Lo dice una formula matematica: diventare ricchi rende infelici

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Sorprendente articolo di oggi su IO :eek:

http://www.investireoggi.it/attualita/diventare-ricchi-rende-infelici-lo-dice-una-formula-matematica/

I soldi fanno la felicità? La matematica dice di no.

Molti problemi della vita quotidiana sarebbero risolvibili con i soldi e questo ci spinge a pensare che essere ricchi ci renderebbe sicuramente più felici. Ma è proprio così? La scienza dice il contrario.
Il paradosso della ricchezza, illustrato dal docente di economia all’Università della California, Richard Esterlin nel 1974, disegna gli effetti della ricchezza sulla felicità come una parabola: fino ad un certo punto l’accresce ma poi segue un andamento inevitabilmente discendente.

La riflessione parte da un ambito sociale: che spazio dà la società capitalista all’uomo? Da questa considerazione emerge anche una formula matematica.
Indicando con F la felicità, M i beni materiali posseduti da un individuo e con R la solidità dei rapporti interpersonali da questo instaurati, otteniamo che:

F= f(M,R)

La felicità quindi non è proporzionale solo all’ammontare dei beni posseduti ma anche alla solidità dei rapporti umani intessuti. Concentrarsi solo nell’accumulo della ricchezza porta ad un auto-isolamento che nuoce inevitabilmente alla felicità (perché R acquisisce valore negativo). Il segreto, pare suggerirci la formula, è non superare questo punto di non ritorno.

Ovviamente vale anche il discorso opposto: un minimo di benessere economico è necessario per soddisfare i propri bisogni basilari e vivere bene con se stessi e con gli altri.

Fare soldi facili è impossibile
Raggiungere questo compromesso non è facile in una società basata sulla ricchezza come status symbol. Se escludiamo vie illegali, eredità inaspettate o fortunate vincite al gioco non esistono modi per fare soldi facili e sicuri. Diventare ricchi non deve diventare un’ossessione e spingere all’annullamento dei rapporti umani perché in questo modo si finisce inevitabilmente per annichilire anche se stessi e la propria aspettativa di felicità
Il giusto equilibrio è dato dal dosaggio di tutti i fattori, materiali e psicologici, che contribuiscono al benessere in tutte le sue sfaccettature.
Si potrebbe obiettare che il paradosso di Esterlin sia anacronistico perché formulato all’inizio degli anni Settanta e quindi prima della crisi economica che sta attraversando l’Europa. E certamente è più facile concentrarsi sui rapporti interpersonali quando non si è sotto pressione per la paura di non far quadrare i conti a fine mese. Ma, guardando la situazione attuale da un’altra prospettiva, è altrettanto vero che alcuni effetti positivi della crisi sulla felicità si percepiscono già (ovviamente non ci riferiamo ai casi disperati di povertà estrema).
Essere più attenti a contenere lo spreco aiuta a seguire uno stile di vita più sobrio, a ritrovare la gioia delle cose semplici e ad apprezzare di più anche il superfluo prima dato per scontato.
 
Sorprendente articolo di oggi su IO :eek:

Diventare ricchi rende infelici, lo dice una formula matematica - Attualità - Investireoggi.it

I soldi fanno la felicità? La matematica dice di no.

Molti problemi della vita quotidiana sarebbero risolvibili con i soldi e questo ci spinge a pensare che essere ricchi ci renderebbe sicuramente più felici. Ma è proprio così? La scienza dice il contrario.
Il paradosso della ricchezza, illustrato dal docente di economia all’Università della California, Richard Esterlin nel 1974, disegna gli effetti della ricchezza sulla felicità come una parabola: fino ad un certo punto l’accresce ma poi segue un andamento inevitabilmente discendente.

La riflessione parte da un ambito sociale: che spazio dà la società capitalista all’uomo? Da questa considerazione emerge anche una formula matematica.
Indicando con F la felicità, M i beni materiali posseduti da un individuo e con R la solidità dei rapporti interpersonali da questo instaurati, otteniamo che:

F= f(M,R)

La felicità quindi non è proporzionale solo all’ammontare dei beni posseduti ma anche alla solidità dei rapporti umani intessuti. Concentrarsi solo nell’accumulo della ricchezza porta ad un auto-isolamento che nuoce inevitabilmente alla felicità (perché R acquisisce valore negativo). Il segreto, pare suggerirci la formula, è non superare questo punto di non ritorno.

Ovviamente vale anche il discorso opposto: un minimo di benessere economico è necessario per soddisfare i propri bisogni basilari e vivere bene con se stessi e con gli altri.

Fare soldi facili è impossibile
Raggiungere questo compromesso non è facile in una società basata sulla ricchezza come status symbol. Se escludiamo vie illegali, eredità inaspettate o fortunate vincite al gioco non esistono modi per fare soldi facili e sicuri. Diventare ricchi non deve diventare un’ossessione e spingere all’annullamento dei rapporti umani perché in questo modo si finisce inevitabilmente per annichilire anche se stessi e la propria aspettativa di felicità
Il giusto equilibrio è dato dal dosaggio di tutti i fattori, materiali e psicologici, che contribuiscono al benessere in tutte le sue sfaccettature.
Si potrebbe obiettare che il paradosso di Esterlin sia anacronistico perché formulato all’inizio degli anni Settanta e quindi prima della crisi economica che sta attraversando l’Europa. E certamente è più facile concentrarsi sui rapporti interpersonali quando non si è sotto pressione per la paura di non far quadrare i conti a fine mese. Ma, guardando la situazione attuale da un’altra prospettiva, è altrettanto vero che alcuni effetti positivi della crisi sulla felicità si percepiscono già (ovviamente non ci riferiamo ai casi disperati di povertà estrema).
Essere più attenti a contenere lo spreco aiuta a seguire uno stile di vita più sobrio, a ritrovare la gioia delle cose semplici e ad apprezzare di più anche il superfluo prima dato per scontato.

I paradossi sono spesso figli di menti argute.;)
 
str... ate
avete mai visto un barbone felice? Io no

Io potrei presentartene uno :D

Si chiama Pezza (il nome di battesimo non lo so), vive un po' dovunque a Piacenza portandosi dietro sulla sua bici sgangherata una montagna di ammenicoli (cartoni, stracci e oggetti vari) che sono la sua casa itinerante. E' un uomo anziano con una lunga barba grigia, solitario, burbero, allegro e sfacciato, noto in tutti i bar, pizzerie etc. di Piacenza, che, volenti o nolenti, costringe con la sua presenza "ingombrante" e caratteristica ad offrirgli il cappuccino o un trancio di pizza.
Essendo straordinariamente fotogenico e' stato pure piu' volte protagonista di foto pubblicitarie.
Puoi ritrovartelo a montare la sua "casa" ovunque: una volta mio padre verso le otto di mattina si ritrovo' il marciapiede bloccato dalla capanna di cartone di Pezza, sul cui ingresso campeggiava il cartello "ricevo dopo le nove" :D
In un'altra occasione - si era in estate - io e le mie colleghe ce lo ritrovammo vicino all'ingresso porticato della banca intento a dormire dentro una specie di sacco a pelo proprio sotto il bancomat; quando uscimmo per andare a pranzo era ancora li' che dormiva, girato su un fianco; al ritorno dal pranzo trovammo Pezza sempre sdraiato nello stesso punto, stavolta sveglio, che si leggeva beatamente "Vip" :lol: Non ci ha ca.gate, per l'appunto, di pezza :D neppure una volta.
Pezza potrebbe benissimo condurre una vita piu' che normale: proviene da una famiglia discretamente benestante, ha un passato borghese e dei fratelli socialmente ben collocati che non si capacitano di questo parente ingestibile che ogni tanto finisce in galera per essersi dimenticato di riporre l'uccello nei pantaloni mentre va in giro per le pubbliche vie della nostra tranquilla cittadina... ma tant'e': lui e' felice cosi', e non c'e' verso di farlo vivere in un' altra maniera...:)
4.jpg
 
Ultima modifica:

Users who are viewing this thread

Back
Alto