o con il popolo o con l'èlite

tontolina

Forumer storico
titolo complottista?
o con il popolo o con l'èlite
o con Varoufakis o con Soros

LE MONDE: BCE CANCELLERA' IL DEBITO! VAROUFAKIS: SALVINI ENTRERA' NEL GOVERNO E ITALEXIT! NO MES!
 
La tecnica non è mai neutra e, in tal senso, anche i tecnici – coloro che sono deputati ad utilizzare la tecnica – non sono neutrali. La tecnica come tale ha una sua visione ideologicamente determinata. Con queste parole il filosofo Diego Fusaro ci introduce alle due commissioni di “esperti” istituite dal governo, quella per la ripartenza economica del Paese e quella contro le fake news. In entrambi i casi si vuole far credere – continua Fusaro – che queste due task force siano indipendenti, neutrali appunto, ma in realtà non è così. In una troviamo Vittorio Colao, già amministratore delegato di Vodafone dal 2008 al 2018, e frequentatore del gruppo Bilderberg; nell’altra troviamo il giornalista David Puente di Open, Riccardo Luna de La Repubblica e Francesco Piccinini di Fan Page. Testate queste – dice Fusaro – chiaramente schierate verso una certa visione mercatista del mondo. La cosa che certamente faranno queste due commissioni – conclude Fusaro – sarà spingere il Paese verso una deriva ancora più globalista e mercatista e che i cacciatori di fake news si metteranno a scovare i nuovi Socrate, Gesù Cristo e Giordano Bruno che già allora – secondo la visione dei debunkers – avrebbero cercato diffondere fake news e furono per questo puniti. #Byoblu24

LA DERIVA MERCATISTA DEI TECNICI GOVERNATIVI - Diego Fusaro #Byoblu24
LA DERIVA MERCATISTA DEI TECNICI GOVERNATIVI - Diego Fusaro #Byoblu24

Diego Fusaro ci introduce alle due commissioni di “esperti” istituite dal governo affermando che la cosa che certamente faranno sarà spingere il Paese...
 
Ultima modifica:
Conte e la guerra Colao-Draghi
di Luigi Bisignani


Conte e la guerra Colao-Draghi - Luigi Bisignani

Il dopo Conte è già iniziato e nel risiko del potere è partita una nuova sfida, quella tra Colao e Draghi. Sullo sfondo le grandi alleanze che si vanno formando, da Washington a Londra, da Berlino al Vaticano. Con un convitato di pietra pronto ad intervenire, la Cina. Ad uscire sconfitto è “Giuseppi”, asserragliato nella torre d’avorio di Palazzo Chigi con il valletto Rocco Casalino dopo aver riacceso, con mille decreti, la guerra del Governo contro Regioni e comuni. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, Vittorio Colao, che ieri ha discusso animatamente per la prima volta proprio con il Premier, neanche più al Quirinale, che l’ha fortemente voluto, sembra un generale all’altezza.

Primo della classe, tanto puntiglioso quanto poco creativo, Colao è solo la contromossa di un gruppo di potere per cercare di rendere più difficile la corsa per Palazzo Chigi di Mario Draghi dove, peraltro, quest’ultimo non pensa proprio di andare, puntando direttamente al Quirinale.
Ma, a parte la narrazione entusiastica, chi sono gli sponsor e cosa faceva il super manager a Londra dopo che, in anticipo e certamente non per sua volontà, bensì per i non brillanti risultati, aveva lasciato Vodafone? Fondamentalmente andava in bicicletta per le campagne e si annoiava, il fondo General Atlantic non riusciva a sfamare il suo ego, convinto com’è di essere il nuovo Marchionne, del quale non ha mai dimostrato né la statura internazionale, né la necessaria conoscenza di un sistema complesso come quello italiano.


A spingerlo nelle braccia di Mattarella, prima in funzione anti Conte e poi anti Draghi, è stata una manovra accerchiante che politicamente ha due nomi, Enrico Letta e Paolo Gentiloni, con l’appoggio di tutto un mondo cattolico, tra cui spiccano Massimo Tononi, ex presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Romano Prodi, i soliti Guzzetti e Bazoli e i consulenti di McKinsey che l’ha sempre sponsorizzato e che ora lui ‘ricambia’, con forza, in ogni dove. In verità l’ex capo di Vodafone, logorato dalla mancanza di potere, non agognava altro che un rientro in Italia da protagonista, ma è caduto in una trappola infernale. Non essendo un cavallo di razza, è inciampato nello stesso ostacolo di vent’anni fa, quando Guido Roberto Vitale lo convinse ad andare a guidare, assicurandogli pieni poteri, Rcs MediaGroup. Allora, come oggi, si scontrò con una pletora di prime donne che non seppe gestire, finendo travolto per non aver mediato né con il direttore dell’epoca Paolo Mieli né con azionisti di peso come Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle e Cesare Geronzi.

Oggi, presiedere una squadra assurda sparsa per il mondo e di fatto non avere alcuna voce in capitolo, forse non era proprio quello che si era immaginato sentendosi già a Palazzo Chigi. Il contentino di inserire nel team un suo vecchio compagno d’arma, Giovanni Gorno Tempini, e Stefano Simontacchi, partner del potentissimo studio Bonelli Erede, – anche se il vero consigliori di Colao è l’avvocato Marcello Giustiniani, sempre dello stesso studio – gli fa rimpiangere i bei tempi delle lectio magistralis, in cui professava una libera magistratura in un libero Stato, così come in Inghilterra. Qualcuno deve avergli fatto capire che nel Bel Paese non basta un passato militare per salvarsi dai Pm e pertanto sta cercando prima di tutto un salvacondotto.

All’interno della sua stessa task force ha invece notato subito, da bravo ex carabiniere, che l’infiltrato del Quirinale, e specificatamente del potente segretario generale Ugo Zampetti, è Enrico Giovannini, ex Ministro del lavoro del governo Letta, ma soprattutto uno dei nomi nel taschino di Mattarella per il dopo Conte, seppur per questo ruolo la prima scelta del Presidente della Repubblica resta sempre Marta Cartabia, presidente della Corte Costituzionale. Il gruppetto d’assalto che fa il tifo per Colao a cui si è aggiunto furbescamente in corsa Matteo Renzi, pensa a lui in chiave squisitamente europea vista la sua repulsione per Donald Trump.
L’inglesità di Colao piace ad un altro innamorato come lui di tecnologie e piattaforme digitali, Davide Casaleggio, che ha passaporto UK.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto