Mps alla conta: salgono Zaleski e Caltagirone
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L'aumento di capitale da 4,97 miliardi di Banca Monte dei Paschi s'è chiuso con il 99,54% di adesioni. E con alcuni dei principali azionisti del gruppo presieduto da Giuseppe Mussari che hanno ritoccato all'insù la loro partecipazione: Romain Zaleski è passato da circa il 2 a oltre il 3%; Francesco Gaetano Caltagirone, che aveva il 4,2%, adesso sfiora il 5; il gruppo d'imprenditori veneti, il cui esponente di punta è Enrico Marchi (aveva singolarmente l'1% di Bmps), secondo indiscrezioni non confermate viaggerebbe intorno al 3 per cento.
Tutti gli altri grandi soci hanno confermato l'impegno: dalla Fondazione Mps (58% circa) a Unicoop Firenze (3,2%); da Unipol (1,9%) agli azionisti pugliesi che si riconoscono in Lorenzo Gorgoni (3%). Durante il periodo di offerta, iniziato il 28 aprile e conclusosi il 19 maggio, sono stati esercitati 2.727.951.776 diritti di opzione e dunque sono state sottoscritte un identico numero di azioni ordinarie Bmps di nuova emissione, pari appunto al 99,54% di quelle offerte, per un controvalore complessivo di 4.091.927.664 euro.
Per quanto riguarda i titoli di risparmio, la sottoscrizione ha raggiunto il 98,63% dell'offerta, mentre i quasi 566 milioni di diritti di opzione per le privilegiate sono stati interamente utilizzati dall'unico possessore di questa categoria, e cioè la Fondazione presieduta da Gabriello Mancini, che per non veder diluita la propria quota nel gruppo di Rocca Salimbeni ha messo mano al portafoglio per circa 3,3 miliardi, smobilizzando una parte delle gestioni esterne e interne.
«Siamo molto soddisfatti», commenta Antonio Vigni, direttore generale di Banca Mps. «Dagli azionisti stabili e anche da quelli piccoli è arrivato un segnale forte di fiducia nei confronti della strategia industriale 2008-2011 del nostro gruppo. L'obiettivo che abbiamo indicato - ricorda Vigni - è quello di una crescita sostenibile attraverso la riorganizzazione».
Il successo dell'aumento di capitale, dunque, non richiederà il sostanziale intervento del consorzio di garanzia di cui fanno parte Goldman Sachs, Citigroup, Merrill Lynch, Credit Suisse e Mediobanca (questi cinque soggetti hanno complessivamente sostenuto la manovra da 9 miliardi attuata da Siena per acquistare Antonveneta). L'inoptato riguarda 12.533.804 diritti, validi per sottoscrivere un egual numero di azioni ordinarie Bmps (al prezzo di 1,5 euro), per un controvalore di 18.800.706 euro.
Il gruppo di Rocca Salimbeni offrirà questi diritti in Borsa, attraverso Mediobanca, a partire da giovedì 22 e fino a mercoledì 28 maggio. Nella prima giornata sarà offerto il totale dei diritti; nelle sedute successive, alla prima sarà offerto il quantitativo eventualmente non collocato in quelle precedenti. I diritti, messi a disposizione degli acquirenti presso Monte Titoli, consentiranno di sottoscrivere azioni ordinarie Bmps del valore nominale di 0,67 euro (godimento 1° gennaio 2008) al prezzo di 1,5 euro ciascuna.
L'operazione Antonveneta è arrivata ormai alle battute finali. Entro il 30 di questo mese, Siena verserà nelle casse del Santander i 9 miliardi pattuiti e acquisirà la piena proprietà della banca di Padova. La cui integrazione con il gruppo di Rocca Salimbeni scatterà nei primi giorni di giugno, anche grazie al trasferimento temporaneo in Veneto di circa 1.200 dipendenti Montepaschi, Banca Toscana e Banca agricola mantovana, mandati in trasferta per affiancare i colleghi di Antonveneta e aiutarli nella fase d'introduzione delle nuove procedure.
«Vogliamo realizzare l'integrazione in tempi rapidi», dice Vigni. Che aggiunge: «A Padova e nel Nord-Est abbiamo registrato solo reazioni positive e siamo fiduciosi che emergerà sempre più l'orgoglio della vecchia Antonveneta, indispensabile per sostenere il rilancio della banca».
Archiviato il capitolo dell'acquisizione, che Bmps ha pagato anche sul versante borsistico (ieri il titolo è stato scambiato a 2,0310 euro in flessione del 2,12%), il gruppo vuole spingere sull'acceleratore dello sviluppo. Per centrare gli obiettivi del piano industriale. E intanto si prepara a chiudere le dismissioni e le joint annunciate. Dunque immobili non strumentali, Sgr e crediti in sofferenza. Cui seguirà, come richiesto dall'Antitrust, la cessione di 125 filiali. Tutto entro l'anno.
di Cesare Peruzzi
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