Imark
Forumer storico
Chiuso il 3D semestrale della seconda metà dell'anno 2009, apro quello del primo semestre dell'anno entrante.
Veniamo da qui:
http://www.investireoggi.it/forum/m...pa-vii-agosto-dicembre-2009-a-vt44728-30.html
L'occasione è gradita per fare un breve riepilogo delle vicende compartimentali.
Il 2009 si è aperto con i bond delle telecom ancora tutti con prezzi cedevoli per effetto del deleverage attuato dagli operatori della finanza nel post Lehman.
Contemporaneamente, tuttavia, giungevano le prime notizie confortanti, in termini di outlook per il 2009 offerti dalle principali telecom europee che confermavano un andamento delle vendite solo marginalmente declinante, ed EBITDA e net profit tendenzialmente stabili per effetto delle misure di contenimento di contenimento del Capex che erano state varate già nel secondo semestre 2008.
Trovava dunque conferma la natura difensiva ed aciclica del comparto specie per i players attivi nelle economie europee mature, nelle quali i consumi di telefonia, nel corso del decennio conclusosi, sono divenuti a pieno titolo "consumi di base" specie per l'utente individuale, ma per certi versi anche per il corporate, di quelli che torna difficile comprimere anche nei periodi di crisi acuta.
Già verso metà febbraio 2009, i telecom bond HY vedevano un marcato recupero delle quotazioni, in controtendenza rispetto all'equity, che andava verso i propri minimi di periodo, a segnare una ripresa imminente dei corsi dei temi di investimento speculativi.
Nella fase delle robuste emissioni obbligazionarie dell'IG che ha segnato la prima parte del 2009, le telecom in realtà si sono distinte per un ricorso non eccessivo allo strumento del debito, con pochissime eccezioni.
Si sono rollate le emissioni in scadenza, sono stati confermati i target di indebitamento rispetto all'EBITDA, sono state praticate politiche di M&A solo se motivate da solide ragion di essere di carattere industriale (le operazioni di fusione delle attività in UK per DT e FT, in CH per FT e TDC).
Anche le strategie di investimento sono state condotte in linea di massima all'insegna di una moderata cautela. Così, se il 2009 ha visto la predisposizione di politiche di uscita dalle aree est europee, ieri "mercati emergenti", oggi possibile focolaio di crisi latente prossima ventura (cessione di Invitel da parte di TDC, IPO predisposte da Telenor e da TeliaSonera con i propri partner russi per le telecom controllate congiuntamente in Russia ed in Ucraina), lo stesso anno è stato segnato dalla messa a punto di politiche di espansione nella fibra ottica che sono il futuro delle telecom europee insieme con la trasmissione "mobile" ad alta velocità e a larga banda, e che vedranno una convergenza definitiva fra telefonia e mass media (i progetti sono in agenda e/o in fase di attuazione da parte di pressoché tutti gli ex incumbent europei).
A consuntivo dell'anno trascorso, la caduta delle economie nel corso del 2009 ha comunque dato ragione ai forecast delle telecom. In alcuni paesi europei in realtà l'andamento delle vendite per le telecom è stato più negativo del previsto per l'impatto della crisi anche sui consumi di telefonia dell'utente individuale (Spagna, Portogallo, Grecia), in altri ha inciso un po' più del previsto la riduzione dei consumi corporate (Olanda) mentre i mercati est europei sono andati un po' meno peggio di quanto ci si attendesse. In quasi tutti i casi tuttavia la consistenza delle operazioni di contenimento dei costi e degli investimenti è riuscita ad ottenere il risultato di stabilità degli utili che ci si prefiggeva di ottenere.
Guardando al 2010, il recente profit warning di Telekom Austria riapre il tema della tenuta dei consumi di telefonia nei mercati est europei ed anche, in prospettiva, dell'impatto sui conti delle telecom di possibili svalutazioni delle currencies esteuropee contro euro (e qui il problema toccherebbe, oltre a TA, anche la greca OTE a causa della sua forte esposizione nei balcani meridionali, nonché Telenor e TeliaSonera, in cui l'effetto perdita di valore delle valute esteuropee rischia di essere particolarmente amplificato dalla forza attesa delle valute contabili delle telecom scandinave, NOK e SEK).
