Io invece ho ricordi personali del periodo.
Nel 1942 avevo 7 anni e il mio amico sei mesi di meno. Le nostre mamme ci avevano mandato in farmacia a comprare non ricordo cosa.
Allora si poteva giocare in mezzo alla strada, perché le auto private erano state requisite e la benzina destinata ai mezzi militari. La farmacia era a 10 minuti e a metà strada è suonato l'allarme. Subito i portinai hanno chiuso i portoni e noi siamo rimasti addossati a uno di questi. Davanti a noi si erano fermati due tram. Pochi istanti dopo sono apparsi due caccia, volavano all'altezza del sesto piano, abbiamo visto le facce dei piloti, e hanno mitragliato i tram. Abbiamo saputo dopo che uno dei tranvieri, sceso a guardare in aria, era stato colpito da un proiettile che gli aveva tranciato un gamba.
E' stata una delle prime incursioni su Milano, che da quel momento si sono intensificate. I miei genitori avevano da qualche anno due locali in affitto in un paesino della Valsesia. Mi hanno affidato a una vedova del Paese. Ho frequentato la seconda e la terza elementare in una classe unica di 17 ragazzi, dalla prima alla quinta. Tre milanesi e 14 del paese, che non parlavano l'italiano, ma solo il dialetto. Caduto il Duce sono arrivati in paese alcuni giovani, che non si erano arruolati nei repubblichini, ma erano parenti o conoscenti dei paesani. Erano ben visti, perché si davano da fare aiutando i contadini a curare il bestiame, fare il fieno e tagliare la legna. Nel marzo del 44 sono arrivati dal Biellese partigiani che si sono installati nel paese. Passavano le giornate all'osteria e mangiavano il poco cibo disponibile dei contadini. Qualcuno del paese li ha denunciati ed è arrivata una colonna di tedeschi e fascisti. I renitenti sapevano dove nascondersi e l'hanno scampata. I partigiani sono stati catturati e messi al muro. Le case sono state perquisite e alcune incendiate. Io ero presente quando un tedesco della Wehrmacht, penso fosse un Feldwebel, mi ricordo che aveva una semiluna di metallo appesa sul petto, ha aperto un cassetto e visto la mia pistola giocattolo di latta. Ha fatto finta di fare la faccia scura, ma poi nell'altro cassetto ha visto la mia divisa di Figlio della Lupa e mi detto sorridendo. Ach, tu fascista, pene, pene.
I miei genitori hanno preferito riportarmi a Milano sotto i bombardamenti.