Mastella "boccia" la Finanziaria

Giovakkino Lamòttazzo

Forumer attivo
"Così non votiamo nemmeno con fiducia"

ll ministro della Giustizia Clemente Mastella avverte il governo. "Se la Finanziaria è per azzannare i presunti ricchi - ha detto il segretario dell'Udeur ai giornalisti presenti a palazzo Madama - vale a dire il ceto medio, noi non la votiamo, neanche con il voto di fiducia. Chiunque pensi all'esproprio proletario della presunta categoria dei ricchi troverà la nostra ferma opposizione".


Mastella si mostra scosso da quanto emerso dalle anticipazioni della Finanziaria e dalle successive prese di posizione all'interno della coalizione e sottolinea la sua ispirazione di fondo: "Io vengo dalla tradizione cattolico-democratica e democratico-cristiana: e chi dovesse tentare di confezionare una Finanziaria-telenovela, in cui i ricchi o presunti tali, piangono, troverà la nostra ferma opposizione. Noi siamo perché nessuno pianga", ha dichiarato il ministro.

"Sia chiaro che se qualcuno pensa di azzannare i ricchi, o i presunti tali, di fare un esproprio proletario ai danni del ceto medio, noi non ci stiamo", ha detto a chiare lettere il Guardasigilli. Clemente Mastella spera che appena Prodi avrà finito il suo intervento alla Camera sul caso Telecom, venga convocata una riunione di tutte le parti interessate e ribadisce che senza modifiche al testo della manovra non voterà la Finanziaria anche se sarà posta la fiducia. "Perché - ha spiegato il segretario dell'Udeur - sulla Finanziaria, senza una discussione approfondita, non c'é voto di fiducia che tenga".

Dopo l'Udeur di Mastella, anche i Verdi e l'Italia dei Valori bocciano la manovra e si dichiarano pronti a non votarla."Mancano ancora le condizioni affinché i Verdi possano votare questa Finanziaria. Bisogna investire sull'ambiente e sulla scuola", ha detto il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio.

L'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro contesta l'aumento delle tasse per i ceti medi: "Così non ci stiamo, una simile Finanziaria non lo voteremo", ha dichiarato il capogruppo a Montecitorio Massimo Donadi. "Ognuno è libero di gettarsi giù dal dirupo ma non può chiedere agli altri di seguirlo", ha dichiarato l'esponente dell'IdV. "Il dirupo - sottolinea Donadi - è l'aliquota al 43% per chi guadagna 3.000 euro netti al mese. Come fa il Governo a chiedere sacrifici alla classe media del paese quando, solo mettendo mano, in modo rigoroso e non demagogico, ai costi della politica e agli sprechi nella pubblica amministrazione, si potrebbero liberare risorse almeno 10 volte superiori?".



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Finanziaria: scontro sulle tasse
Sindacati ed enti locali contro governo

A poche ore dal varo della manovra finanziaria, che dovrà andare venerdì in Consiglio dei ministri, è caos. Pronti allo sciopero i sindacati del pubblico impiego "se il governo non accoglierà le nostre richieste", insoddisfatti i sindaci per il taglio degli stanziamenti, in procinto di scendere in piazza l'opposizione. Ma c'è perplessità anche nella maggioranza: la Margherita è preoccupata per l'aumento delle tasse.



E se da una parte il premier Prodi, davanti ad alcuni parlamentari dell'Unione, dice che la Finanziaria che sta per essere presentata favorirà le fasce deboli e cercherà di tagliare i costi del lavoro, filtrano indiscrezioni secondo cui ci aspetterebbero tagli al pubblico impiego e ai trasferimenti agli enti locali, riduzione dei docenti e aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Notizie che hanno messo in allarme larga parte dei dipendenti statali e responsabili di comuni e regioni.

Ma a preoccupare c'è anche la ventilata tassazione al 43% (si parla però anche di 45%) per i redditi sopra i 70mila euro, che desta preoccupazioni anche all'interno della maggioranza, in particolare tra gli esponenti della Margherita. E’ probabile inoltre che la tassazione sulle rendite finanziaria e immobiliari salga al 20% e lo allo stesso livello siano tassati anche Bot e plusvalenze azionarie, mentre dovrebbe scendere il prelievo sui conti correnti. Si parla poi di reintrodurre la tassa di successione.

