venerdì scorso ne sono fallite altre 3
http://www.fdic.gov/bank/individual/failed/banklist.html
[FONT=Arial, Helvetica]
[FONT=Arial, Helvetica]County Bank, Merced, CA[/FONT] [FONT=Arial, Helvetica] February 6, 2009[/FONT]
[FONT=Arial, Helvetica]Alliance Bank, Culver City, CA[/FONT] [FONT=Arial, Helvetica] February 6, 2009[/FONT]
[FONT=Arial, Helvetica]FirstBank Financial Services, McDonough, GA[/FONT] [FONT=Arial, Helvetica] February 6, 2009[/FONT][/FONT]
venerdì 13 febbraio altre 4 benche USA sono fallite
da
http://opinionidalmondo.investireoggi.it/sullorlo-del-precipizio-308.html
Sull’orlo del precipizio
Ore 11:20 - 14 February 2009
Quali soluzione a questa crisi sistemica.
Mentre gli indici azionari ed in particolare la guida statunitense, cioè lo spoore. si collocano in una posizione estremamente rischiosa pronti per una nuova gamba ribassista salvo recuperi dell’ultimo minuto già verificatesi recentemente e quindi meno probabili nel loro successo i problemi del mercato vengono ancora una volta dal mondo finanziario.
Infatti le riserve sul successo delle politiche di salvataggio si moltiplicano mentre le istituzioni finanziarie continuano a peggiorare le proprie condizioni di bilancio e il flusso delle news negative non si arresta fecando correggere pesantemente gli indici pesati sui finanziari e condizionando quindi l’andamento dell’intero mercato.
Giusto per fare qualche esempio delle news uscite nell’ultima settimana:
- 4 Banche negli Stati Uniti sono state chiuse dalla FDIC venerdì 13 febbraio dopo le 3 della settimana precedente.
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- Il portafoglio immobiliare di HBOS potrebbe costringere la nuova Lloyd ad essere nazionalizzata a causa delle continue perdite susseguenti alle svalutazioni.
- Anglo Irish e Irish Life a fine settembre effettuarono operazioni contabili atte a sovrastimare i depositi di Angli Irish attraverso un metodo contabile molto simile a quello usato da Enron qualche anno fa
- La banca di investimento Stanford Internationa Bank è sotto controllo della SEC a causa del collocamento di suoi certificati di deposito con rendita costante elevata in qualsiasi condizioni di mercato. La banca gestisce circa 50 miliardi di dollari ed il mercato teme un nuovo caso Madoff.
- Woori bank una banca coreana non ha esercitato l’opzione call per ripagare dei bond subordinati in considerazione che l’eventuale rifinanziamento sarebbe stato più caro che pagare la penale di mancato recall. Questa news ha fatto peggiorare tutti i bond subordinati e anche ordinari delle istituzioni finanziarie asiatiche causando delle nuove preoccupazioni su un possibile contagio della crisi finanziaria anche in quell’area al momento non coinvolta con le stesse modalità che in occidente.
In questa situazione è evidente che le considerazioni si sono negativizzate e dopo aver realizzato a lungo che questa crisi avrebbe potuto essere come il 1929 oggi il mercato tende maggiormente a considerare questa crisi molto simile a quella giapponese avvenuta dopo il 1989 e che ha causato la lunga crisi del giappone che si prolunga ancora ai giorni nostri sebbene per motivazioni e caratteristiche diverse.
Ora giusto per fare una rapida disamina senza necessariamente avere le caratteristiche di esaustività andiamo ad analizzare la causa e gli sviluppi della crisi nipponica per poi osservare le differenze con l’attuale crisi americana.
La crisi giapponese successiva al collasso del real estate cominciò nel 1991 circa e si espanse fino intono al 2004/2005.
Le fasi della crisi si possono dividere eseenzialmente in quattro parti:
1) Bolla speculativa sull’immobiliare esplode causando uno shock nell’economia affrontato con misure di stimolo.
2) Primi segni di insabilità nel settore finanziario a causa del continuo ribasso dei valori immobiliari che cominciarono a causare dei fallimenti tra le banche regionali a cui nessuna autorità sembrò dare particolari risposte.
3) Il collasso di alcune tra le maggiori banche del paese costrinse il governo dell’epoca (1997/1999) ad intervenire iniettando fondi pubblici nelle principali banche e nazionalizzando quelle fallite al fine di limitare lo shock sistemico che questi fallimenti avrebbero potuto causare.
4) Purtroppo l’espansione del debito del settore corporate alla fine degli anni 90 e la successiva crisi susseguente alla bolla tecnologica causò una nuova ondata di fallimenti corporate che peggiorò nuovamente la situazione delle Banche su cui intervenne nuovamente il governo ma questa volta con strutture di supporto migliori ed implementate con l’esperienza degli anni precedenti che portarono ad una maggiore stabilizzazione del sistema finanziario.
Ora sono evidenti le similitudini ta le due situazioni ma quello su cui bisogna focalizzarci ora sono invece le differenze:
In particolare tre aspetti saltano immediatamente all’occhio:
1) La maggiore complessità della bolla Americana: mentre la bolla giapponese aveva colpito principalmente l’immobiliare commerciale prima e l’eccesso debito delle imprese poi, la speculazione in USA ha interessato si il mercato immobiliare, ma anche il modello di business delle banche di investimento e i prodotti finanziari collocati agli investitori.
2) Mentre il giappone la valutazione degli asset immobiliari necessitò un po di tempo gli asset cartolarizzati hanno già ora una valutazione e questo consente un più veloce calcolo delle perdite e quindi degli interventi necessari, diverso il discorso per le banche commerciali che detengono asset immobiliari non cartolarizzati la cui valorizzazione necessiterà di un po più di tempo.
3) Il Giappone è tendenzialmente una nazione creditrice quindi il problema dei debiti cattivi era un problema essenzialmente domestico mentre gli Stati Uniti sono un paese debitore e questo complica le cose. Inoltre molto del debito legato all’immobiliare è stato trasferito all’estero e questo può causare una maggiore diffusione della crisi come già si nota da mesi.
Questo punto è quello cruciale in quanto ci porta al nocciolo del problema:
mentre la crisi Giapponese è una crisi prettamente interna ed è stata per buonaparte risolta con una svalutazione della moneta e con la forza delle esportazioni la crisi USA è una crisi molto più esportata e che va a colpire il maggiore paese importatore e consumatore di beni e servizi.
Se globalmente non si trova in tempi rapidi un successore nei ritmi consumistici made in USA diffilmente la situazione potrà a breve termine migliorare.
E’ per questo che il mercato guarda con spasmodica attesa all’eventuale successo del pacchetto di stimolo Cinese, perchè è in quell’area la speranza che una nuova generazione di consumatori possa svilupparsi riducendo gli squilibri sistemici e permettendo un recupero macro meno problematico dell’attuale.
Se questo non avverrà è probabile che la deflazione degli asset continuerà ancora per qualche tempo perchè, ancora una volta il Giappone c’è da guida, per quanto sforzi facciano le banche centrali c’è un limite alla loro capacità di frenare la discesa dell’immobiliare che può ripartire solo quando ci sono previsioni di crescita economica e un recupero della redditività operativa su quell’asset.