tontolina
Forumer storico
da https://www.facebook.com/search/top/?q=stefano delrio&epa=SEARCH_BOX
Da leggere tutto d'un fiato.
Stefano Delrio
3 dicembre alle ore 12:42
ADULTI NELLA STANZA
(Grecia, Europa, Mes)
In questo breve periodo, in cui i media si stanno (strano ma vero) concentrando sulle modifiche al MeS, anche se in modo palesemente strumentale e superficiale, ho pensato di riprendere in mano il libro di Yanis Varoufakis, iniziato e abbandonato su uno scaffale della mia libreria, che racconta delle trattative con la Trojka, nei 5 mesi precedenti alla firma del terzo accordo di "salvataggio" della Grecia.
La lettura ha provocato in me sensazioni contrastanti: l'inizio è stato condizionato da un generale scetticismo per il personaggio. Di Varoufakis ho apprezzato il comportamento (per quanto filtrato da una vergognosa campagna diffamatoria contro la sua figura) durante il periodo delle trattative e in seguito alle scelte dell'esecutivo greco, dopo la vittoria al referendum sul terzo piano di salvataggio.
Tuttavia, le sue posizioni attuali, portate avanti tramite il suo partito, Diem25, hanno contribuito a farmelo vedere come qualcosa di troppo vicino alla sinistra "radicale italiana"; portatore di propositi vaghi e fantasiosi, relativamente ad una modifica radicale dell'assetto dell'Unione Europea e della moneta unica, che continuano a sembrarmi assolutamente irrealistici.
La lettura è stata tuttavia un piacere, perchè le abilità del Varoufakis scrittore superano, probabilmente, quelle del politico.
La maggior parte dei protagonisti della trattativa, appaiono come personaggi talmente disgustosi dal punto di vista umano da rendere impossibile non valutare una parziale revisione del giudizio (anche politico) sull'ex ministro greco, il che mi ha fatto provare a tratti rabbia e disgusto, al pensiero che un continente intero dipenda dalle decisioni di personaggi di tale caratura.
Gli aspetti interessanti sono decisamente tanti:
Il memoriale spiega, in maniera semplice e comprensibile, i meccanismo decisionali che regolano il funzionamento della Trojka e dei tre organismi che la compongono (Commissione Europea, BCE e FMI).
- Ciò che salta subito all'occhio, mano a mano che il racconto va avanti, è come il vero potere decisionale stia nell'Eurogruppo. Un organismo che formalmente non compare in alcun trattato e che, di conseguenza, può adeguare le sue regole di funzionamento a qualsiasi situazione e a qualsiasi equilibrio politico (ma mai alle normali procedure democratiche).
In occasione delle trattative sulla Grecia (ma attualmente le cose immagino non siano cambiate), l'Eurogruppo era completamente in mano alla Germania e al suo ministro delle finanze, Shauble, il quale lo controllava direttamente e tramite le sue dirette "emanazioni": Dijsselbloem e tutti i ministri delle finanze dell'Est Europa, totalmente appiattiti sulle posizioni tedesche. L'altro elemento di dominio sull'Eurogruppo era, in tutta evidenza, la paura dei ministri delle finanze dei paesi del Sud, di scontentare in qualche modo il personaggio di maggior peso.
- La Commissione Europea, rappresentata in quella fase da Junker (per la presidenza) e Moscovici (per gli affari economici), nasconde dietro la sua ufficialità, una completa subalternità ai rapporti di forza nell'Eurogruppo, e l'assenza di qualsiasi autonomia decisionale.
- La BCE, rappresentata da Mario Draghi, appare da una parte ossessionata dalla volontà di rispettare la propria autonomia (?), dall'altra incapace di assumersi pubblicamente la responsabilità di scelte palesemente in contrasto con il primo proposito (in questo senso, la chiusura delle banche greche a una settimana dal referendum, fu una scelta assolutamente politica, su cui Draghi dichiarò di avere le mani legate).
- In tutto questo teatrino, il Fondo Monetario Internazionale appare come l'istituzione più ragionevole, anche se sospetto che l'impressione sia fortemente condizionata dalle relazioni personali dell'ex ministro con alcuni dei suoi membri.
Il quadretto di personaggi che navigano in quelle acque offre un campionario di casi umani decisamente interssante.
Shauble (descritto come vittima della propria incrollabile fiducia nella tecnocrazia), a Moscovici (incapace di sostenere alcuna linea politica autonoma, per timore di scontrarsi con il tedesco), passando per Pier Carlo Padoan; un uomo con poca spina dorsale e una paura (anche personale) di essere umiliato dagli altri membri.
il personaggio di Alexi Tsipras (al netto dell'affetto con cui Varoufakis lo dipinge) viene descritto esattamente come appare all'esterno. Un politico che è salito al piano superiore, tirandosi dietro la scala. Pronto a tradire vergognosamente il suo mandato pur di non mettere fine alla propria avventura poltica.
