Buondì.
Ripristino della democrazia ?
Utilizzo dei gas ?
C'è ben altro.
Gli interessi economici francesi in Siria sono importanti e concentrati soprattutto nel settore degli idrocarburi e delle risorse minerarie ma anche nelle infrastrutture, nel settore degli immobili, agricoltura e alimentari.
La multinazionale petrolifera Total, attraverso gli stabilimenti di Deir Ez Zor e Tabiyeh, riusciva a produrre 40.000 barili al giorno nel 2010.
La Deir Ez Zor Petroleum Company è stata infatti fondata dalla compagnia petrolifera francese Total e dalla Società Pubblica dei Petroli Siriani per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nella regione.
Dopo l’avvio delle sanzioni dell’Ue Total è stata però costretta a ritirarsi.
Non è un caso che tra i primi obbiettivi dell’Esercito Libero Siriano (Els) ci siano stati i campi petroliferi proprio nell’area di Deir Ezzor.
Le riserve di barili in Siria hanno infatti un valore stimato di circa 2,5 miliardi di dollari.
Una nota del Tesoro francese ricorda che la Siria può trasformarsi in un hub petrolifero d’importanza centrale per convogliare il petrolio iracheno e saudita verso il Mediterraneo e fare da piattaforma petrolifera per rifornire diversi paesi come la Turchia, la Giordania, il Libano e Cipro.
Ed è proprio qui il nodo del problema. Il 25 Giugno del 2011 s’inaugura la costruzione di un nuovo gasdotto Iran-Iraq-Siria che avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2014-2016, soprannominato «gasdotto islamico», e che collega il North Dome/South Pars, il più grande giacimento di gas al mondo, a Damasco.
La possibilità di rifornire gas liquefatto all’Europa attraverso i porti del Mediterraneo della Siria mette in ombra il gasdotto Nabucco promosso invece dalla Ue e rischia di scontentare sia gli alleati che riforniscono l’Occidente di gas proveniente dal Golfo Persico che la Turchia, che di fatto viene estromessa.
Oltretutto il gasdotto islamico è in effetti un «gasdotto sciita» nel senso che dall’Iran sciita attraversa l’Iraq a maggioranza sciita approdando nel territorio nelle mani dello sciita-alawita Assad ed è dunque visto di malocchio dalla «santa alleanza sunnita».
La Francia dunque, forte della sua storia, deve vincere le reticenze anglo-americane ed immolarsi con solerzia, grazie all’appoggio delle petromonarchie, a spezzare l’asse sciita Iran-Siria-Hezbollah e preparare la «Nuova Siria».
No, non siamo in epoca coloniale eppure lo schema ricorda quello del 1920, quando Francia e Gran Bretagna decisero di spartirsi il Medio Oriente.