King La mò
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Tra 24 ore la Banca centrale europea alzerà ulteriormente i tassi di interesse. Sarà il terzo rincaro in sei mesi, dopo due anni e mezzo di stabilità. Una politica monetaria che secondo il presidente dell’Eurotower Jean Claude Trichet è necessaria per risanare i conti europei e scongiurare i rischi del rialzo dell’inflazione, sospinta dai continui aumenti sul mercato dei prezzi petroliferi.
Ma cosa succederà se domani 8 giugno il costo del denaro - attualmente al 2,5% - aumenterà di un altro quarto di punto passando al 2,75%, se non addirittura al 3% come pensano alcuni economisti?
Le famiglie si troveranno nuovamente a dover rifare i conti per capire esattamente quanto costerà loro il conto corrente, i prestiti e i mutui. Perchè va ricordato che a seconda del valore del tasso di riferimento applicato è ampia la forbice dei rincari che la rata mensile del mutuo o quella per l’auto o lavatrice subiranno.
Inoltre, per quanto riguarda i conto correnti, va considerato anche il comportamento delle banche che non risulta in linea con le indicazioni della Bce. Infatti nonostante lo scorso dicembre l’istituto di Francoforte avesse alzato il tasso debitore massimo dello 0,29%, poi gli istituti di credito hanno invece applicato ai c/c un ulteriore 0,04%. Mentre il tasso creditore, quello cioè che va a vantaggio del correntista, continua ad essere sempre vicino allo 0%. Numeri alla mano, secondo le comunicazioni in Gazzetta Ufficiale, a ridosso della seconda stretta monetaria dal 1° marzo scorso, quando la Bce ha alzato per la seconda volta i tassi dello 0,25%, ben 472 banche hanno effettuato variazioni contrattuali sui conti correnti. In altre parole si è verificata una nuova ondata di aumenti dei servizi bancari che ha consentito alle banche non solo di raddoppiare, ma perfino di quadruplicare l’aumento dei tassi sugli impieghi, come fidi, mutui o prestiti personali, lasciando inalterato il saggio sui depositi, attestati sotto lo 0,00125%. Una pratica, quella della modifica unilaterale, - che consente alle banche di cambiare le condizioni del conto corrente attraverso la Gazzetta Ufficiale, con soli 15 giorni validi per il diritto di recesso - che nelle ultime settimana è stata tuttavia giudicata dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, “tardiva e a discapito dei cittadini”.
Ma conti alla mano, cosa deve aspettarsi una famiglia italiana alle prese con il mutuo o con la restituzione di un prestito o con le rate di un bollettino per l’elettrodomestico nuovo?
Chi ha acceso un mutuo prima del novembre 2005 ha già subito un rincaro medio di quasi 50 euro mensili, indipendentemente dalla durata del prestito (10, 15 o 20 anni). I due aumenti del costo del denaro (ognuno del +0,25%) decisi dalla Bce hanno infatti aumentato dai 18 ai 20 euro mensili l’importo della rata già programmata. Ma ora, se considera anche l’aumento di domani, nel complesso si ottiene un rincaro che equivale a quasi una rata in più.
In particolare, secondo i calcoli del Centro studi sintesi, un mutuo casa di 150.000 euro, estinguibile in 20 anni, la cui rata a novembre veniva calcolata sulla base di 922 euro circa (tasso medio sui mutui 4,17%), con l’adeguamento previsto per metà giugno, la stessa rata arriverebbe al valore di oltre 983 euro (tasso del 4,92%), cioè 730 euro in più all’anno. Non va meglio nemmeno nel caso in cui il periodo di durata del prestito risulti inferiore, perché comunque l’impatto complessivo delle decisioni Bce sarà per le famiglie interessate di oltre 650 euro annui (651,58 euro per quello a 10 anni e 691,14 euro per quello a 15).
Capitolo a parte per il credito a consumo. Anche in questo caso le decisioni adottate dalla Bce faranno crescere l’importo delle singole rate che subiranno un aumento annuale pari a 20 euro. Una stangata, a prima vista, più leggera? A ben vedere no, perché i prestiti concessi alle famiglie aumentano infatti di mese in mese a ritmi vertiginosi, facendo degli italiani un popolo sempre più indebitato. Nel mese di marzo, infatti, i finanziamenti dalla durata di 5 anni - secondo i dati Bankitalia - sono aumentati del 36,5%, mentre il totale dei prestiti erogati alle famiglie ha superato la soglia dei 400 miliardi di euro, in aumento del 12,8% rispetto ai 357,9 miliardi del marzo 2005.
