L'Italia una repubblica diversamente democratica con censura attiva alla cinese

un altro video censurato

"La Matrix Europea" - Francesco Amodeo | Notizie Oggi Lineasera


La Matrix Europea (Ed. 2019)

La Matrix Europea, è il libro che Ferdinando Imposimato - Presidente Onorario Aggiunto della Suprema Corte di Cassazione - nella sua recensione definì: “la migliore inchiesta sull’argomento. Assediata da silenzio e omertà”. Quali sono le lobby internazionali che formano il Cartello finanziario speculativo che ha preso il totale controllo dell’Unione Europea, svuotando i paesi che ne fanno parte delle proprie sovranità? Qual è l’attività del Gruppo Bilderberg, della Commissione Trilaterale, del Council On Foreign Relations, del Gruppo dei 30, e delle altre lobby neoliberiste, nate per portare avanti gli interessi del grande capitale? Chi sono gli italiani che fanno parte di queste organizzazioni e che ruoli hanno avuto nei nostri Governi? Quali sono le reali origini dell’Unione Europea e le finalità dei padri fondatori, che ne dimostrerebbero la natura oligarchica e antidemocratica? Che prove abbiamo che la moneta unica sia nata per soggiogare i popoli e che non esista alcun sogno europeo? La Matrix Europea è frutto di una meticolosa ricerca che permette di far luce su questi interrogativi e sugli assetti del potere in Europa, investigando sui rapporti fra politici italiani come Monti, Letta, Draghi, Prodi, Renzi e le potenti lobby del Cartello finanziario, veri dominus della nostra economia e della nostra politica. Svelato quel filo conduttore invisibile che lega i protagonisti delle maggiori vicende politiche italiane, dal 1992 ad oggi, ad oligarchie internazionali che hanno interessi diametralmente opposti a quelli dei popoli, delle democrazie e degli Stati nazionali, sui quali però, esse esercitano un totale controllo, dirigendone i destini, grazie alla complicità dei media e al servilismo dei politici da esse imposti e manovrati. Oltre 10 MILIONI di visualizzazioni su YouTube per i due video dell’autore sui temi trattati nel libro.
 
I poliziotti lanciano un grido d’allarme

Lo staff di poliziotti italiani, sito non ufficiale e non sindacale ma rappresentativo di 500000 membri delle forze dell’ordine scrivono un’accorata comunicazione
Congiunti di uno Stato etico ? No, grazie ! - Poliziotti.it

Non si sono arruolati per controllare i loro concittadini ad attuare provvedimenti grotteschi di un governo filocinese di incapaci.

Congiunti di uno Stato etico? No, grazie
3 maggio 2020

Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella #Polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di muro di #Berlino, ci saremmo fatti grasse risate.

Invece, a distanza di oltre trentanni (e già, chi scrive non é una #GiaccaBlu di primo pelo, siamo abbastanza adulti e con una certa esperienza) è proprio quello che sta accadendo e siamo increduli, attoniti.
Certo, sapevamo benissimo che fare questo lavoro comporta (anche) essere invisi, sapevamo che non andavamo incontro a scrosci di applausi come rockstar; indossare la #GiaccaBlu non é da tutti e non é per tutti, sono più i rospi da ingoiare che i riconoscimenti per i quali gioire, ma sapevamo che era nel conto.
Quello che non é nel “contratto” stipulato col #Giuramento fatto alla Repubblica e alla #Costituzione é agire, operare fuori (se non addirittura contro) i suoi dettami.
Per mesi e mesi durante il corso di addestramento e formazione ci sono stati ribaditi certi principi che abbiamo assimilato (non che ce ne fosse bisogno, la coscienza democratica era ben radicata in tutti noi, esclusi quelli che in certe riunioni sindacali usavano introdurre i loro interventi con “carissimi amici, colleghi, Compagni !)

Ma oggi ? Oggi ci ritroviamo in una situazione in cui siamo (stati) trasformati in una quasi milizia, costretti a persegui(ta)re i nostri concittadini non appena osano mettere il naso fuori dalla loro abitazione, a “chiedergli” di certificare la legittimità dei loro movimenti e decidere se sono plausibili o meno, da ultimo persino a valutare se e quali sono i loro congiunti !
A questo siamo stati ridotti noi eredi del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza?
A questo è ridotta la nostra Istituzione ? La nostra gloriosa #GiaccaBlu come uno straccio, oltraggiata e svilita senza che nessuno osi opporsi a questo scempio?
La nostra #Polizia che negli ultimi 30 anni ha retto l’urto dei maniaci del federalismo tout court che la volevano smantellata e (sotto)posta ai Sindaci negli anni ’90?


