Rcs prosegue la corsa dietro i rumors
Il mercato ci crede. Nonostante il clima vacanziero e le sale operative mezze vuote, la Borsa scommette sul tentativo di scalata di Rcs. O quanto meno, sente area di battaglia e cavalca la speculazione sul titolo. C'era da aspettarselo dopo le intercettazioni e la ricostruzione dei fatti pubblicate sabato e domenica da Repubblica, e le conferme contenute nell'intervista di Ubaldo Livolsi al Corriere della Sera di ieri. Che parlano di un disegno nel quale Livolsi fa da consulente all'immobiliarista Stefano Ricucci e a un non ancora precisato gruppo editoriale straniero.
Una scalata che, sempre secondo le registrazioni telefoniche dei protagonisti, dovrebbe concludersi con un'Opa a prezzi sensibilmente più alti di quelli attuali.
Ieri, le azioni di via Solferino sono volate a 6,25 euro con un balzo del 2,99% dopo essere arrivate a guadagnare fino al 5% nel corso della seduta. Intensi gli scambi: sono passati di mano 5 milioni di titoli, lo 0,6% del capitale. Rcs ha ripreso la corsa interrotta a metà della scorsa settimana con le azioni ai massimi degli ultimi cinque anni. Poi, con la decisione della magistratura di sospendere per due mesi Ricucci da tutte le cariche societarie a causa del suo coinvolgimento nella scalata non dichiarata ad Antonveneta, il titolo Rcs aveva perso il 10% tra mercoledì e giovedì.
In pochi giorni, il quadro è cambiato. Non solo Ricucci è saldo nella sua quota del 21% del capitale di via Solferino. Ma ha alle spalle "imprenditori stranieri del settore che possono essere interessati a sviluppare sinergie", così come li ha definiti ieri Livolsi. Il fatto poi che l'ex manager Fininvest smentisca un diretto coinvolgimento delle aziende del presidente del Consiglio al mercato non pare interessare. In Borsa si ritiene che la scalata a Rcs possa in qualche modo avere riflessi anche su Mediobanca, ieri salita del 3,8% a Piazza Affari con lo 0,76% del capitale scambiato.
L'attenzione del mondo finanziario ora si sposta sul possibile identikit dei soci di Ricucci. Nelle intercettazioni pubblicate nei giorni scorsi è emersa una pista spagnola, per i contatti tra Ricucci e Alejandro Agag, genero dell'ex premier spagnolo José Maria Aznar, il quale dopo aver lasciato la politica si è dato alle consulenze d'affari. "Spagnolo o non spagnolo, cambia poco. Parliamo di soci industriali che vogliono valorizzare l'azienda", ha tagliato corto Livolsi.
In attesa che il socio straniero di Ricucci si riveli, ci si interroga anche sulle reali intenzioni degli scalatori. In una delle intercettazioni si parla del piano industriale a cui starebbe lavorando il gruppo editoriale estero e si fa riferimento al possibile "break up" delle proprietà di Rcs. In altre parole, per la società di profilerebbe uno spezzatino, cioè la vendita di alcune attività in pancia alla casa editrice. Alcune indicazioni le ha fornite lo stesso Ricucci in una recente intervista: la controllata francese Flammarion, la concessionaria di pubblicità e, guarda caso, il quotidiano El Mundo.
Secondo fonti accreditate, la vendita servirebbe a ripagare perlomeno in parte i capitali che dovrebbero essere, in prima battuta, apportati alla cordata Ricucci da un socio finanziario. Tutto ciò nel silenzio della Consob, il cui intervento è stato sollecitato formalmente dai dipendenti della Rcs.
(Repubblica.it)