Morto Paul Alexander, l’uomo che ha vissuto per 72 anni in un polmone di acciaio: la sua storia

franky1

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Questione di abitudine​


Grazie al progresso scientifico, va da sé che già molto tempo fa Paul avrebbe potuto utilizzare ventilatori artificiali più moderni che gli avrebbero permesso di godere di una maggiore libertà di movimento. Tuttavia si era ormai talmente abituato alla sua condizione da non volersi più separare dal polmone meccanico che lo aveva salvato da piccolo. Era la sua comfort zone, il luogo in cui tornare anche dopo i brevi periodi che riusciva a trascorrere respirando attraverso la gola grazie alla tecnica del «frog breathing» («respiro da rana», tecnicamente chiamato «respiro glossofaringeo»). E questa sua preferenza è stata rispettata fino all’ultimo.


R.I.P.
 

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