Amleto
Forumer attivo
Sto considerando l'ipotetico verificarsi della seguente situazione: un massiccio voto nullo (intorno ai 40 milioni di schede nulle) e una conseguente minimale legittimazione degli eletti. Ciò verificatosi, sulla base delle elaborazioni di una commissione di giuristi, economisti, sociologi, nominati dal Parlamento, esso potrebbe adottare una riforma costituzionale che preveda quanto già indicato nell'altro post con in aggiunta qualche ulteriore innovazione e poi a seguito dell'approvazione della riforma secondo le procedure dettate ora dell'articolo 138 della Costituzione le dimissioni del governo nuove elezioni e nuove istituzioni in uno stato molto, molto diverso rispetto all'attuale.
Non c'è bisogno di una rivoluzione sullo stile americano o francese per ottenere una completa trasformazione della paludosa situazione esistente.
Dovrebbe essere previsto non più uno stato incatenato alla retorica di un certo risorgimento che riproponga il trito slogan dell'unità nazionale (un esempio per tutti in questo senso: la chiesa cattolica non è meno una, non è meno solida o aggregante, pur sviluppandosi all'interno di centinania di organizzazioni statali diverse), ma uno stato in cui le popolazioni delle varie regioni scelgano se continuare a relazionarsi all'interno di una struttura comune, oppure se diventare piccole o medie realtà autonome, sull'esempio dello stato svizzero, della slovenia, della repubblica ceca e della slovacchia.
Sono il livello culturale dei cittadini e le loro scelte, l'eliminazione delle barriere ideologiche che devono essere curati, non tanto una legge elettorale, o una responsabilità politica che si sanzioni solo allo scadere della legislatura.
Il paternalismo, l'idea che il cittadino abbia bisogno di una balia, costituita dalla classe politica, è il vero problema di una società contemporanea.
Saluti
Non c'è bisogno di una rivoluzione sullo stile americano o francese per ottenere una completa trasformazione della paludosa situazione esistente.
Dovrebbe essere previsto non più uno stato incatenato alla retorica di un certo risorgimento che riproponga il trito slogan dell'unità nazionale (un esempio per tutti in questo senso: la chiesa cattolica non è meno una, non è meno solida o aggregante, pur sviluppandosi all'interno di centinania di organizzazioni statali diverse), ma uno stato in cui le popolazioni delle varie regioni scelgano se continuare a relazionarsi all'interno di una struttura comune, oppure se diventare piccole o medie realtà autonome, sull'esempio dello stato svizzero, della slovenia, della repubblica ceca e della slovacchia.
Sono il livello culturale dei cittadini e le loro scelte, l'eliminazione delle barriere ideologiche che devono essere curati, non tanto una legge elettorale, o una responsabilità politica che si sanzioni solo allo scadere della legislatura.
Il paternalismo, l'idea che il cittadino abbia bisogno di una balia, costituita dalla classe politica, è il vero problema di una società contemporanea.
Saluti