Il caro Orazio, che saluto con affetto, e' sempre acuto e perspicace.
No No, Equilibrium, per un cristiano consapevole il matrimonio scelto liberamente come momento di consacrazione davanti alla comunita' del proprio amore esclusivo per un'altra persona (che diventera' il marito o la moglie) e' men che meno che una formalita'. Le mie parole sul modo di intenderlo (dono, cerimonia festosa ma esteriore, rito vuoto) erano solo esempi di come un soggetto, non cristiano, puo' identificarlo.
Il matrimonio cristiano ha una natura e specialmente una vocazione, una richiesta, un auspicio (il cristiano direbbe: una preghiera) di perfezionamento (proprio perche' i rapporti umani sono imperfetti) dell'amore umano in una dimensione trascendente di continuita', ovvero, con altre parole, di eternita', nella quale il Padre vegli e rafforzi la scelta pubblica di fedelta' rispetto e dedizione reciproca. Poiche' noi esseri umani tendenzialmente pensiamo che nulla duri per sempre, i nubendi chiedono a Dio, nel momento della celebrazione matrimoniale, che l'uno diventi per l'altro 'nulla' (se mi permette il poliptoto).
Quanto ai sacerdoti e alle suore, le posizioni sono diverse ma il richiamo per entrambi e' ad un'unione mistica con il Padre in un'altra forma di esclusivita' 'matrimoniale'.
Se chiede il mio parere, i i sacerdoti cattolici di rito orientale che possono contrarre matrimonio riscuotono una mia maggiore vicinanza come essere umano che sente il valore di una consorte terrena, ma ammiro la scelta di chi rinuncia ad una famiglia per legarsi completamente a Dio e donarsi alla comunita' servendola nelle parole del Figlio.
Spero di essere stato piu' chiaro.
Saluti