LO ZEN E L'ARTE DEL BOMBARDAMENTO IN PICCHIATA

Nel Bhagavad Gita, Arjuna viene istruito da Krishna che è il suo dharma di guerriero a combattere la giusta battaglia contro i suoi cugini e a ucciderli, e che se li uccide senza passione o aspettative, praticando il karmayoga, può raggiungere la salvezza anche facendo ciò. Un simile mix di propositi, religiosi e marziali, sebbene con importanti differenze, si può trovare alcuni secoli dopo nella classe dei guerrieri samurai in Giappone, e nell'ideologia militarista che si sviluppò più tardi nel Giappone moderno.
 
Sebbene combattere battaglie e uccidere nemici sembri violare il Buddha-dharma, in particolare il Precetto di Buddha di non uccidere, un'apparente violazione che ha tormentato molte persone negli anni, alcuni samurai, e più tardi le moderne forze armate, sostanzialmente credevano di adempiere un proposito Buddista in quello che facevano, perfino negli orrori della Seconda Guerra Mondiale nel Pacifico. Il codice del samurai, più tardi chiamato bushidô, la "Via del Guerriero", non era in nessun modo un obbligo religioso come il dharma di Arjuna, ma un collegamento tra religione e battaglia fu fatto attraverso il modo in cui il Buddismo Zen sposò i propositi Buddisti sia con la pratica di un'arte o mestiere nello stile Taoista sia, in una tradizione storica dominata da una classe militare, con le "arti marziali" Giapponesi.
 
Sebbene la più importante applicazione politica moderna del karmayoga sia stata la Satyagraha ("resistenza non-violenta") del Mahâtmâ Gandhi, che ispirò Martin Luther King nella conduzione del movimento dei diritti civili negli Stati Uniti, il connubio tra Zen e bushidô probabilmente contribuì all'agressione ed ai crimini di guerra del Giappone durante l' "Incidente Cinese" e la Guerra del Pacifico. La lezione fondamentale, come possiamo constatare, è quella sulla natura della moralità.
 
"Zen" è la pronuncia giapponese del nome di una scuola di buddismo che originariamente nacque in Cina, coniugando le idee buddiste con l'influenza dell'antica scuola cinese del Taoismo. Il nome cinese era "Ch'an", che a sua volta era la pronuncia cinese di dhyana, "meditazione" in Sanscrito. E' diventato comune l'uso della parola "Zen" per indicare la Scuola Ch'an sia in Cina che negli altri paesi dove la Scuola si diffuse, come la Corea ed il Vietnam. Ciò è accaduto probabilmente perché lo Zen fu reso popolare in Occidente dagli iniziati giapponesi come ad esempio D.T. Suzuki (1870-1966).
 
Secondo la tradizione, si ritiene che il Ch'an abbia avuto origine in Cina con un semi-leggendario missionario Buddista proveniente dall'India, Bodhidharma (morto nel 528 d.C.) -- in giapponese Bodai Daruma, o semplicemente Daruma. Si narra che Bodhidharma arrivò in Cina, si recò presso il Monastero di Shao-lin, famoso per essere il luogo dove si ritiene che il kung-fu (reso anche popoalre dalla serie televisiva "Kung Fu", con David Carradine nel ruolo di protagonista, negli anni '70) abbia avuto origine , e sedette per terra fissando un muro. Dopo nove anni, improvvisamente raggiunse l'illuminazione. Bodhidharma è spesso rappresentato con le gambe inferme, o addirittura staccate, tanto a lungo stette seduto sulle gambe, fermando la circolazione.
 
In questa strana storia, si suppone che Bodhidharma abbia raggiunto una "Improvvisa Illuminazione," la cui caratteristica non è solo quella di essere improvvisa ma anche di essere inspiegabile. Non c'è nulla nel muro, o in ciò che Bodhidharma stava pensando (se mai stava pensando qualcosa) che spieghi perché o come raggiunse l'illuminazione. Ciò risale ad una caratteristica fondamentale del pensiero Buddista, e cioè che non tutta la realtà è o può essere spiegata. Perciò, quando Budda veniva interrogato su alcune cose, diceva che erano "domande che non tendevano all'edificazione" e si rifiutava di rispondere. Il Budda disse:

"Tenete sempre a mente che cosa non ho spiegato e che cosa ho spiegato. E che cosa non ho spiegato? Non ho spiegato che il mondo è eterno; non ho spiegato che il mondo non è eterno; non ho spiegato che il mondo è finito; non ho spiegato che il mondo è infinito; non ho spiegato che l'anima ed il corpo sono identici; non ho spiegato che l'anima è una cosa ed il corpo un'altra; non ho spiegato che il santo [arhat, colui che raggiunge l'illuminazione nel Buddismo Theravâda] esista dopo la morte; non ho spiegato che il santo non esiste dopo la morte; non ho spiegato che il santo esiste e al tempo stesso non esiste dopo la morte; non ho spiegato che il santo né esiste né non esiste dopo la morte. E perché non l'ho spiegato? Perché non giova, né ha a che fare con i fondamenti della religione, né tende all'avversione, all'assenza di passione, alla cessazione, all'inerzia, alle facoltà sovrannaturali, alla suprema saggezza e al Nirvana; perciò non l'ho spiegato.
E che cosa ho spiegato? Ho spiegato l'Infelicità [duhkha, dolore, sofferenza -- dalla radice du, bruciare, dolore, tormento]; ho spiegato l'origine dell'infelicità; ho spiegato la cessazione dell'infelicità; ed ho spiegato il sentiero che conduce alla cessazione dell'infelicità [cioè le Quattro Nobili Verità]. E perché ho spiegato questo? Perché giova, ha a che fare con i fondamenti della religione, e tende all'avversione, all'assenza di passione, alla cessazione, all'inerzia, alle facoltà sovrannaturali, alla suprema saggezza e al Nirvana; perciò l'ho spiegato. [Henry Clarke Warren, Buddhism in Translation, Harvard University Press, 1896, Atheneum, 1962-1987, p.122 -- Sutta-Pit.aka, Majjhima-Nikâya, Sutta 63]
 
Il rifiuto del Budda di "spiegare" se il santo esista o non esista dopo la morte, o entrambi, o nessuno dei due, introduce uno dei principi basilari del pensiero Buddista, la Quadrupla Negazione (o "tetralemma"). Il filosofo Greco Ellenistico Pyrrho di Elis raccolse questa mentre era in India con l'esercito di Alessandro il Grande, ed insegnò lo scetticismo dove dobbiamo "sospendere il giudizio" in tutte le cose, rifiutando di dire di qualsiasi cosa se sia, o se non sia, o se sia entrambe le cose, o se non ne sia nessuna. L'origine Buddista di ciò è inequivocabile, sebbene non abbiamo una prova credibile che Pyrrho sia stato in India. Nel Buddismo stesso, si sviluppò un'idea più forte, non semplicemente che queste domande non "tendono all'edificazione", ma la natura della realtà è tale che queste alternative razionali non le si addicono, cosicché, in effetti, il santo né esiste dopo la morte né non esiste, né tutte e due insieme, né nessuna delle due -- perché, qualsiasi sia la natura dell'esistenza del santo, essa è oltre la comprensione razionale, oltre l'affermazione o la negazione di qualsiasi predicato.
 

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