Nonsoniente
Forumer storico
Nella sua concretezza, la verità risiede proprio nel secondo lato del dilemma: nel senso che la banca d'Italia ritiene di essere proprietaria (e si comporta come tale) della moneta che crea ed emette. E sostiene ciò l'Istituto stesso, proprio nel giudizio civile promosso dal professor Auriti (di cui si è fatto cenno): infatti nella comparsa di costituzione e risposta, datata 20/09/1994, si legge: "alla stregua della puntuale disciplina della funzione di emissione, i biglietti appena prodotti dall'officina di fabbricazione biglietti della banca d'Italia costituisco una semplice merce di proprietà della banca centrale che ne cura direttamente la stampa e ne assume le relative spese spese"... "Essi acquistano la loro funzione e il valore di moneta solo nel momento logicamente e cronologicamente successivo, in cui la banca d'Italia li immette nel mercato trasferendone la relativa proprietà ai percettori". E più oltre: "Tale immissione... avviene tramite operazioni che l'Istituto di Emissione, in piena autonomia, conclude con il Tesoro, con il sistema bancario, con l'estero e con i mercati monetario e finanziario; operazioni tutte previste e completamente disciplinate dalla legge e dallo Statuto della Banca d'Italia
art. 50 dello Statuto della Banca d'Italia, che recita al primo comma: "Chi riceve l'anticipazione assume l'obbligo del rimborso entro il termine indicato nella polizza. Deve esservi sempre una differenza in più non inferiore al quindici per cento, fra il valore della cosa in pegno e l'ammontare dell'anticipazione".
Questo vuol dire che l'Istituto di Emissione, come corrispettivo dell'anticipazione di moneta creata senza alcuna base di garanzia, e soprattutto priva di alcun valore (che, come ha ammesso la stessa Banca, si incorpora nella banconota solo con la circolazione), pretende oltre al rimborso, la dazione in pegno di titoli, in genere di Stato (e quindi garantiti dai cittadini), o di merci (che hanno una quotazione basata sui prezzi di mercato) di valore almeno del quindici per centro superiore all'ammontare dell'anticipazione. Basta poi leggere gli altri due commi della stessa norma statutaria per comprendere come sia rigida la disciplina legislativa a difesa del profitto della Banca Centrale
Se io accetto dall'autorità una moneta perché ha valore, significa che ha valore PRIMA che io l'accetti, se no non l'accetto. Mica sono cretino. Infatti, se so che essa ha valore solamente DOPO l'emissione, so anche che fino al momento in cui tu, autorità, la metti in mano mia, essa non vale alcunché. Perché dunque, attraverso l'emissione, me l'addebiti, e con gli interessi? Come si chiama questa se non truffa? Ma che razza di OFFICINA è quella che addebita il costo del denaro-merce non solo del tasso di interesse, ma anche del 200%, perché trasforma un credito, cioè il dovuto (+100%) in un debito (-100%) senza contropartita?
Infatti la banca centrale quando emette carta moneta, l'equivalente valore lo iscrive nel suo bilancio sotto la voce passivo, mentre i titoli di stato che riceve in cambio vengono iscritti nella voce attivo.
art. 50 dello Statuto della Banca d'Italia, che recita al primo comma: "Chi riceve l'anticipazione assume l'obbligo del rimborso entro il termine indicato nella polizza. Deve esservi sempre una differenza in più non inferiore al quindici per cento, fra il valore della cosa in pegno e l'ammontare dell'anticipazione".
Questo vuol dire che l'Istituto di Emissione, come corrispettivo dell'anticipazione di moneta creata senza alcuna base di garanzia, e soprattutto priva di alcun valore (che, come ha ammesso la stessa Banca, si incorpora nella banconota solo con la circolazione), pretende oltre al rimborso, la dazione in pegno di titoli, in genere di Stato (e quindi garantiti dai cittadini), o di merci (che hanno una quotazione basata sui prezzi di mercato) di valore almeno del quindici per centro superiore all'ammontare dell'anticipazione. Basta poi leggere gli altri due commi della stessa norma statutaria per comprendere come sia rigida la disciplina legislativa a difesa del profitto della Banca Centrale
Se io accetto dall'autorità una moneta perché ha valore, significa che ha valore PRIMA che io l'accetti, se no non l'accetto. Mica sono cretino. Infatti, se so che essa ha valore solamente DOPO l'emissione, so anche che fino al momento in cui tu, autorità, la metti in mano mia, essa non vale alcunché. Perché dunque, attraverso l'emissione, me l'addebiti, e con gli interessi? Come si chiama questa se non truffa? Ma che razza di OFFICINA è quella che addebita il costo del denaro-merce non solo del tasso di interesse, ma anche del 200%, perché trasforma un credito, cioè il dovuto (+100%) in un debito (-100%) senza contropartita?
Infatti la banca centrale quando emette carta moneta, l'equivalente valore lo iscrive nel suo bilancio sotto la voce passivo, mentre i titoli di stato che riceve in cambio vengono iscritti nella voce attivo.