FORTEBRACCIO
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Ancora qualche settimana e poi Luca Cordero di Montezemolo lascia la poltrona di presidente di Confindustria a Emma Marcegaglia e torna a essere un cittadino qualunque (anche se poi dispone di almeno un’altra mezza dozzina di presidenze).
A questo punto diventa interessante chiedersi dove andrà la “nuova” Confindustria e dove andrà Montezemolo.
Sul primo punto non credo che ci saranno novità sostanziali.
La Confindustria è ormai un’organizzazione abbastanza assestata.
Non fa guerre ideologiche, bada alla sostanza, dialoga con tutti, ma, ovviamente, cerca di fare i propri interessi.
Fra destra e sinistra cerca di stare in equilibrio, anche se talvolta (come è capitato a Montezemolo) deve scivolare un po’ a destra perché ha una base sociale (fatta di piccole e medie imprese) che non è proprio progressista e che è incline a farsi prendere da ondate qualunquiste.
Più interessante chiedersi che cosa farà Montezemolo.
E qui da tempo c’è una risposta già pronta: andrà in politica, dicono quelli che lo conoscono e anche quelli che non hanno mai parlato con lui.
I meglio informati (o supposti tali) si spingono anche più avanti.
Sostengono che darà vita a una formazione politica di centro, cercando così di avere un ruolo determinante nella politica di domani.
Io non penso che le cose siano così semplici.
Intanto, il centro (della politica) è oggi il luogo più affollato d’Italia.
E pieno di leader come un uovo.
Si tratta, inoltre, di gente che sta in politica da una vita e che non ha altra professione. Difficile immaginare che siano disposti a farsi soffiare la prenotazione da uno che arriva “da fuori” e per ultimo.
Si possono, allora, esaminare altre varianti (anche se più avventurose e improbabili). Se il centro si chiude a riccio, Montezemolo potrebbe andare a destra.
Ma anche qui troverebbe un mondo pieno di aspiranti leader che ormai da quasi quindici anni aspettano di raccogliere l’eredità di Berlusconi (che peraltro sta benissimo e che non mi pare proprio deciso a cedere il passo).
Sono tutti molto determinati, e pronti a qualsiasi cosa pur di non fare entrare un altro nell’immaginaria platea degli aventi diritto all’immaginaria eredità.
Ma allora perché non a sinistra (nel centro-sinistra)?
Vale lo stesso discorso già fatto per la destra.
Qui davanti a tutti, da oltre un decennio, c’è Romano Prodi e dietro di lui c’è una fila di capi-partito, fra i più tosti del mondo occidentale, che aspettano fremendo il loro turno.
Montezemolo se lo sbranerebbero in due giorni.
Forse, potrebbe rimediare un posto come sotto-segretario alle Poste.
Ma non credo che sia questo il suo obiettivo.
Uno come Montezemolo entra in gara solo per palazzo Chigi.
E allora niente futuro in politica?
Nelle condizioni attuali penso proprio di no (e sarebbe un bene per lui se trovasse qualcosa d’altro cui dedicarsi).
C’è solo un’ipotesi che potrebbe riaprirgli le porte della politica.
Ma si tratta di un’ipotesi drammatica.
In sostanza, Montezemolo potrebbe avere un ruolo in politica se la politica attuale andasse a fondo.
Tutti diciamo, scriviamo e leggiamo, che questa politica deve riformarsi, e in fretta, altrimenti rischia di fare naufragio, insieme al paese.
Ecco, se alla fine la politica non riuscisse nello sforzo di riformarsi, allora tutto dovrebbe ricominciare, se non zero, quasi.
E un ex-presidente di Confindustria con il dono di essere popolare, abbastanza giovane, con un’identità politica non troppo definita (anzi, per niente definita), e con una biografia nella quale non compaiono interminabili riunioni di partito, potrebbe avere un ruolo.
Potrebbe essere una risorsa, per un’Italia con la politica al collasso. Ma, secondo me, solo in questo caso.
Insomma, immaginate di prendere la politica attuale e di infilarla in una centrifuga che poi farete girare a mille giri al minuto. Dopo, forse, ci sarà un ruolo per Montezemolo e, magari, anche per il direttore della vostra banca e per il cugino di vostra moglie. Nessuno può dirlo.
Al momento, però, non c’è alle viste niente di tutto questo. E quindi a Montezemolo non resterà che tenersi di riserva.
Gli converrà, cioè, mettersi buono e tranquillo e fare il padre nobile. Prima o poi avranno bisogno di lui.
E’ un bravo organizzatore, sa fare squadra, negli anni di Confindustria ha messo su una rete di collaboratori e di amici di qualità. E quindi potrebbe rivelarsi utile in più di un’occasione.
Questo paese ha tante di quelle cose che non funzionano e tanti di quei punti di crisi, che uno con i numeri del quasi ex-presidente di Confindustria può servire.
Per ora, insomma, penso che sarebbe saggio lasciar perdere l’idea di entrare in politica per giocare una partita in prima persona.