Insomma grandi ritocchi in vista per le tasse, ma, ribattono dal governo, in funzione di un ammorbidimento del carico per i redditi bassi che potranno usufruire di maggiori detrazioni per figlie e familiari a carico.

Scarse, a giudizio dei sindacati, le risorse che il governo mette sul piatto per rinnovare i contratti del pubblico impiego. Si tratta di un miliardo di euro, mentre i rappresentanti dei lavoratori ne chiedono quasi quattro. E già si progettano grandi scioperi.

Preoccupati anche gli enti locali, i quali temono che un'altra scure si abbatta sugli stanziamenti a lori destinati (si parla di 3 miliardi in meno), mentre sembra quasi sicuro l'aumento dei contributi per i lavoratori para-subordinati, per gli artigiani e i commercianti. Sul fronte previdenza si parla poi di anticipare al 2007 la riforma del Tfr, con i 65% gestito dall'Inps.

Ma i timori non risparmiano neppure gli industriali: pare infatti che il taglio del cuneo fiscale sarà attuato in due fasi e non in colpo solo. Per la sanità ci si aspettano riduzioni di spesa per 3 miliardi, con introduzioni di nuovi ticket legati al reddito. Insomma, una valanga di strette in arrivo basate però soltanto sui "si dice". venerdì la parola al governo con la presentazione ufficiale della manovra.


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Verdi

"Se rimane così non la votiamo"
Stasera incontro governo-parti sociali e poi vertice di maggioranza


Clemente Mastella
ROMA - Udeur e Verdi al momento non sono disponibili a votare la fiananziaria. Il problema, per il partito di Clemente Mastella, è l'eccessiva tassazione sui redditi superiori ai 70 mila euro annuali, mentre per Pecoraro Scanio nella manovra mancano risorse per la difesa dell'ambiente.

"Se la Finanziaria è per azzannare i presunti ricchi, vale a dire il ceto medio, noi non la votiamo, neanche con il voto di fiducia", ha avvisato il segretario dell'Udeur e ministro della Giustizia, Clemente Mastella. "Non si può fare una Finanziaria a telenovela, della serie 'anche i ricchi piangono'", ha poi aggiunto.

"Mi auguro - ha proseguito Mastella - che non pianga nessuno. Bisogna intendersi: qual è la categoria ricca? Noi non crediamo che la categoria ricca sia il ceto medio. Chiunque pensa all'esproprio proletario della presunta categoria dei ricchi troverà la nostra ferma opposizione".

Il Guardasigilli ha chiesto quindi al presidente del Consiglio di affrontare quanto prima le fibrillazioni che stanno attraversando la maggioranza. "Prodi oggi, appena si è liberato del caso Telecom - ha detto Mastella - riunisca tutti e discuta seriamente" della Finanziaria. Altrimenti, ha poi messo in guardia, "non c'è voto di fiducia che tenga". "La mia tradizione è cattolico-democratica e democratico-cristiana. Non ci sto proprio - ha concluso - ad azzannare il ceto medio".

Stessa minaccia è arrivata dai Verdi. ''Al momento per i Verdi la Finanziaria non è ancora votabile'', ha osservato il ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, dopo l'incontro di stamattina con il presidente del Consiglio, Romano Prodi. Il taglio del cuneo fiscale, ha poi aggiunto, ''non basta'', occorre anche ''investire per l'ambiente''.

Intanto, in vista del Consiglio dei ministri di domani, continuano gli incontri tra Prodi e gli esponenti della maggioranza. In mattinata il premier, oltre al citato incontro con Pecoraro, ha fatto il punto della situazione con il viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco e con il leader dei Ds Piero Fassino. Poi, dopo una riunione a palazzo Chigi con i segretari di Cgil, Cisl e Uil in vista del vertice del pomeriggio con le parti sociali, il premier si è recato al Quirinale insieme al ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa. Infine, per questa sera, dopo l'interruzione per le comunicazioni sul caso Telecom alla Camera, è attesa
la verifica con i capigruppo della maggioranza.