Veniamo da qui:
http://www.investireoggi.it/forum/m...pa-vii-agosto-dicembre-2009-a-vt44728-30.html
L'occasione è gradita per fare un breve riepilogo delle vicende compartimentali.
Il 2009 si è aperto con i bond delle telecom ancora tutti con prezzi cedevoli per effetto del deleverage attuato dagli operatori della finanza nel post Lehman.
Contemporaneamente, tuttavia, giungevano le prime notizie confortanti, in termini di outlook per il 2009 offerti dalle principali telecom europee che confermavano un andamento delle vendite solo marginalmente declinante, ed EBITDA e net profit tendenzialmente stabili per effetto delle misure di contenimento di contenimento del Capex che erano state varate già nel secondo semestre 2008.
Trovava dunque conferma la natura difensiva ed aciclica del comparto specie per i players attivi nelle economie europee mature, nelle quali i consumi di telefonia, nel corso del decennio conclusosi, sono divenuti a pieno titolo "consumi di base" specie per l'utente individuale, ma per certi versi anche per il corporate, di quelli che torna difficile comprimere anche nei periodi di crisi acuta.
Già verso metà febbraio 2009, i telecom bond HY vedevano un marcato recupero delle quotazioni, in controtendenza rispetto all'equity, che andava verso i propri minimi di periodo, a segnare una ripresa imminente dei corsi dei temi di investimento speculativi.
Nella fase delle robuste emissioni obbligazionarie dell'IG che ha segnato la prima parte del 2009, le telecom in realtà si sono distinte per un ricorso non eccessivo allo strumento del debito, con pochissime eccezioni.
Si sono rollate le emissioni in scadenza, sono stati confermati i target di indebitamento rispetto all'EBITDA, sono state praticate politiche di M&A solo se motivate da solide ragion di essere di carattere industriale (le operazioni di fusione delle attività in UK per DT e FT, in CH per FT e TDC).
Anche le strategie di investimento sono state condotte in linea di massima all'insegna di una moderata cautela. Così, se il 2009 ha visto la predisposizione di politiche di uscita dalle aree est europee, ieri "mercati emergenti", oggi possibile focolaio di crisi latente prossima ventura (cessione di Invitel da parte di TDC, IPO predisposte da Telenor e da TeliaSonera con i propri partner russi per le telecom controllate congiuntamente in Russia ed in Ucraina), lo stesso anno è stato segnato dalla messa a punto di politiche di espansione nella fibra ottica che sono il futuro delle telecom europee insieme con la trasmissione "mobile" ad alta velocità e a larga banda, e che vedranno una convergenza definitiva fra telefonia e mass media (i progetti sono in agenda e/o in fase di attuazione da parte di pressoché tutti gli ex incumbent europei).
A consuntivo dell'anno trascorso, la caduta delle economie nel corso del 2009 ha comunque dato ragione ai forecast delle telecom. In alcuni paesi europei in realtà l'andamento delle vendite per le telecom è stato più negativo del previsto per l'impatto della crisi anche sui consumi di telefonia dell'utente individuale (Spagna, Portogallo, Grecia), in altri ha inciso un po' più del previsto la riduzione dei consumi corporate (Olanda) mentre i mercati est europei sono andati un po' meno peggio di quanto ci si attendesse. In quasi tutti i casi tuttavia la consistenza delle operazioni di contenimento dei costi e degli investimenti è riuscita ad ottenere il risultato di stabilità degli utili che ci si prefiggeva di ottenere.
Guardando al 2010, il recente profit warning di Telekom Austria riapre il tema della tenuta dei consumi di telefonia nei mercati est europei ed anche, in prospettiva, dell'impatto sui conti delle telecom di possibili svalutazioni delle currencies esteuropee contro euro (e qui il problema toccherebbe, oltre a TA, anche la greca OTE a causa della sua forte esposizione nei balcani meridionali, nonché Telenor e TeliaSonera, in cui l'effetto perdita di valore delle valute esteuropee rischia di essere particolarmente amplificato dalla forza attesa delle valute contabili delle telecom scandinave, NOK e SEK).
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