Il parallelo con le procedure di modifica del Mes salta subito all'occhio quando viene descritto il funzionamento puramente formale di quegli organismi. Riunioni che hanno il solo potere di avallare decisioni (inemendabili) già prese in ambiti più ristretti, condizionate da un totale disprezzo per le normali procedure democratiche e per la stessa democrazia.
Procedure decisionali basate esclusivamente sulla capacità del più forte di umiliare, nella maniera più plateale possibile, il più debole.
La totale assenza di qualsiasi preoccupazione per le conseguenze che quelle decisioni potrebbero avere per milioni di persone traspare in maniera evidente da qualsiasi dichiarazione, pubblica e privata.
Si può immaginare, senza troppa difficoltà, quanto personaggi come Conte, Gualtieri, Tria, siano attrezzati (umanamente e politicamente) per affrontare simili situazioni e portare a casa qualcosa che somigli vagamente all'interesse nazionale.
Altro elemento interessante è la difficoltà (quasi impossibilità) per un qualsiasi ministro, di rendere operative anche le decisioni più banali. La presenza costante che la Trojka si è garantita negli anni, in qualsiasi ministero, di qualsiasi paese “periferico” tramite funzionari di ogni livello, diventa motivo sufficiente per diffidare di chiunque e rende impossibile tracciare un confine tra amministrazione e deep state.
E' evidente che, scavando a fondo, ci si rende conto che il problema non è la riforma del MeS, ma il Mes; ma dietro il Mes il problema più grande è l'Europa e la sua totale mancanza di procedure democratiche che non si riducano a pura apparenza, come l'elezione farsa del Parlamento Europeo.
Il dubbio che rimane alla fine del libro, infatti, è come possa l'ex ministro coltivare una fiducia incrollabile nell'europa e in una sua riforma, e non augurarsene invece un suo completo smantellamento, pur dopo averne verificato il funzionamento sulla sua pelle.
La risposta (semplice e banale) che mi sono dato è che la fiducia nelle sorti progressive dell'Europa sia più facile da coltivare quando le tue condizioni di relativo privilegio te lo consentono (status, reddito, ruolo, possibilità di essere comunque ascoltato.)
Non so se dopo il terzo salvataggio, tale fiducia sia condivisa anche dal popolo greco.
Da leggere tutto d'un fiato.
Stefano Delrio
3 dicembre alle ore 12:42
ADULTI NELLA STANZA
(Grecia, Europa, Mes)
In questo breve periodo, in cui i media si stanno (strano ma vero) concentrando sulle modifiche al MeS, anche se in modo palesemente strumentale e superficiale, ho pensato di riprendere in mano il libro di Yanis Varoufakis, iniziato e abbandonato su uno scaffale della mia libreria, che racconta delle trattative con la Trojka, nei 5 mesi precedenti alla firma del terzo accordo di "salvataggio" della Grecia.
La lettura ha provocato in me sensazioni contrastanti: l'inizio è stato condizionato da un generale scetticismo per il personaggio. Di Varoufakis ho apprezzato il comportamento (per quanto filtrato da una vergognosa campagna diffamatoria contro la sua figura) durante il periodo delle trattative e in seguito alle scelte dell'esecutivo greco, dopo la vittoria al referendum sul terzo piano di salvataggio.
Tuttavia, le sue posizioni attuali, portate avanti tramite il suo partito, Diem25, hanno contribuito a farmelo vedere come qualcosa di troppo vicino alla sinistra "radicale italiana"; portatore di propositi vaghi e fantasiosi, relativamente ad una modifica radicale dell'assetto dell'Unione Europea e della moneta unica, che continuano a sembrarmi assolutamente irrealistici.
La lettura è stata tuttavia un piacere, perchè le abilità del Varoufakis scrittore superano, probabilmente, quelle del politico.
La maggior parte dei protagonisti della trattativa, appaiono come personaggi talmente disgustosi dal punto di vista umano da rendere impossibile non valutare una parziale revisione del giudizio (anche politico) sull'ex ministro greco, il che mi ha fatto provare a tratti rabbia e disgusto, al pensiero che un continente intero dipenda dalle decisioni di personaggi di tale caratura.
Gli aspetti interessanti sono decisamente tanti:
Il memoriale spiega, in maniera semplice e comprensibile, i meccanismo decisionali che regolano il funzionamento della Trojka e dei tre organismi che la compongono (Commissione Europea, BCE e FMI).