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Aliquota del 43% oltre i 70 mila euro
Rendite finanziarie, prelievo al 20%

Verso una manovra da 30 miliardi di euro: metà da maggiori entrate, metà da tagli alle spese Lavoro, cuneo ridotto in due tempi. Pensioni, restano solo tre finestre. Statali, pronto lo sciopero STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA - Il peso della legge Finanziaria del 2007 si sposta sempre più sul versante delle entrate. Il contributo fiscale alla manovra da 30 miliardi di euro è ormai salito da un terzo alla metà del totale. Si profila, dunque, una manovra con quindici miliardi di maggiori entrate e quindici di minori spese. «Fifty-fifty», dicono fonti di governo al termine di una giornata dedicata dal premier Romano Prodi e dal ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ad una serie fittissima di incontri tecnici e politici. Incontri dai quali è emersa un'oggettiva difficoltà ad affondare più di tanto la lama dei tagli sulla spesa pubblica, e che spingono l'esecutivo a considerare anche l'opportunità di diluire in due fasi il previsto taglio del cuneo fiscale per le imprese e i lavoratori.
PIU' TASSE PER I RICCHI — Il grosso della manovra fiscale è ancorato all'abolizione del secondo modulo degli sgravi varati dal governo di centrodestra. Dovrebbero tornare l'aliquota del 43% per la porzione di reddito superiore ai 70 mila euro (l'ipotesi di portarla addirittura al 45% è stata scartata, anche se Rifondazione Comunista insiste), e quella del 39% tra i 33.500 e i 70 mila euro. Così come le deduzioni dall'imponibile oggi in vigore saranno sostituite da detrazioni d'imposta, per il lavoro dipendente, i figli e i familiari a carico, che il governo garantisce «molto più consistenti che in passato». I risparmi ottenuti, pari a circa 6,5 miliardi di euro, sarebbero in grandissima parte utilizzati proprio per coprire le maxi-detrazioni, sconti che saranno decrescenti con il reddito fino ad esaurirsi sopra i 45 mila euro.
RENDITE ED EVASIONE — Nella manovra, con un decreto legge che accompagnerà la Finanziaria, entreranno l'armonizzazione al 20% di tutte le rendite, finanziarie ma anche quelle immobiliari. Cresceranno le tasse sui Bot e sulle plusvalenze azionarie, e diminuiranno quelle sui depositi bancari. Con un beneficio per i conti pubblici calcolabile sui 3 miliardi di euro. Ai quali si aggiungeranno anche i proventi della tassa di successione sui grandissimi patrimoni che sarà reintrodotta, anche se in questo caso il gettito sarà più simbolico che altro (si parla di 30 milioni l'anno). Nel pacchetto fiscale, poi, sono previsti la revisione e gli aggiornamenti periodici degli studi di settore, con un maggior gettito stimato intorno ai 3 miliardi di euro. Più le altre misure che il vice ministro dell'Economia, Vincenzo Visco, sta studiando per combattere l'evasione e l'elusione fiscale, e che si aggiungeranno a quelle già varate a luglio (e che daranno un gettito di altri 6 miliardi nel 2007, già scontati nel tendenziale).
TFR ALL'INPS — Scontata la chiusura di una finestra nel 2007 per i pensionamenti d'anzianità, ormai digerita dai sindacati, così come il prelievo sulle pensioni d'oro e l'aumento dei contributi per i lavoratori parasubordinati al 23% e al 19,7% per artigiani e commercianti, sul fronte previdenziale ieri si è riaffacciato l'anticipo al primo gennaio 2007 della riforma del Tfr. L'ipotesi è quella di destinare ad un fondo gestito dall'Inps il 65% del trattamento di fine rapporto in via di maturazione «inoptato», cioè che non sarà destinato dai lavoratori ai fondi complementari, e di utilizzare il fondo Inps anche per la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche. Le imprese verrebbero compensate della perdita del Tfr con una riduzione dei contributi.
STATALI SENZA SOLDI — Sindacati e Confindustria, ma anche il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, non sono comunque convinti fino in fondo. Oggi in ogni caso l'ipotesi sarà sul tavolo di Palazzo Chigi, quando alle 18 le parti sociali arriveranno per l'ultimo confronto di merito con il governo sulla manovra. Già chiara è invece l'estrema insoddisfazione dei sindacati per le risorse messe a disposizione dal governo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego: un miliardo, contro i 3,7 richiesti. Nel settore, complici anche i tagli alla scuola, che in parte sarebbero già rientrati, tira aria di sciopero. Preoccupazioni profonde aleggiano anche tra gli amministratori degli enti locali, che ieri sono stati ricevuti a Palazzo Chigi, ma che restano ancora all'oscuro di tutti i dettagli della manovra che si profila a loro carico. Il presidente dell'Anci, Leonardo Domenici, che oggi vedrà Visco per discutere del passaggio del catasto ai Comuni («una misura che avrà poco effetto sul 2007» ha detto Domenici), ha definito l'incontro di ieri con Romano Prodi e Linda Lanzillotta «del tutto insoddisfacente».
CUNEO IN DUE FASI — Anche se a Palazzo Chigi e a via XX settembre c'è ottimismo, le difficoltà del governo nel chiudere il cerchio della manovra sono evidenti. Tanto che si è cominciato a ragionare anche sulla possibilità di spalmare il taglio del cuneo fiscale (misura che da sola vale 9 miliardi di euro) in più fasi. Almeno per la quota di sgravio che verrebbe concessa alle imprese (il 60%, mentre il 40% andrà ai lavoratori grazie alle nuove detrazioni e a maggiori assegni familiari).