No ! Così non va bene ! Non ci sta bene ! Basta !
Non siamo disposti a farci mettere in svendita, la #GiaccaBlu non é un orpello, ha un valore intrinseco, non può essere messa in svendita o in saldo.
Se così é, lo si dica chiaramente se si ha il coraggio.
Siamo stufi di doverci “scontrare” quotidianamente con persone che hanno perso il lavoro, non hanno sostentamento, ma sì famiglia a carico che non sanno più come mantenere.
Siamo consapevoli della situazione emergenziale a causa del #Covid19, ma ancor più lo siamo dell’assurdità di certi provvedimenti amministrativi e di certe (deliranti) ordinanze emesse dalle autorità locali.

Ci siamo espressi contro l’utilizzo dei droni (una follia) per la caccia all’uomo, utili e strumentali solo ed esclusivamente alle manie di protagonismo di alcuni #Sindaci scatenati in una gara a chi è più realista del Re (altro prodotto di una politica stupida e insensata sulla gestione della sicurezza pubblica).
Siamo uomini, donne, mariti, mogli, padri, madri, molti viviamo il dramma della chiusura di piccole attività che contribuivano a farci arrivare a fine mese senza eccessivi patemi d’animo.
E siamo testimoni dello stesso identico dramma che moltissimi nostri concittadini stanno vivendo, delle lacrime che versano e dell’angoscia che li pervade ogni volta che procediamo a un semplice controllo.
Vi sembra normale tutto ciò ?

Non vogliamo essere #Congiunti di uno #StatoEtico in stile #DDR, non vogliamo essere complici di questo sfascio sociale.
Ne prendano atto coloro che vivono nelle loro torri d’avorio.
La Vostra ignavia sta mettendo in serio pericolo la coesione sociale.

IoNonSanziono #FedeleAllaCostituzione

Lo Staff di Poliziotti.it

SGARBI SFRENATO IN PARLAMENTO ► "Inetti! Multate le persone e le obbligate a fare cose insensate!"
 
lo Stato di Emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2020
continueremo queni con i decreti di conti per uteriopri 6 mesi?
ma quando ci restituiranno la libertà?



praticamente il decreto che doveva rilanciare economicamente l'Italia dal lockdown voluto da Conte che ha distrutto il tessuto economico
non è altro che un'elemosina che non risolverà nulla
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DALL’ITALIA ALL’EGITTO. CON BYOBLU PER LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE - #Byoblu24
Che la libertà di espressione sia una tema di fondamentale importanza non lo dice solo Byoblu, ma anche la cronaca. Domenica 17 maggio scorso la blogger e giornalista egiziana, Lia Attalah, è stata arrestata e rilasciata dopo poche ore dalle autorità egiziane. Attalah stava conducendo un’intervista con la madre di un’attivista egiziano. La giornalista dirige il quotidiano indipendente Mada Masr, fondato nel 2013, e ritenuto una delle ultime voci indipendenti del Paese.
Se hai a cuore la libertà di espressione, per tutti e non solo nel nostro Paese, firma e fai firmare il Patto per la libertà di espressione di Byoblu a questo indirizzo Firma il Manifesto del Patto per la Libertà di Espressione #Byoblu24 !
DALL’ITALIA ALL’EGITTO. CON BYOBLU PER LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE - #Byoblu24

C'è una sfida a cui adesso nessuno si può sottrarre.
E comincia da qui: La sfida cui tutti siamo chiamati a rispondere adesso
#LiberiSempre Firma e fai firmare tutti i tuoi conoscenti!
DALL’ITALIA ALL’EGITTO. CON BYOBLU PER LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE - #Byoblu24
Che la libertà di espressione sia una tema di fondamentale importanza non lo dice solo Byoblu, ma anche la cronaca. Domenica 17 maggio scorso la blogg...
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Dopo mesi di stop finalmente l’Italia si appresta a ripartire ma sono tanti ancora i dubbi e le incertezze. Cosa lascia un’esperienza simile? A questa e a tante altre domande risponde l’imprenditore e formatore romano Leonardo Leone che, fra le varie iniziative, ha deciso di costituire l’associazione Imprenditori Uniti con un obiettivo ben preciso: “Solo unendo le forze si possono cambiare le cose e ottenere le giuste garanzie che il Governo in questo momento non sta dando – e prosegue – ogni imprenditore ha il diritto di essere ascoltato!”. In questo periodo di emergenza, l’imprenditore ha anche realizzato più interviste, nel suo canale, a diversi personaggi ‘scomodi’ all’informazione unica vedendosi oscurare in una sola settimana 3 video.
Vi ricorda qualcun altro? Segui l’intervista su #Byoblu24
OGGI IL PIÙ GRANDE BULLO È LO STATO - Leonardo Leone #Byoblu24

