage del 14 luglio. Guardate qui gli organizzatori:
Home

Boaz Ganor, il rettore della Lauder School of Government and Diplomacy at the Interdisciplinary Center. Fondatore e direttore esecutivo International Policy Institute for Counter-Terrorism, è anche membro della Israel’s National Committee for Homeland Security Technologies.

Un lettore del sito francese ha commentato: “Sembra la Mafia che propone ‘protezione’ a un commerciante, che se non paga il pizzo trova le vetrine del negozio rotte…”. Ma è un’idea mostruosamente cospirativa e antisemita, da cui tutti noi ci dissociamo con forza.

Forse questo articolo richiederà un’altra puntata, sul lato italiano della cyber security.

Per intanto buon Natale a tutti, e godetevi la narrativa mediatica.
 

tontolina

Forumer storico
Dopo la strage di Berlino
E se Berlino, come Nizza, non fosse terrorismo islamico?
Nella strage di Berlino e in quelle che l'hanno preceduta si ritrovano messi in pratica i consigli pubblicati online dai terroristi su come colpire gli infedeli. Ma c'è anche chi, questi attacchi, li spiega in tutt'altro modo
Giulia Pozzi 23/12/2016 13:24:09
E se Berlino, come Nizza, non fosse terrorismo islamico?

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Polizia berlinese al mercatino di Natale colpito dall'attentato. (© Tobias SCHWARZ (AFP/File))

BERLINO – In questi giorni di paura e scoramento, dopo che il terrore è tornato a bussare alle porte dell'Europa con la terribile strage di Berlino in cui ha perso la vita anche una nostra connazionale, torna d'attualità un manualetto, pubblicato nel lontano 2004 online e intitolato, in arabo, «Idarat at Tawahoush». Espressione che, tradotta in italiano, significa all'incirca «La gestione della barbarie». L'autore, Abu Bakr Naji, è pressoché sconosciuto, ma il suo nome compare più di recente a firma di qualche articolo comparso su Inspire, magazine patinato di Al Qaeda. Perché l'opuscolo non è altro che una guida, di 250 pagine, alla realizzazione dell'obiettivo primario dei jihadisti: spargere caos e terrore.

Il manualetto del 2004: «La gestione della barbarie»
Non è difficile ritrovare in quelle righe pezzi dell'orrore di Berlino, ma anche di Parigi, Nizza e Bruxelles. La parola chiave rimane la violenza, ma un ruolo fondamentale ricopre la sua diffusione online come strumento di propaganda e adescamento. Le stesse decapitazioni a cui l'Isis ci ha abituati erano teorizzate già nel 2004 come parte di una moderna strategia propagandistica. La violenza è teorizzata come strumento non solo per diffondere terrore, ma anche per creare spaccature nella società, diffondendo quella spaventosa sensazione di «essere in guerra» che tutti noi proviamo in queste ore, e abbiamo provato dopo Parigi, Nizza e Bruxelles.

«Come sopravvivere in Occidente»
In realtà, sono tanti i manualetti del terrore «fai da te» che circolano in rete a cui gli aspiranti jihadisti possono far riferimento. Nel marzo del 2015, lo Stato islamico ha dato alle stampe un libro intitolato «Come sopravvivere in Occidente. Una guida per i mujaheddin», in cui vengono illustrate le tecniche per mimetizzarsi tra gli occidentali senza farsi riconoscere. L'autore, che rimane coperto dall'anonimato, afferma di studiare il «jihad globale da più di dieci anni», e per questo motivo di conoscere molto bene i diversi gruppi terroristici nel mondo e la loro strategia per «raggiungere il successo». L'opuscolo si propone come foglietto di istruzioni per lupi solitari, o per gli adepti tornati in Occidente per colpire. L’aspirante terrorista non deve dare nell’occhio: deve rappresentare una cellula dormiente «che si attiva nel momento giusto, non appena l’Umma ne ha bisogno». I consigli forniti dall’anonimo reclutatore di spie sono semplici e diretti: fondamentale adeguare il proprio look, la propria identità e persino la propria voce agli usi e costumi degli infedeli. Prima mescolati – insomma –, e poi colpisci.

Dalle guide su come assemblare le bombe, alle istruzioni per kamikaze su aerei di linea
Ma le linee guida diffuse dall'organizzazione per compiere attacchi sono numerose: dalle informazioni su come assemblare granate con semplici articoli per la casa pubblicate in rete nel marzo 2014, alle indicazioni precise sui bersagli da attaccare esposte, il 24 dicembre 2014, su Inspire. Il magazine di Al Qaeda, in quell'occasione, definì il Natale un'occasione propizia per colpire gli infedeli, un consiglio di drammatica attualità in queste ore, dopo la strage compiuta al mercatino di Natale di Berlino. E ancora, nel gennaio 2015 viene pubblicata online la guida aggiornata per i kamikaze sugli aerei di linea, con la descrizione di tutte le procedure per nascondere l'esplosivo e superare le perquisizioni. Il 16 novembre 2015, Dabiq – organo di stampa dello Stato islamico – intervista la mente degli attentati di Parigi, Abu Umar al-Baljiki, noto alle autorità con il nome di Abdelhamid Abaaoud. Che racconta in modo dettagliato quanto sia facile agire indisturbati in Europa.

«Utilizzate camion per colpire gli infedeli»
Risalgono allo scorso novembre le ultime indicazioni diffuse dall'Isis su come effettuare stragi in Occidente, pubblicate sulla rivista in lingua inglese di Daesh, Rumiyah. Anche in questo caso, la loro attualità è quasi spaventosa: «Utilizzate i camion come armi per colpire gli infedeli. Un camion di medie dimensioni non desterà sospetti, ma infliggerà più danni di un caccia militare», si legge. L'articolo prosegue: «Un veicolo lanciato ad alta velocità durante un evento di richiamo per i non credenti, farà una carneficina. I veicoli sono come i coltelli in quanto estremamente facili da acquisire. Ma a differenza dei coltelli, che se trovati in possesso possono destare sospetti, un veicolo non suscita assolutamente alcun dubbio a causa del loro uso diffuso nel mondo. Pur essendo parte essenziale della vita moderna, pochi comprendono la capacità mortale e distruttiva di un veicolo a motore». E conclude: «Un camion di medie dimensioni sarebbe l’ideale, evitate le piccole vetture ed i SUV. L’attacco di Nizza, in Francia, ha superbamente dimostrato le capacità mortali di un mezzo lanciato nella folla. Mohamed Salmene Lahouaiej-Bouhlel ha ucciso 86 persone, ferendone altre 434».

Coincidenze?
Ma c'è anche chi non è convinto che la generica etichetta di «terrorismo islamico» possa spiegare quanto accaduto a Berlino e, ancora prima, in occasione degli attentati precedenti, dove le falle di intelligence che pure dovrebbero essere le più avanzate del mondo sembrano pressoché inconcepibili. Il giornalista Maurizio Blondet, ad esempio, mette in evidenza alcune strane «coincidenze» che accumunano Berlino a Nizza. Come i documenti degli attentatori misteriosamente ritrovati in bella vista sui camion, una disattenzione davvero macroscopica per chi voglia mettere a colpo un attentato senza finire intrappolato nelle maglie della giustizia occidentale. Il caso tedesco, in particolare, sarebbe particolarmente sospetto: perché, soltanto dopo aver arrestato un richiedente asilo pachistano, successivamente scagionato, la polizia avrebbe ritrovato il documento del tunisino attualmente ricercato sotto i sedili del veicolo. Blondet, oltretutto, ricorda che quella dei documenti degli attentatori è una vecchia storia, visto che i primi ad essere fortunosamente recuperati sono stati «quelli di un paio di terroristi dell'11 settembre».

E se non fosse terrorismo islamico?
Distrazioni sospette, secondo il giornalista, coincidenze ancor più ambigue. Anche perché la rivendicazione dell'Isis è avvenuta, come del resto puntualmente accade, attraverso il portale SITE, vecchia conoscenza per i «seguaci» di Blondet perché si tratterebbe più esattamente di «una farmacia di propaganda diretta da una ultra-SIONISTA ISRAELO-statunitense denominata Rita Katz». Un sito, in pratica, che la stampa occidentale vuol far credere un centro di controllo dei portali islamici, ma che in realtà sarebbe un vero e proprio organo di propaganda israeliano, volto ad adombrare, sotto il versatile cappello del terrorismo islamico, la reale matrice di eventi di questo genere. Una matrice che, a Berlino, come prima a Nizza e a Monaco, avrebbe lasciato un indizio: la presenza di uno «specialista dell’intelligence militare, vicino ai servizi segreti e consulente della Nato, israeliano decorato da Shimon Peres», che «era al mercato di Natale di Berlino, pochi minuti prima la carneficina». Altra coincidenza?
 

tontolina

Forumer storico
Segreto di Stato su Charlie Hebdo, killer armati dagli 007
Scritto il 13/10/15 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

I giudici non potranno indagare: il ministro degli interni francese, Cazeneuve, ha bloccato ogni ulteriore inchiesta sull’eccidio compiuto da Amedy Coulibaly, il 32enne nero che s’era asserragliato nel piccolo supermercato Hyper Casher di Porte de Vincennes, uccidendo cinque clienti e finendo crivellato dai colpi dei corpi speciali. Facendo valere – si noti – il segreto militare. Certamente ricordate. Era il 9 gennaio 2015; il 7, due terroristi, urlando “Allahu Akbar!”, avevano trucidato praticamente l’intera redazione del settimanale satirico “Charlie Hebdo”. ....................
Segreto di Stato su Charlie Hebdo, killer armati dagli 007 | LIBRE
 

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