Il matrimonio Verona-Lodi dà vita al Banco Popolare
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Il matrimonio Verona-Lodi dà vita al Banco Popolare
Via libera al terzo gruppo bancario italiano. I Consigli di amministrazione della Banca popolare italiana (Bpi) e del Banco popolare di Verona e Novara (Bpvn) hanno approvato il progetto di fusione tra i due istituti e nasce così il Banco Popolare. Il nuovo istituto di credito, con sede legale a Verona, sarà una società cooperativa con funzione di holding capogruppo e sarà quotata in Borsa. Il piano industriale approvato dai cda prevede di realizzare nel 2010 sinergie per 500 milioni di euro.
Il progetto di fusione prevede inoltre la nascita di due nuove banche sotto forma di società per azioni, la Nuova Bpl e la Nuova Bpv-Sgsp (controllate al 100% dal Banco popolare). Alla Nuova Bpl sarà conferita una parte della Bpi, costituita essenzialmente dalla rete di sportelli presenti nelle zone di radicamento tradizionale e dall'insieme delle partecipazioni di controllo in altre banche del gruppo Bpi. Viceversa, alla Nuova Bpv sarà conferita quella parte di Bpvn formata dalla rete di sportelli sparsi nelle zone di radicamento storico. Entrambi gli scorpori sono comunque condizionati al perfezionamento della fusione.
Il piano industriale, si legge in una nota, «permetterà di sviluppare il pieno potenziale del Banco popolare», terzo polo bancario italiano per numero di filiali (circa 2.200). Il nuovo istituto di credito avrà più di 3 milioni di clienti (soprattutto famiglie e piccole-medie imprese del Nord) e circa 74 miliardi di euro di raccolta diretta da clientela (6 a livello nazionale), 107 miliardi di raccolta indiretta e un totale impieghi di circa 74 miliardi. Una quota dell'utile netto, non inferiore al 7,50%, sarà destinata a finalità di assistenza, beneficenza e promozione socioeconomica del territorio.
Il Banco beneficerà di sinergie per 500 milioni, di cui 227 da costo, 146 da ricavo e 127 da «allineamento produttività». Il cost income ratio si posizionerà al 43% a livello di gruppo (45% al netto di Bipitalia Ducato ed Efibanca). Il network distributivo del nuovo gruppo, continua la nota, si distingue rispetto ai competitor per la miglior qualità del franchise, con una quota di mercato media del 10% in Nord Italia e quote superiori al 10% in 21 province italiane. L'obiettivo di crescita media annuale dei ricavi 2006-2010 è stimato al 10,7%, grazie anche all'allineamento di produttività delle reti commerciali.Quanto alla forza lavoro il nuovo Banco ha un «costo medio del personale inferiore al sistema, e 21mila dipendenti con una bassa età media (41 anni)». I vantaggi di scala porteranno al contenimento delle spese amministrative e di information technology, il cui incremento medio annuo è stimato in 2,1% (comprensivo degli ammortamenti), mentre le spese per il personale segneranno una crescita media annua del 3,8%. La solidità del gruppo è sostenuta anche dalla disponibilità di capitale rispetto al profilo di rischio, che una volta conclusa la fusione si attesterà al 6,4% per quanto riguarda il Tier one e al 10% per il Total capital ratio.
Le cariche della holding capogruppo prevedono Carlo Fratta Pasini come presidente del Consiglio di sorveglianza, Dino Piero Giarda come vicepresidente vicario e Maurizio Comoli come vicepresidente. Gli altri membri del Consiglio di sorveglianza saranno: Marco Boroli, Giuliano Buffelli, Guido Castellotti, Pietro Manzonetto, Maurizio Marino, Mario Minoja, Claudio Rangoni Machiavelli. Presidente del Consiglio di gestione sarà invece Divo Gronchi, ma solo se ci sarà il reintegro assembleare il 20 gennaio (è stato sospeso dal Cda di Bpi per la condanna in primo grado nella vicenda Bagaglino-Italcase). Consigliere delegato sarà Fabio Innocenzi.