nozze fra Airbus Space e Thales Alenia Space?
Spazio, il piano di Macron per la leadership Ue: 3,6 miliardi e fusione Airbus-Thales. Italia ha due strade per non essere ridimensionata - Il Fatto Quotidiano
Spazio, il piano di Macron per la leadership Ue: 3,6 miliardi e fusione Airbus-Thales. Italia ha due strade per non essere ridimensionata
Parigi vuole mettere le mani sull'industria spaziale europea, "una delle più competitive al mondo" e con "un potenziale ancora inesplorato". In gioco ci sono miliardi di euro e il controllo dei cieli. Per questo il capo dell'Eliseo sogna la creazione di un campione “spaziale”, ma dovrà fare i conti con Leonardo che ha diritto di veto su operazioni straordinarie
di Fiorina Capozzi | 28 Luglio 2019
L’
industria spaziale europea è in crescita. E la
Francia si prepara a fare la parte del leone nonostante l’
Italia abbia un ruolo di primo piano nel settore attraverso
Leonardo. Non è un caso infatti che a settembre a
Parigi nascerà un nuovo comando spaziale francese. Servirà a gestire i
3,6 miliardi di budget che il presidente
Emmanuel Macron ha deciso di investire nella strategia spaziale nel periodo 2019-2025. Il
comando sarà parte di un progetto ben più ambizioso in cui la Francia punta a diventare
capofila dell’industria spaziale europea anche grazie ad eventuali nozze fra
Airbus Space e
Thales Alenia Space. Tuttavia sull’ipotetica fusione Parigi dovrà però fare i conti con
Leonardo che ha diritto di veto su operazioni straordinarie sulle due
joint venture franco italiane
Telespazio (67% Leonardo, 33% Thales) e Thales Alenia Space (67% Thales, 33% Leonardo). Senza contare che il
governo francese dovrà ottenere anche il via libera di
Roma che può esercitare il
golden power sulle infrastrutture strategiche.
Ma quali sono le ragioni del
dinamismo francese sullo spazio? E perché il presidente
Macron si spinge fino ad immaginare la
fusione fra due società quotate? L’interesse di Parigi è
strategico, ma anche industriale. Indirettamente le
motivazioni industriali le fornisce un report di
Bruxelles datato giugno 2018, dove si delineano le
grandi potenzialità del comparto cui viene destinato un budget europeo da 16 miliardi nel periodo 2021-2027. “L’industria spaziale europea è una delle
più competitive al mondo – spiega il
report – Impiega più di 231mila persone e genera un valore aggiunto stimato fra i
53 e i
62 miliardi di euro. L’Europa fabbrica un terzo dei
satelliti prodotti nel mondo”. E poi aggiunge: “Le attività spaziali dell’Unione racchiudono un potenziale ancora
inesplorato che potrebbe aiutarci a rispondere all’evoluzione dei nostri bisogni in materia di
sicurezza e di
elaborazione delle nostre politiche”. Una visione con cui concorda anche
Leonardo che nel bilancio 2018 puntualizza come “il mercato dei sistemi e servizi spaziali è stimato nel
decennio 2018-2027 in un valore pari a 1.152 miliardi di euro”. Con una crescita attesa attorno all’1% per le
attività manifatturiere (satelliti e sonde, sistemi di lancio ed accesso allo spazio, infrastrutture orbitanti) e dell’8% per i servizi (
comunicazioni satellitari, servizi di geo-informazione, servizi di
operazioni satellitari).
Se l’Italia con
Leonardo è ben piazzata sul fronte servizi con la maggioranza nell’azionariato di
Telespazio, la Francia è invece meglio posizionata sul fronte manifattura, non solo per la maggioranza del capitale di Thales Alenia Space, ma anche per la sua presenza nel
capitale di Airbus che, nel segmento spazio, è concorrente diretta di Thales Alenia Space. Due aziende, Thales Alenia Space e Airbus Space, che assieme creerebbero un
campione “spaziale” da 27 miliardi di fatturato. Ma che oggi competono per le stesse
risorse pubbliche. Basti pensare che secondo quanto riferisce il giornale francese
Capital dello scorso 17 luglio,
Thales Alenia Space rischia di dover
annunciare a settembre 450 esuberi sui siti di Toulouse e
Cannes perché ha perso la commessa del
Centre National d’Etudes Spatiales (CNES) finita appunto ad Airbus Space. La vicenda non è andata giù
all’Eliseo che ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco davanti ai
danni occupazionali di una concorrenza sostanzialmente interna alla nazione (Thales Alenia Space impiega 7500
dipendenti di cui 2.200 in Italia su quattro siti).
Se fin qui ci sono le
ragioni industriali, più in profondità restano le
motivazioni strategiche e
militari che hanno spinto la Francia ad inaugurare una
nuova politica spaziale che ha come pivot proprio Thales Alenia Space. “Tra tutti i satelliti militari attivi nel 2017, circa 150 sarebbero americani, 40 sarebbero russi e meno di 50 cinesi – spiega
Giuseppe Gagliano, presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis – L’Europa chiude con
35 satelliti militari, di cui otto francesi, sette per ciascuno degli eserciti tedeschi, britannici e italiani, due spagnoli e quattro fatti in ambito europeo”. Segno che la strada da percorrere in Europa è ancora lunga. Tanto più che “se il budget dello spazio militare russo è di 1,5 miliardi di dollari e quella della Cina è di circa 2 miliardi, quello degli
Stati Uniti arriva a circa 40 miliardi”, aggiunge l’esperto. Facile immaginare quindi che l’impegno di
Bruxelles si moltiplicherà negli anni favorendo non tanto i
produttori di servizi che crescono grazie alle innovazioni tecnologie (fra cui il
5G), ma soprattutto la
manifattura che dipende sostanzialmente dagli investimenti pubblici. Tradotto: per chi è leader di produzione, come la Francia, significa assicurarsi al tempo stesso
nuove commesse e occupazione in un settore strategico. Due ottime buone ragioni per “
ridisegnare” la strategia spaziale francese attorno a Thales Alenia Space.
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