Quasi 80mila firme per il Manifesto del Patto per la Libertà di Espressione. Manca la tua? Mettila qui: Firma il Manifesto del Patto per la Libertà di Espressione
OGGI IL PIÙ GRANDE BULLO È LO STATO - Leonardo Leone #Byoblu24
Dopo mesi di stop finalmente l’Italia si appresta a ripartire ma sono tanti ancora i dubbi e le incertezze. Cosa lascia un’esperienza simile? A questa...
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L'Italia una repubblica diversamente democratica con censura attiva

MONTANARI II - LA RIVINCITA #Byoblu24


C'è qualcuno che da un paio di mesi si diverte a giocare con il lavoro dei giornalisti onesti.
Non va giù che esista una televisione che non è nelle mani dei due o tre grandi gruppi editoriali italiani, e che non percepisca fondi pubblicitari messi a disposizione dalle grandi multinazionali.
che aveva già raggiunto le oltre 400 mila visualizzazioni e raccolto 32mila "mi piace" (e solo 500 "non mi piace"), con migliaia e migliaia dei vostri commenti.

Mettiamo a disposizione anche questa intervista sul nostro blog, al seguente indirizzo: MONTANARI II - LA RIVINCITA #Byoblu24 ,
ma a questo punto diventa fondamentale il vostro sostegno per consentirci di pagare infrastrutture dedicate alla libera circolazione delle informazioni.
Abbiamo reso disponibile, liberamente scaricabile dal blog, l'intervista originale (sono oltre 6GB) affinché tutti possiate scaricarla, conservarla e diffonderla.
Al link indicato, potrete sia scaricare l'intervista, che contribuire con una donazione al mantenimento del sogno di avere un'informazione libera e indipendente.
Noi combattiamo, voi riforniteci dalle retrovie.
MONTANARI II - LA RIVINCITA #Byoblu24
MONTANARI II - LA RIVINCITA #Byoblu24
Torna su #Byoblu24 Stefano Montanari che, a due mesi di distanza, commenta e approfondisce le dichiarazioni fatte nell'intervista da due milioni e mez...
 
anche questa notiziaverrà censurata?

Byoblu
Studio scientifico su PubMed: l'infettività degli asintomatici positivi è nulla o molto debole (in realtà nessuno dei 455 soggetti testati si è infettato). Chi lo spiega a Stefano Bonaccini, a Maurizio Fugatti e a tutti gli altri?
A Study on Infectivity of Asymptomatic SARS-CoV-2 Carriers - PubMed

A Study on Infectivity of Asymptomatic SARS-CoV-2 Carriers - PubMed
In summary, all the 455 contacts were excluded from SARS-CoV-2 infection and we conclude that the infectivity of some asymptomatic SARS-CoV-2 carriers might be weak.
 