Ma cosa succederà se domani 8 giugno il costo del denaro - attualmente al 2,5% - aumenterà di un altro quarto di punto passando al 2,75%, se non addirittura al 3% come pensano alcuni economisti?
Le famiglie si troveranno nuovamente a dover rifare i conti per capire esattamente quanto costerà loro il conto corrente, i prestiti e i mutui. Perchè va ricordato che a seconda del valore del tasso di riferimento applicato è ampia la forbice dei rincari che la rata mensile del mutuo o quella per l’auto o lavatrice subiranno.
Inoltre, per quanto riguarda i conto correnti, va considerato anche il comportamento delle banche che non risulta in linea con le indicazioni della Bce. Infatti nonostante lo scorso dicembre l’istituto di Francoforte avesse alzato il tasso debitore massimo dello 0,29%, poi gli istituti di credito hanno invece applicato ai c/c un ulteriore 0,04%. Mentre il tasso creditore, quello cioè che va a vantaggio del correntista, continua ad essere sempre vicino allo 0%. Numeri alla mano, secondo le comunicazioni in Gazzetta Ufficiale, a ridosso della seconda stretta monetaria dal 1° marzo scorso, quando la Bce ha alzato per la seconda volta i tassi dello 0,25%, ben 472 banche hanno effettuato variazioni contrattuali sui conti correnti. In altre parole si è verificata una nuova ondata di aumenti dei servizi bancari che ha consentito alle banche non solo di raddoppiare, ma perfino di quadruplicare l’aumento dei tassi sugli impieghi, come fidi, mutui o prestiti personali, lasciando inalterato il saggio sui depositi, attestati sotto lo 0,00125%. Una pratica, quella della modifica unilaterale, - che consente alle banche di cambiare le condizioni del conto corrente attraverso la Gazzetta Ufficiale, con soli 15 giorni validi per il diritto di recesso - che nelle ultime settimana è stata tuttavia giudicata dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, “tardiva e a discapito dei cittadini”.
Ma conti alla mano, cosa deve aspettarsi una famiglia italiana alle prese con il mutuo o con la restituzione di un prestito o con le rate di un bollettino per l’elettrodomestico nuovo?
Chi ha acceso un mutuo prima del novembre 2005 ha già subito un rincaro medio di quasi 50 euro mensili, indipendentemente dalla durata del prestito (10, 15 o 20 anni). I due aumenti del costo del denaro (ognuno del +0,25%) decisi dalla Bce hanno infatti aumentato dai 18 ai 20 euro mensili l’importo della rata già programmata. Ma ora, se considera anche l’aumento di domani, nel complesso si ottiene un rincaro che equivale a quasi una rata in più.
In particolare, secondo i calcoli del Centro studi sintesi, un mutuo casa di 150.000 euro, estinguibile in 20 anni, la cui rata a novembre veniva calcolata sulla base di 922 euro circa (tasso medio sui mutui 4,17%), con l’adeguamento previsto per metà giugno, la stessa rata arriverebbe al valore di oltre 983 euro (tasso del 4,92%), cioè 730 euro in più all’anno. Non va meglio nemmeno nel caso in cui il periodo di durata del prestito risulti inferiore, perché comunque l’impatto complessivo delle decisioni Bce sarà per le famiglie interessate di oltre 650 euro annui (651,58 euro per quello a 10 anni e 691,14 euro per quello a 15).
Capitolo a parte per il credito a consumo. Anche in questo caso le decisioni adottate dalla Bce faranno crescere l’importo delle singole rate che subiranno un aumento annuale pari a 20 euro. Una stangata, a prima vista, più leggera? A ben vedere no, perché i prestiti concessi alle famiglie aumentano infatti di mese in mese a ritmi vertiginosi, facendo degli italiani un popolo sempre più indebitato. Nel mese di marzo, infatti, i finanziamenti dalla durata di 5 anni - secondo i dati Bankitalia - sono aumentati del 36,5%, mentre il totale dei prestiti erogati alle famiglie ha superato la soglia dei 400 miliardi di euro, in aumento del 12,8% rispetto ai 357,9 miliardi del marzo 2005.