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Vogliono aumentare le tasse e si aumentano lo stipendio - di Redazione -


Il governo ha un piano: da un lato aumentare le tasse per i cittadini, dall'altro dare più soldi ai deputati. L'indennità parlamentare infatti dovrebbe passare da 92 a 99 milioni. Sul cuneo fiscale la maggioranza fa retromarcia. La riduzione del costo del lavoro avverrà in due tempi del 2007 e sarà inferiore a quanto promesso durante la campagna elettorale. Salta la riforma delle tasse


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Se il Professore ammette di essere un leader a metà
- di Francesco Damato -



Penso che dai banchi delle opposizioni abbiano ora tutto il diritto di rivolgersi a Romano Prodi nei dibattiti parlamentari, ogni volta che riescono a trovarselo di fronte, con la formula riduttiva ch'egli stesso si è attribuita di recente: signor mezzo primo ministro. Sì, mezzo nel senso di metà.
Non so, francamente, se anche in cattedra, facendo lezioni o interrogando gli studenti, Prodi si sia mai sentito professore solo a metà. O, quando guidò l'Iri, peraltro da lui stesso paragonato al Vietnam devastato dalla guerra, si fosse sentito mezzo presidente e basta, tanto da perdere la cognizione del valore della Sme cercando di svenderla a Carlo De Benedetti. O, quando partecipò alla famosa seduta spiritica sul rapimento di Aldo Moro, si fosse sentito solo mezzo presente, per cui scambiò una strada romana di nome Gradoli per un paesino omonimo in provincia di Rieti. Dove il povero Francesco Cossiga si affrettò a mandare dal Viminale centinaia di poliziotti armati sino ai denti alla ricerca dell'ostaggio delle Brigate Rosse e dei responsabili del suo sequestro, che stavano invece nella Capitale non dico indisturbati, perché Moro tranquillo sicuramente non era, ma quasi. Ma adesso di sicuro si può dire che Prodi si senta solo un presidente del Consiglio dimezzato, avendo lui stesso confessato all'estero davanti a centinaia di giornalisti - mentre a Roma esplodevano i suoi rapporti con l'opposizione, con gli alleati, con gli industriali e persino con il Parlamento, affollato di «matti» che reclamavano un suo intervento in aula sull'affare Telecom - di guidare una così poca omogenea e affiatata coalizione di governo da poter dedicare solo la metà del suo tempo a fare il presidente del Consiglio.


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grazie x la gentile attenzione
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