APPELLO URGENTE
Benché quasi nessuno se ne renda conto, oggi abbiamo due emergenze nazionali da affrontare con la massima urgenza:
1) la legge per le autonomie regionali
2) l'installazione delle antenne per la rete 5G
La rete 5G è un problema molto serio e noi dovremmo affrontarlo con la massima urgenza, perché, a differenza di questioni altrettanto importanti, come ad esempio l'obbligo vaccinale, oppure la presenza di EGF a Vicenza, o le operazioni di adeguamento dei collegamenti alla rete autostradale per mezzi blindati e corazzati NATO, nonché l'ampliamento delle grandi basi militari USA in territorio italiano, non rappresenta soltanto un pericolo per la salute dei cittadini, o una minaccia ambientale, o un oltraggio al diritto costituzionale, tutte cose importanti, ma da ricondurre ad un'azione politica integrata, organica e generale, che non può perdersi nei mille rivoli di singole e sintomatiche rivendicazioni, per quanto urgenti, ma dal carattere spesso divisivo e quindi scivoloso;
il 5G rappresenta una minaccia diretta alle libertà politiche in senso lato, quindi è un problema di carattere sanitario, giuridico, ma anche strategico-militare;
insomma, va affrontato di petto.
(...) Il 5G fa parte dell'Agenda Digitale, strategia per la banda ultra-larga e proposte progettuali sperimentali in linea con gli indirizzi dell’Unione Europea:
sono selezionati 120 tra i 7.982 comuni d’Italia per essere i primi a sperimentare le tre bande del 5G, entro e non oltre i prossimi due anni.
Lo dice il provvedimento dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom) approvato con delibera l’8 Maggio 2018, ma passato (stranamente) pressoché inosservato.
Quanto meno inosservato da Sindaci e cittadini ricompresi nella lista dell’obbligatorietà, ovvero i piccoli centri che, insieme alle Smart City (Roma, Milano, Torino, Cagliari, L’Aquila, Bari, Matera, Prato), saranno le prime mini-città sperimentali della penisola ad essere immerse nel brodo di radiofrequenze dell’Internet delle cose.
Quali e quanti sono?
Undici in Abruzzo, 4 in Calabria, 5 in Campania, 3 in Emilia Romagna, 7 in Friuli Venezia-Giulia, 10 in Lazio, 7 in Liguria, 16 in Lombardia, 3 nelle Marche, 6 in Molise, 29 in Piemonte, 3 in Sardegna, 4 in Trentino Alto-Adige, 3 in Val d’Aosta, 7 in Veneto ed un'antenna a testa per la Sicilia e la Toscana.
Dalla prima ondata dello tsunami elettromagnetico restano fuori soltanto la Puglia (ma dal 2017 si sperimenta a Bari) e la Basilicata, dov’è riconosciuta l’elettrosensibilità (ma c’è Matera).
Totalmente risparmiata sarà invece l’Umbria, almeno per adesso.
Particolarità:
tra i comuni a tutto 5G c’è pure Pico, in provincia di Frosinone (qui gli attivisti anti-elettrosmog a Novembre 2018 affissero manifesti in piazza per annunciare l’inchiesta televisiva di Report sui lati oscuri del 5G), mentre manca San Giorgio di Lomellina (Pavia), dove il segretario comunale, rispondendo alla diffida legale presentata per conto di allarmati cittadini, ha affermato che “in questo Comune non è prevista l’installazione del 5G”.
La delibera dell’AgCom parla chiaro.
Non solo nei primi 120 Comuni pilota, entro il 1° Gennaio 2022, le compagnie telefoniche aggiudicatarie delle inesplorate radiofrequenze, messe all’asta dal ministro Di Maio, dovranno avviare il 5G, così da permettere ad almeno l’80% della popolazione nazionale (salirà al 99,4% entro giugno 2023) “la corretta fruizione, in maniera ragionevole, anche in ambiente indoor”, cioè 5G irradiato per 365 giorni l’anno, giorno e notte, dentro case, ambienti pubblici ed uffici in tutti i comuni con più di 30.000 abitanti ed in tutti i capoluoghi di provincia italiani.
Tradotto, le aziende hanno il lasciapassare per installare dentro ogni casa (domotica) degli italiani mini-antenne a microonde millimetriche, pensate per connettere simultaneamente 1 milione di oggetti (anche elettrodomestici) per chilometro quadrato, sul 98% del territorio nazionale.
Frigorifero smart, termosifone smart, televisore smart, tutto con antenna pulsante, un'irradiazione domestica permanente.
Ma non è finita.
Entro il 2021 il Ministero dello Sviluppo Economico (Di Maio) individuerà poi, “anche eventualmente sentita l’ANCI” (è l’associazione nazionale dei comuni d’Italia), ulteriori 2.400 località turistiche “interessate da una quota di presenze turistiche significativa rispetto al numero dei residenti”, irradiando con il probabile cancerogeno wireless a 5G (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, 2011) persino “nuclei speciali montani, tra cui case isolate o insediamenti residenziali occupati stagionalmente”. Praticamente, come una caccia all’uomo, pure nell’angolo più remoto d’Italia, perché niente e nessuno dovrà essere risparmiato dall’irradiazione del 5G.
Leggendo la delibera del garante, la domanda sorge spontanea:
- ma allora chi si salverà?
Chi potrà sottrarsi al 5G, venendo meno all’obbligatorietà dell’irradiazione di quinta generazione?
Solo i Comuni sotto i 5.000 abitanti che, inseriti in una cosiddetta "lista libera", potrebbero, nelle more, svincolarsi rimanendo “eventualmente scoperti”.
Ma non per molto tempo, perché saranno comunque gli aggiudicatari dell’asta bandita dal Governo Conte (cioè i “gestori radiomobili”, ovvero le aziende di telefonia mobile) a disporre degli aggiornamenti territoriali (cioè a decidere in quale Comune italiano scoperto piazzare di punto in bianco il 5G e in quale no).
Tutto chiaro?
Ecco la lista completa dei primi 120 Comuni d’Italia dove verrà sperimentato il 5G:
