Le frane geologiche della colonia Italia

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17 febbraio 2010 | http://www.stampalibera.com/?p=9506&print=1
di: Giancarlo Chetoni Rinascita.eu
Nel fiume straboccante dei finanziamenti per centinaia di milioni di euro a fondo perduto per la “ricostruzione” dell’Afghanistan abbiamo trovato sulle entrate dichiarate dall’ufficio Onupa del Palazzo di Vetro 1,8 milioni di euro destinati dall’Italia (sentite, sentite) alla prevenzione ambientale.
Un primo stanziamento, si preciserà, finalizzato a localizzare le sedi che ospiteranno centri di osservazione contro il dissesto geologico nella provincia di Farah.
Non potevano non tornarci a mente i comuni di Scaletta Marina, Giampilieri, Briga e Scaletta Zanclea nel messinese che vennero coinvolti il 25 ottobre del 2007 da un vasto movimento franoso durante un

nubifragio particolarmente intenso che in quell’occasione non fece vittime ma solo ingenti danni materiali.
Questo territorio della Sicilia Orientale, al pari di altri 1.503, distribuiti a macchia di leopardo dall’arco alpino alle dorsali appenniniche, era stato censito nel 2004 da ricercatori e tecnici, locali e nazionali, ad elevato rischio idrogeologico.
Nonostante i ripetuti allarmi lanciati dai sindaci e dal prefetto di Messina i ministri dell’Ambiente, Pecoraro Scanio e Prestigiacomo, non hanno mai destinato un solo euro di finanziamento per la messa in sicurezza della zona.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Bertolaso che ha raccolto, insieme al suo staff, avvisi di garanzia come coriandoli dalla magistratura per la gestione dell’emergenza spazzatura a Napoli da queste parti la gente lo ricorda per lo slogan beffardo “meno salcicce (in riferimento alle sagre delle proloco) più risorse al territorio” con cui investì gli amministratori locali che sollecitavano un piano di opere di contenimento per fermare gli smottamenti.
Il 3 ottobre 2009 milioni di metri cubi di terra trasformati in fango da un altro violento temporale si staccano da un costone della collina che sovrasta Giampileri Alta e precipitano a valle travolgendo Giampileri Marittima.
Le strade delle due frazioni saranno invase da un fiume di terra ed acqua che spazzerà via decine di abitazioni e interi nuclei familiari.
Il bilancio finale sarà di 37 morti e di 3 dispersi seppelliti sotto metri di fango i cui corpi non verranno più ritrovati.
Il responsabile della Protezione Civile senza arrossire nemmeno un po’ dichiarerà: “eravamo in allerta meteo, di più non potevamo fare”.
A catastrofe annunciata e poi consumata, due cadaveri verranno rinvenuti dai vigili del fuoco in mare, ci sarà un gran spolverio di vip e una montagna di immagini trasmesse dai Tg con l’immancabile seguito di funerali di stato e bare avvolte dal tricolore.
Anche Giampileri Marina avrà il suo eroe travolto dal fango per salvare tre compaesani.
La famiglia, statene certi, riceverà a riflettori accesi e a cineprese ronzanti una bella medaglia d’oro al valor civile dalle mani di Giorgio Napolitano.
Il Tg 3 delle ore 19 di martedì 22 dicembre intervista un residente domandandogli cosa è cambiato in paese a distanza di 2 mesi e come sarà il suo natale. L’inviato della Berlinguer si sentirà rispondere con un secco “qui da noi è tutto come dopo la tragedia”.
Il blocco totale delle attività agricole e artigianali continua. Il 25 dicembre sarà per Vito Abbate un giorno segnato dalla sofferenza.
Ecco perché troviamo allucinante la destinazione di quel 1,8 milioni per la provincia di Farah dove continuiamo a portare morte e distruzione con la Task Force 45, con i Predator, i Tornado e gli Amx di Napolitano e La Russa. Il marcio che corrode l’ Italietta esce prepotente in superficie.
Appena 24 ore prima che Vito Abbate dicesse cosa succede, o meglio non succede, a Giampileri il presidente della Repubblica, rivendicando le sue funzioni di Capo delle Forze Armate, a margine della teleconferenza dall’Afghanistan con il generale Veltri della Brigata Sassari che ha sostituito la Folgore al comando del West Rac di Herat, si è detto particolarmente soddisfatto per il rifinanziamento (miliardario in euro) delle “missioni di pace”. “E’ motivo di profondo conforto – ha continuato – che a Camera e Senato ci sia stata compattezza e unanime sostegno dalle forze politiche”. Per Napolitano il suo è un compito di guida e di stimolo che si esplica nel presiedere il Consiglio Supremo di Difesa. “Sento – afferma – come un grande onore la responsabilità di ricoprire questo incarico al servizio del popolo italiano”.
Quanto al ruolo dei (“nostri”) militari il capo dello Stato ha voluto sottolineare come “ovunque all’estero ho raccolto grandissima testimonianza ed apprezzamento per l’operato delle nostre forze armate in Afghanistan che proseguiranno negli impegni assunti dall’Italia con gli Usa e gli Alleati della Nato per quanto serie siano le difficoltà finanziarie che il Paese sta incontrando nell’attuale fase di recessione internazionale”.
E ora una pessima notizia per i nostri portafogli uscita dal ministero della Difesa il 18 dicembre.
“ … esiste un forte ritardo nel processo di formazione delle forze afghane e di sicurezza che dovranno sostituire, via, via il continente internazionale, ci sono difficoltà nel reperire i luoghi dove formare quadri dell’esercito e della polizia afghana. L’obbiettivo di un larghissimo rientro nel 2013 (di Isaf Nato) è basato sulla capacità di stare sul territorio degli effettivi locali e per farlo abbiamo bisogno di infrastrutture adeguate per l’addestramento”.
Insomma non si riesce a trovare aree adatte per la formazione militare del personale locale.
La dichiarazione, pagliaccesca, è uscita da Palazzo Baracchini, dalla bocca di La Russa.
Prepariamoci a pagare altre spese miliardarie per la “missione di pace” in Afghanistan per almeno altri 4 anni senza avere muri di contenimento a Scaletta Marina, Giampilieri, Briga e Scaletta Zanclea e in altri 1.503 aree, a elevato rischio ambientale, di questo Paese alla bancarotta.
Disoccupati, cassaintegrati, lavoratori al nero, precari, pensionati, famiglie con un solo reddito potranno nel frattempo continuare tranquillamente fare la fila davanti a un banco alimentare.
Fino a quando?
 

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