Fazio detta la sua riforma, Berlusconi accusa le banche
Fazio detta la sua riforma, Berlusconi accusa le banche
ROMA, 24 dicembre (Reuters) - Il governatore di Bankitalia Antonio Fazio non ha intenzione di dimettersi dopo la crisi che ha travolto prima Cirio e poi Parmalat, crisi che vanno ricondotte alla debolezza della Consob e alla inadeguatezza della disciplina dei mercati.
Una posizione che non trova tutti d'accordo nel governo, che al suo interno è diviso fra chi vorrebbe un decreto legge e chi invece un ampio dibattito parlamentare sulla riforma delle Authority. Ma il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, getta acqua sul fuoco e parla di "bellissima relazione del ministro Tremonti sulle authority che il governo si è impegnato a rivedere al più presto" ed addossa le responsabilità dei casi Cirio e Parmalat a "quei gruppi di banche amici fra loro".
LA RIFORMA DI FAZIO
"Sciocchezze. Falsità messe in giro da chi vuol male non solo a me, ma a un'istituzione che è sempre stata e sarà sempre al servizio del Paese", ha detto Fazio in un'intervista a Repubblica, una delle rarissime mai concesse dal governatore, in risposta alle voci che ventilavano le sue dimissioni.
"Tutto nasce dalla inadeguatezza della Consob e dall'inadeguatezza della disciplina del mercato azionario e obbligazionario", ha detto Fazio.
"Il controllo spetta alla Consob... se il sistema di controlli che la Consob può svolgere fosse più stringente e più penetrante, molti problemi sarebbero risolti", ha aggiunto precisando di non voler addossare tutte le responsabilità alla Commissione.
Il governatore ha anche anche affermato, in risposta ai progetti di riforma del sistema delle authority in Italia, che il sistema dei controlli "così com'è ha una sua coerenza".
Per ridare fiducia al mercato la ricetta del governatore di Bankitalia è "un rigoroso rafforzamento dei poteri ispettivi, di prevenzione e di controllo sui bilanci delle società", ha detto Fazio.
BERLUSCONI CONTRO BANCHE E CHI ACCUSA IL FALSO IN BILANCIO
L'intervista di Fazio arriva dopo che ieri pomeriggio, prima il consiglio dei ministri, poi il Comitato interministeriale per il credito si sono occupati di riforma della vigilanza sui mercati finanziari.
Al termine del consiglio dei ministri, il governo ha fatto sapere che in una delle prossime riunione dell'esecutivo verrà discussa la riforma della vigilanza che potrebbe essere realizzata con "provvedimenti di urgenza". Una posizione che non ha trova consenziente tutti gli alleati e che ha acceso il dibattito sulle diverse ipotesi possibili per rivedere i meccanismi di controllo e le autorità della vigilanza.
Secondo Berlusconi, in un colloquio con alcuni giornalisti ieri nel negozio dove faceva acquisti natalizi, il consiglio di ieri non ha deciso alcun rinvio: "Tremonti ci ha illustrato i termini della questione e i modi con cui tutelare i risparmiatori. E noi abbiamo deciso di prendere la questione in esame al più presto". Quando, a gennaio? "Può essere, ma la data non è ancora stata decisa. Sicuramente lo vedremo alla ripresa".
Poi Berlusconi se l'è presa con chi accusa la riforma del falso in bilancio, riforma che non ha responsabilità "semmai il problema è quei gruppi di banche amici tra loro".
DIVISIONI NEL GOVERNO
I giornali di oggi parlano poi di riunioni "non serene" al consiglio dei ministri di ieri ed al successivo Cicr.
Il ministro delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, ha spiegato che la riforma non si può fare con una delega al governo. Inoltre deve servire ad aumentare la tutela ai risparmiatori e non a regolare conti. Il riferimento è alla posizione del ministro Tremonti, più volte critico nei confronti di Banca d'Italia. Le indicazioni per la riforma date da Fazio coincidono con quelle diffuse ieri sera dal ministro delle attività produttive, Gianni Alemanno, e che rappresentano la posizione ufficiale di Alleanza nazionale, il secondo partito della coalizione.
Come il governatore anche i vertici di Allenza nazionale che, in occasione del dibattito sulla Finanziaria, si sono incontrati più volte con Fazio, pensano che la riforma della vigilanza debba passare per un aumento dei poteri ispettivi della Consob.
Non la pensa così il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che viceversa vuole una revisione della vigilanza realizzata attraverso la costituzione di un'apposita Autorità che abbia poteri su tutti i mercati e con un obiettivo di difesa dei risparmiatori. L'autorità esproprierebbe poteri a tutti i soggetti che oggi controllano o vigilano sui mercati e le società.