che fine ha fatto la democrazia nel mondo
sembra di essere toprnati al fascimo quando la censura era giustificata
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Nel suo editoriale sul Corriere della Sera, oggi Mieli scrive che la decisione di togliere la parola al presidente degli Stati Uniti è stata «impeccabile, perfetta, inappuntabile». Il motivo che avrebbe giustificato la decisione, da parte di più di un anchorman, è che il presidente si stava accingendo a denunciare «non provati brogli elettorali». Mieli aggiunge che la decisione è stata «corretta sotto il profilo deontologico» e addirittura «determinante per il disinnesco di un congegno che avrebbe potuto precipitare gli Stati Uniti nel baratro di una guerra civile».
Se questa è davvero la nuova linea prevalente nel giornalismo, il povero cronista trasecola e prova una sensazione più che sgradevole, terrorizzante: la sensazione che sia cominciato uno smottamento generalizzato verso lidi ancora inesplorati. Lidi pericolosissimi, illiberali, quasi «cinesizzati». Perché la censura, tanto più quella preventiva, quella che spegne l’audio, è inaccettabile, sbagliata, intollerabile. Lo è sempre, e nei confronti di chiunque.
Quando negli anni scorsi Osama bin Laden farneticava sul massacro dell’Occidente, lo si lasciava dire (giustamente!), perché per quanto alto fosse il rischio di un contagio tra i fanatici fondamentalisti, era comunque fondamentale che il pubblico sapesse che cosa passava per la mente del fondatore di AL Qaeda, allora l’ideologo del terrorismo islamico. Chi voleva, poi, sui giornali in tv e per la strada, era perfettamente libero di criticarlo, di deriderlo, e perfino di giustificarlo.
Questo era l’Occidente liberale, questa era la democrazia, questo era il giornalismo libero. Il barbuto bin Laden, con le sue parole d’odio, creava pericoli decisamente molto superiori a quelli di una denuncia di potenziali brogli sulla bocca di un presidente sconfitto. Eppure nessuno si sognava di togliergli l’audio.
Oggi, ed è davvero sconvolgente, lo si fa invece nei confronti di un capo di Stato democraticamente eletto, che pure denuncia un fatterello di qualche importanza, e cioè brogli elettorali sui quali peraltro dovrà presto pronunciarsi l’autorità giudiziaria. L’impressione è che questo accada, oggi, soltanto perché si tratta di un presidente ormai caduto nella polvere. Ed è un’impressione desolante.

Il caso Trump è molto diverso, ma riporta alla mente l’equivoca diatriba che a partire dal 1978, con il rapimento di Aldo Moro, accolse i comunicati delle Brigate Rosse (allora ancora ipocritamente definite «sedicenti», perché la grande stampa insinuava fossero in realtà terroristi neri dipinti di rosso). Eugenio Montale, sul Corriere, invitò a non pubblicare quei comunicati per «senso di responsabilità», perché così si faceva il gioco dei brigatisti. Alcuni giornali, e soprattutto l’Unità, allora potente organo del potentissimo Partito Comunista italiano, decisero di non mettere in pagina nemmeno una parola di quei comunicati.
I radicali, che nei tempi peggiori sono quasi sempre un irrinunciabile faro di correttezza democratica, furono tra i pochi a battersi perché questo non avvenisse. Insieme ai socialisti e ai liberali.
L’oscurantista «obbligo morale» di un black-out sui comunicati dei terroristi tornò però a ripetersi nel 1981, con il rapimento del magistrato Giovanni D’Urso. Il 4 gennaio 1981 i brigatisti annunciarono che il loro ostaggio era stato condannato a morte, ma velenosamente aggiunsero che la sentenza era «sospesa»: D’Urso si sarebbe salvato se la stampa avesse pubblicato un proclama sottoscritto dal comitato di lotta del carcere di Trani. Sulla linea del No si schierò la maggioranza dei quotidiani italiani: Corriere, Repubblica, Tempo, Unità, Giornale… A pubblicare il comunicato furono solo Il Lavoro di Genova, l’Avanti del Partito socialista, Il Manifesto. Il Partito radicale permise a Lorena D’Urso, figlia del magistrato, di leggere in radio ampi stralci del comunicato. All’alba del 15 gennaio Giovanni D’Urso venne ritrovato vicino al ministero della Giustizia, in un’auto: era incatenato, ma vivo.
Fu una scelta giusta non soltanto per quel risultato, ma perché era del tutto incomprensibile e scorretta la decisione di privare il lettore del diritto di leggere una notizia, per quanto sgradevole ne fosse la fonte. Il lettore non è minorenne, né minorato: non deve essere protetto da un girello intellettuale, deciso in una redazione.

Per tornare a Trump, se oggi passa come fatto giusto (anzi, addirittura «impeccabile», come scrive Mieli) che un giornalista possa chiudere l’audio del presidente degli Stati Uniti soltanto perché gli pare stia affermando verità non condivisibili, allora il giornalismo diventa l’inevitabile vittima della faziosità di chi lo fa.
E il risultato è drammatico: perché domattina il peggior giornalista di parte potrà legittimamente impancarsi a potenziale censore preventivo, assumendo un ruolo ancora più odioso di quello del censore governativo dei paesi dittatoriali.
Posso protestare, caro Mieli? Posso criticare il Corriere che sembra sostenerlo? Perché non è questo il lavoro che mi sono scelto, tanti anni fa. Soprattutto, non è questa la democrazia che per fortuna conosco: ma non voglio vederla cadere sotto l’impeccabile taglio d’audio di un giornalista antipatizzante, in nome di un malconcepito «superiore interesse». E spero di non essere il solo.
 

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