Anche perché, forse, oggi si può essere più utili al paese facendo altre cose, che non andando a aumentare la confusione in un mondo (quello della politica) che di confusione ne ha già molta. Anzi, decisamente troppa.
di G.Turani
A questo punto diventa interessante chiedersi dove andrà la “nuova” Confindustria e dove andrà Montezemolo.
Sul primo punto non credo che ci saranno novità sostanziali.
La Confindustria è ormai un’organizzazione abbastanza assestata.
Non fa guerre ideologiche, bada alla sostanza, dialoga con tutti, ma, ovviamente, cerca di fare i propri interessi.
Fra destra e sinistra cerca di stare in equilibrio, anche se talvolta (come è capitato a Montezemolo) deve scivolare un po’ a destra perché ha una base sociale (fatta di piccole e medie imprese) che non è proprio progressista e che è incline a farsi prendere da ondate qualunquiste.
Più interessante chiedersi che cosa farà Montezemolo.
E qui da tempo c’è una risposta già pronta: andrà in politica, dicono quelli che lo conoscono e anche quelli che non hanno mai parlato con lui.
I meglio informati (o supposti tali) si spingono anche più avanti.
Sostengono che darà vita a una formazione politica di centro, cercando così di avere un ruolo determinante nella politica di domani.
Io non penso che le cose siano così semplici.
Intanto, il centro (della politica) è oggi il luogo più affollato d’Italia.
E pieno di leader come un uovo.
Si tratta, inoltre, di gente che sta in politica da una vita e che non ha altra professione. Difficile immaginare che siano disposti a farsi soffiare la prenotazione da uno che arriva “da fuori” e per ultimo.
Si possono, allora, esaminare altre varianti (anche se più avventurose e improbabili). Se il centro si chiude a riccio, Montezemolo potrebbe andare a destra.
Ma anche qui troverebbe un mondo pieno di aspiranti leader che ormai da quasi quindici anni aspettano di raccogliere l’eredità di Berlusconi (che peraltro sta benissimo e che non mi pare proprio deciso a cedere il passo).
Sono tutti molto determinati, e pronti a qualsiasi cosa pur di non fare entrare un altro nell’immaginaria platea degli aventi diritto all’immaginaria eredità.
Ma allora perché non a sinistra (nel centro-sinistra)?
Vale lo stesso discorso già fatto per la destra.
Qui davanti a tutti, da oltre un decennio, c’è Romano Prodi e dietro di lui c’è una fila di capi-partito, fra i più tosti del mondo occidentale, che aspettano fremendo il loro turno.
Montezemolo se lo sbranerebbero in due giorni.
Forse, potrebbe rimediare un posto come sotto-segretario alle Poste.
Ma non credo che sia questo il suo obiettivo.
Uno come Montezemolo entra in gara solo per palazzo Chigi.
E allora niente futuro in politica?
Nelle condizioni attuali penso proprio di no (e sarebbe un bene per lui se trovasse qualcosa d’altro cui dedicarsi).
C’è solo un’ipotesi che potrebbe riaprirgli le porte della politica.
Ma si tratta di un’ipotesi drammatica.
In sostanza, Montezemolo potrebbe avere un ruolo in politica se la politica attuale andasse a fondo.
Tutti diciamo, scriviamo e leggiamo, che questa politica deve riformarsi, e in fretta, altrimenti rischia di fare naufragio, insieme al paese.
Ecco, se alla fine la politica non riuscisse nello sforzo di riformarsi, allora tutto dovrebbe ricominciare, se non zero, quasi.
E un ex-presidente di Confindustria con il dono di essere popolare, abbastanza giovane, con un’identità politica non troppo definita (anzi, per niente definita), e con una biografia nella quale non compaiono interminabili riunioni di partito, potrebbe avere un ruolo.
Potrebbe essere una risorsa, per un’Italia con la politica al collasso. Ma, secondo me, solo in questo caso.
Insomma, immaginate di prendere la politica attuale e di infilarla in una centrifuga che poi farete girare a mille giri al minuto. Dopo, forse, ci sarà un ruolo per Montezemolo e, magari, anche per il direttore della vostra banca e per il cugino di vostra moglie. Nessuno può dirlo.
Al momento, però, non c’è alle viste niente di tutto questo. E quindi a Montezemolo non resterà che tenersi di riserva.
Gli converrà, cioè, mettersi buono e tranquillo e fare il padre nobile. Prima o poi avranno bisogno di lui.
E’ un bravo organizzatore, sa fare squadra, negli anni di Confindustria ha messo su una rete di collaboratori e di amici di qualità. E quindi potrebbe rivelarsi utile in più di un’occasione.
Questo paese ha tante di quelle cose che non funzionano e tanti di quei punti di crisi, che uno con i numeri del quasi ex-presidente di Confindustria può servire.
Per ora, insomma, penso che sarebbe saggio lasciar perdere l’idea di entrare in politica per giocare una partita in prima persona.
Anche perché, forse, oggi si può essere più utili al paese facendo altre cose, che non andando a aumentare la confusione in un mondo (quello della politica) che di confusione ne ha già molta. Anzi, decisamente troppa.
di G.Turani