- Ciò che salta subito all'occhio, mano a mano che il racconto va avanti, è come il vero potere decisionale stia nell'Eurogruppo. Un organismo che formalmente non compare in alcun trattato e che, di conseguenza, può adeguare le sue regole di funzionamento a qualsiasi situazione e a qualsiasi equilibrio politico (ma mai alle normali procedure democratiche).
In occasione delle trattative sulla Grecia (ma attualmente le cose immagino non siano cambiate), l'Eurogruppo era completamente in mano alla Germania e al suo ministro delle finanze, Shauble, il quale lo controllava direttamente e tramite le sue dirette "emanazioni": Dijsselbloem e tutti i ministri delle finanze dell'Est Europa, totalmente appiattiti sulle posizioni tedesche. L'altro elemento di dominio sull'Eurogruppo era, in tutta evidenza, la paura dei ministri delle finanze dei paesi del Sud, di scontentare in qualche modo il personaggio di maggior peso.
- La Commissione Europea, rappresentata in quella fase da Junker (per la presidenza) e Moscovici (per gli affari economici), nasconde dietro la sua ufficialità, una completa subalternità ai rapporti di forza nell'Eurogruppo, e l'assenza di qualsiasi autonomia decisionale.
- La BCE, rappresentata da Mario Draghi, appare da una parte ossessionata dalla volontà di rispettare la propria autonomia (?), dall'altra incapace di assumersi pubblicamente la responsabilità di scelte palesemente in contrasto con il primo proposito (in questo senso, la chiusura delle banche greche a una settimana dal referendum, fu una scelta assolutamente politica, su cui Draghi dichiarò di avere le mani legate).
- In tutto questo teatrino, il Fondo Monetario Internazionale appare come l'istituzione più ragionevole, anche se sospetto che l'impressione sia fortemente condizionata dalle relazioni personali dell'ex ministro con alcuni dei suoi membri.
Il quadretto di personaggi che navigano in quelle acque offre un campionario di casi umani decisamente interssante.
Shauble (descritto come vittima della propria incrollabile fiducia nella tecnocrazia), a Moscovici (incapace di sostenere alcuna linea politica autonoma, per timore di scontrarsi con il tedesco), passando per Pier Carlo Padoan; un uomo con poca spina dorsale e una paura (anche personale) di essere umiliato dagli altri membri.
il personaggio di Alexi Tsipras (al netto dell'affetto con cui Varoufakis lo dipinge) viene descritto esattamente come appare all'esterno. Un politico che è salito al piano superiore, tirandosi dietro la scala. Pronto a tradire vergognosamente il suo mandato pur di non mettere fine alla propria avventura poltica.
Il parallelo con le procedure di modifica del Mes salta subito all'occhio quando viene descritto il funzionamento puramente formale di quegli organismi. Riunioni che hanno il solo potere di avallare decisioni (inemendabili) già prese in ambiti più ristretti, condizionate da un totale disprezzo per le normali procedure democratiche e per la stessa democrazia.
Procedure decisionali basate esclusivamente sulla capacità del più forte di umiliare, nella maniera più plateale possibile, il più debole.
La totale assenza di qualsiasi preoccupazione per le conseguenze che quelle decisioni potrebbero avere per milioni di persone traspare in maniera evidente da qualsiasi dichiarazione, pubblica e privata.
Si può immaginare, senza troppa difficoltà, quanto personaggi come Conte, Gualtieri, Tria, siano attrezzati (umanamente e politicamente) per affrontare simili situazioni e portare a casa qualcosa che somigli vagamente all'interesse nazionale.
Altro elemento interessante è la difficoltà (quasi impossibilità) per un qualsiasi ministro, di rendere operative anche le decisioni più banali. La presenza costante che la Trojka si è garantita negli anni, in qualsiasi ministero, di qualsiasi paese “periferico” tramite funzionari di ogni livello, diventa motivo sufficiente per diffidare di chiunque e rende impossibile tracciare un confine tra amministrazione e deep state.
E' evidente che, scavando a fondo, ci si rende conto che il problema non è la riforma del MeS, ma il Mes; ma dietro il Mes il problema più grande è l'Europa e la sua totale mancanza di procedure democratiche che non si riducano a pura apparenza, come l'elezione farsa del Parlamento Europeo.
Il dubbio che rimane alla fine del libro, infatti, è come possa l'ex ministro coltivare una fiducia incrollabile nell'europa e in una sua riforma, e non augurarsene invece un suo completo smantellamento, pur dopo averne verificato il funzionamento sulla sua pelle.
La risposta (semplice e banale) che mi sono dato è che la fiducia nelle sorti progressive dell'Europa sia più facile da coltivare quando le tue condizioni di relativo privilegio te lo consentono (status, reddito, ruolo, possibilità di essere comunque ascoltato.)
Non so se dopo il terzo salvataggio, tale fiducia sia condivisa anche dal popolo greco.