Stato dell'Unione, Bush: «Ridare fiato all'economia Usa»
Stato dell'Unione, Bush: «Ridare fiato all'economia Usa»
Economia e guerra. Sono stati questi i due temi centrali del discorso sullo stato dell'Unione del presidente George W. Bush questa notte, davanti al Congresso, riunito in sessione plenaria, e al Paese che già guarda al suo successore. Per Bush, quello di ieri è stato l'ultimo discorso solenne al Paese, l'ultimo appello per far avanzare la sua agenda politica.
L'iniziativa più urgente: quella di passare il suo progetto bipartisan per lanciare un pacchetto di stimoli per l'economia. «Nel momento in cui ci incontriamo stanotte, la nostra economia sta passando un momento di incertezza …nelle famiglie, nei tavoli di cucina in tutto il Paese, c'è preoccupazione per il nostro futuro economico». In effetti la situazione economica resta molto difficile. Il pericolo che la crisi finanziaria si trasformi in una crisi generale è altissimo. Quello di un nuovo crack, soprattutto dopo quel che si è visto alla Société Générale in Francia, affiora in ogni conversazione. Per Bush affiancare un pacchetto di stimoli che garantisca, assieme ai tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve di Ben Bernanke, un buon sostegno dell'economia, diventa essenziale: non vuole lasciare il suo incarico con un'economia disastrata. In effetti, se il pacchetto di stimoli, pari all'1% del Pil, sarà approvato, è possibile che già nella seconda metà dell'anno le cose si rimettano in ordine.
Per la guerra, quella in Iraq in particolare, Bush ha rivendicato in Parlamento che le cose sono molto migliorate: «L'aumento delle truppe sul campo ha portato a risultati che pochi di noi avrebbero immaginato solo un anno fa…I nostri nemici sono stati colpiti, ma non sconfitti e continueranno a combattere». Una chiara provocazione contro i democratici che vorrebbero un ritiro urgente delle truppe in Iraq. Bush invece vuole che le truppe restino fino a quando il nemico non sarà davvero sconfitto e la situazione in Iraq stabilizzata. Il Medio Oriente ha occupato una buona parte della politica estera: il presidente ha chiesto una volta di più all'Iran la sospensione dei progetti per arricchire l'uranio, ha ricordato che un Medio Oriente nucleare è una minaccia per tutti. Ha chiesto che il negoziato per la pace proceda in tempi rapidi e ha promesso una soluzione e uno Stato palestinese prima della fine del suo mandato. Molto realismo per l'economia dunque, molto ottimismo per le questioni che più preoccupano la stabilità internazionale. Per il resto la richiesta di eliminare lo stanziamento di 18 miliardi in diverse appropriazioni di bilancio ha l'obiettivo di riportare il bilancio in pareggio, una proposta che sarà formulata oggi in maggior dettaglio con il bilancio vero e proprio per l'anno fiscale 2009. Ma che in queste condizioni economiche, con una manovra espansiva pari all'1% del Pil e con i tassi di interesse ormai su livelli molto bassi, si possa auspicare un pareggio di bilancio, appare più come un canto del cigno politico che come un obiettivo reale di policy.
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